La CRUI rappresenta solo se stessa?
Comunicato RIUNIBA
Ricercatori e ricercatrici delle Università di Bari
Al presidente della CRUI
Prof. Mancini Marco
Assoluto sconcerto! Questo è il sentimento comune dei ricercatori dopo la lettura dell’ultimo documento prodotto dalla CRUI sulla didattica dei ricercatori. Dopo aver attivamente collaborato con il Governo rendendosi corresponsabile dell’approvazione della legge 240 (si vedano al proposito le lungimiranti dichiarazioni dell’allora presidente CRUI Decleva), l’associazione dei rettori italiani ritorna sulla scena del delitto per completare l’opera di distruzione dell’università pubblica italiana.
Non è bastato, infatti, coadiuvare il Governo nel progressivo definanziamento dell’università, nella scrittura della più verticistica delle riforme possibili, nella regionalizzazione del sistema universitario italiano, nella marginalizzazione delle università meridionali con conseguente progressiva trasformazione degli atenei del sud in teaching universities cioè in università con il mero compito di rilasciare lauree di primo livello ed emarginate finanziariamente dagli ambiti della ricerca di alto livello, competitiva ed internazionale.
Come se tutto questo non fosse stato sufficiente, i rettori chiedono al Governo di modificare la legge nella parte in cui viene ribadito l’obbligo della retribuzione della didattica aggiuntiva affidata ai ricercatori (art. 6 comma 4 della legge 240/2010). La proposta della CRUI su questo punto è assolutamente inqualificabile ed inaccettabile perché cerca di scaricare sui ricercatori, l’anello debole del sistema, i guasti, le disfunzioni e i debiti degli atenei italiani che, invece, hanno ben altri responsabili.
L’università è sottofinanziata, gli atenei hanno un disperato bisogno dei ricercatori per il mantenimento dell’offerta formativa, il cui grado di copertura in alcuni casi arriva fino al 50%, e i rettori che fanno? Chiedono forse al governo di procedere immediatamente all’abilitazione nazionale con chiamata diretta per coprire le carenze di organico presenti in ogni ateneo? Ovvero chiedono al governo dei finanziamenti ad hoc per pagare i ricercatori che si assumono l’onere della didattica? Ipotizzano per caso una valutazione dell’attività didattica svolta nelle idoneità o nei futuri scatti non più automatici ma legati al merito? Nulla di tutto questo. Chiedono invece al Governo la possibilità di far insegnare i ricercatori senza nessuna retribuzione, gratis et amore dei.
Sinceramente le dimissioni di Decleva avevano suscitato in molti di noi la speranza di un cambiamento di rotta rispetto ad una linea di totale appiattimento sulle posizioni del Governo. Ci eravamo illusi e la proposta consegnata qualche giorno fa al ministro dalla CRUI sta lì a testimoniare una continuità di linea politica rispetto al passato che ai più appare incomprensibile ed irrazionale allo stesso tempo.
Se queste sono le idee di chi governa l’università sulla didattica espletata dai ricercatori, ricordando che questa viene loro affidata previo consenso del ricercatore stesso, la risposta dei ricercatori non potrà che essere un ritorno alla indisponibilità totale, assoluta ed irremovibile.
Per concludere, se la linea della CRUI dovesse essere quella che si evince dal documento consegnato al ministro, allora diventa urgente chiedersi se ha ancora un senso far parte della CRUI, che, ricordiamo, non è un organo istituzionale, ma un’associazione di diritto privato. Senza un radicale cambiamento di rotta ci vedremo costretti a promuovere la convocazione di un referendum per chiedere alla comunità universitaria di esprimersi sull’adesione del proprio ateneo ad un’associazione che non rappresenta più l’Università pubblica, ma solo i rettori e le loro, per quanto legittime, ambizioni personali.
Bari lì 27/07/11
RIUNIBA
Nessun commento:
Posta un commento