Chiar.mo Professor Profumo (dovrei
scrivere Gentilissimo signor Ministro, ma mi piace pensare che Lei sia
e resti soprattutto un professore universitario),
ho letto la pagina online del Corriere della Sera del 12 luglio che riporta stralci di Sue dichiarazioni sotto il titolo "Università, quei 600milafuori corso. Il ministro Profumo: sono troppi, più tasse"
Capisco che la giornalista abbia, nel comporre l'articolo, messo in
evidenza le informazioni che le sono parse più interessanti, e di
maggiore presa sul lettore: l'aumento delle tasse universitarie per
fuoricorso e studenti extracomunitari. Mi stupisce, però, che non
abbia
fatto alcun cenno alla sostanziale liberalizzazione di tutta la
contribuzione
studentesca introdotta dal Decreto Legge sulla Spending Review. E'
questa, infatti, la notizia più importante: il Decreto permette
alle
Università pubbliche di alzare le tasse universitarie, per tutti.
Forse, Lei, Ministro, non ne ha parlato? A me, da semplice cittadina, piacerebbe che ne parlasse, e spiegasse che cosa significa il disposto dell''art.7, comma 42, del Decreto Legge per la Spending Review. Lei ne ha illustrato solo una delle conseguenze, temo: quella più digeribile per il Paese (in fondo, sembra giusto che gli studenti perditempo siano spinti a studiare di più, e se anche si aumentano le tasse per gli studenti extracomunitari...beh, diciamocelo, non sono questi i problemi cui siamo più sensibili in questo momento...)
Forse, Lei, Ministro, non ne ha parlato? A me, da semplice cittadina, piacerebbe che ne parlasse, e spiegasse che cosa significa il disposto dell''art.7, comma 42, del Decreto Legge per la Spending Review. Lei ne ha illustrato solo una delle conseguenze, temo: quella più digeribile per il Paese (in fondo, sembra giusto che gli studenti perditempo siano spinti a studiare di più, e se anche si aumentano le tasse per gli studenti extracomunitari...beh, diciamocelo, non sono questi i problemi cui siamo più sensibili in questo momento...)
Ho un po' di difficoltà, io ricercatore di Economia politica, a discutere su una questione di aritmetica con un professore
ordinario di Ingegneria, ex Rettore di un Politecnico, ed ex Presidente
del CNR. Però, mentre dissento dal suo giudizio
sui fuoricorso, e soprattutto
dalla soluzione che vorrebbe adottare per ridurre il fenomeno, ma anche
per ridurre il numero di studenti extracomunitari che vengono a
studiare in Italia (e la nostra spinta all'internazionalizzazione dove
è andata a finire?), mi conforta un po' sapere che i numeri
difficilmente tradiscono, hanno una sola lettura corretta. Spero quindi
che Lei non mi bacchetterà per quello che sto per scrivere, e dovrà
convenire che ho ragione.
L'articolo modifica (le modifiche sono IN MAIUSCOLO) l'art. 5, comma
1, del decreto del Presidente della Repubblica 25 luglio 1997,
n. 306, titolato "limite alla contribuzione universitaria",
come segue:
" (…),la contribuzione studentesca "DEGLI STUDENTI ITALIANI E COMUNITARI ISCRITTI ENTRO LA DURATA NORMALE DEI RISPETTIVI CORSI DI STUDIO DI PRIMO E SECONDO LIVELLO" non puo' eccedere il 20 per cento dell'importodel finanziamento ordinario annuale dello Stato, a valere sul
fondo di cui all'articolo 5, comma 1, lettera a), e comma 3, della
legge 24 dicembre 1993, n. 537. DEI TRASFERIMENTI STATALI
CORRENTI ATTRIBUITI DAL MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E
DELLA RICERCA. E' FATTO OBBLIGO AGLI ATENEI CHE SUPERANO TALE LIMITE DI
DESTINARE LE MAGGIORI ENTRATE AL FINANZIAMENTO DI BORSE DI STUDIO A
FAVORE DEGLI STUDENTI."
" (…),la contribuzione studentesca "DEGLI STUDENTI ITALIANI E COMUNITARI ISCRITTI ENTRO LA DURATA NORMALE DEI RISPETTIVI CORSI DI STUDIO DI PRIMO E SECONDO LIVELLO" non puo' eccedere il 20 per cento dell'importo
Se leggo bene, l'intera contribuzione studentesca
di un Ateneo non poteva superare fino ad oggi il 20% di un certo
importo (in realtà lo superava eccome, in un buon numero di Atenei,
costretti a tirare su un po' di soldi dall'utenza per garantire un
servizio decente, ma non era prevista per questo nessuna sanzione).
Ora, dal totale della contribuzione vengono sottratti i contributi
universitari versati dagli studenti fuoricorso e dagli studenti
extracomunitari: quindi quel tetto del 20% va diviso per il solo numero
degli studenti in corso (non extracomunitari). Operando una
semplice divisione (contribuzione diviso numero studenti), in cui il
numeratore è invariato ma il denominatore
è diventato minore, il risultato (=importo medio massimo delle
tasse
universitarie per studente in corso non extracomunitario) è certamente
maggiore.
Se vado avanti a leggere, scopro che l'importo su cui quel 20% viene
calcolato non è più il finanziamento ordinario annuale, ma un aggregato
che è di solito maggiore del finanziamento ordinario. Questa volta,
rifacendo la divisione, anche il numeratore è aumentato, quindi il
risultato (=importo medio massimo delle tasse universitarie per
studente in corso non extracomunitario) sarà dunque ancora maggiore.
In conclusione, non solo si profila (anzi, direi che il Ministro dell'Università auspica) un aumento delle tasse universitarie per i fuoricorso (e per gli studenti extracomunitari), ma si alza, e parecchio, il limite delle tasse universitarie per gli studenti in corso.
Fin qui i numeri. Mi dica, professore: ho sbagliato? Non credo.
Credo che davvero il Governo voglia dare il via libera all'aumento delle tasse universitarie, questione che non ha niente a che vedere con la Spending Review, ma che piuttosto attiene alla volontà di far gravare sempre più sugli utenti il costo del servizio universitario, che sta perdendo le sue connotazioni di servizio pubblico, e che non sarà invariato, ma peggiore, poichè è stato ancora ridotto il tasso di turnover del personale e si procederà ad una razionalizzazione della spesa (è razionale acquistare il materiale di consumo attraverso un sistema di convenzioni per spuntare il miglior prezzo al ribasso, e ottenere una partita di penne spuntate? da noi a Genova si fa già così, ma se in ogni stock di penne solo una ogni quattro funziona c'è qualcosa di irrazionale in questa razionalizzazione, mi pare).
In conclusione, non solo si profila (anzi, direi che il Ministro dell'Università auspica) un aumento delle tasse universitarie per i fuoricorso (e per gli studenti extracomunitari), ma si alza, e parecchio, il limite delle tasse universitarie per gli studenti in corso.
Fin qui i numeri. Mi dica, professore: ho sbagliato? Non credo.
Credo che davvero il Governo voglia dare il via libera all'aumento delle tasse universitarie, questione che non ha niente a che vedere con la Spending Review, ma che piuttosto attiene alla volontà di far gravare sempre più sugli utenti il costo del servizio universitario, che sta perdendo le sue connotazioni di servizio pubblico, e che non sarà invariato, ma peggiore, poichè è stato ancora ridotto il tasso di turnover del personale e si procederà ad una razionalizzazione della spesa (è razionale acquistare il materiale di consumo attraverso un sistema di convenzioni per spuntare il miglior prezzo al ribasso, e ottenere una partita di penne spuntate? da noi a Genova si fa già così, ma se in ogni stock di penne solo una ogni quattro funziona c'è qualcosa di irrazionale in questa razionalizzazione, mi pare).
Con la Spending Review, quindi, si intrecciano non solo decisioni di
stampo paternalistico (siamo sicuri che tutti i fuoricorso vadano
educati? io non credo, ma il discorso mi porterebbe troppo lontano), ma
anche mal celate volontà di privatizzare l'Università Pubblica: più che
di revisione della spesa, mi sembra che si stia andando verso una
sostituzione della spesa pubblica con quella privata. Dietro la
necessità di risanamento si nasconde un disegno politico di
privatizzazione dell'Università, che diventerà inaccessibile a molti. Perchè un Governo di professori universitari non comprende che
l'Università dovrebbe essere un motore di crescita, e che gli studenti
cervelloni sono uniformemente distribuiti fra la popolazione,
indipendentemente dalla situazione economica delle famiglie di origine?
Ed è quindi miope, oltre che ingiusto, impedire loro l'accesso
all'Università?
A questo proposito, la tanto attesa sanzione (anche questa introdotta
dallo stesso articolo) per gli atenei che
superano il tetto della contribuzione universitaria pare essere una
dimostrazione emblematica di questa miopia:: gli atenei che supereranno
il fatidico limite dovranno destinare le maggiori entrate (derivanti
dal superamento) al finanziamento di borse di studio a favore degli
studenti. Qui sono preparata: sono certa che si tratti di una misura di
redistribuzione a favore degli studenti meritevoli e meno abbienti,
quindi di una misura equitativa. Giusto, equo, conforme ai principi
costituzionali! Se non fosse che, come ben sa, le tasse universitarie
si pagano in relazione al reddito ISEEU, che si basa su una
autocertificazione comprensiva della dichiarazione dei redditi. E che
quindi c'è il rischio, se non la certezza, che le maggiori tasse pagate
da chi è figlio di un lavoratore dipendente - che non può essere
evasore - e da chi è onesto siano utilizzate per borse di studio in
favore di studenti meno abbienti ma anche di figli di evasori fiscali.
Ho letto che Lei, savonese, si è laureato al Politecnico di Torino
soggiornando per tutto il corso di studi in un collegio universitario,
grazie ad una borsa di studi, che sono sicura meritasse per il suo
curriculum e per censo. Se non avesse avuto questa possibilità, avrebbe
probabilmente pendolato su scomodi treni tra Savona e Genova, perdendo
tempo ed energie, e magari finendo fuoricorso. Ci ha mai pensato,
signor Ministro, a quanto è stato fortunato? Se ne ricorda ancora?
Grazie per l'attenzione
Serena Scotto
ricercatore SECS-P/01
Università degli Studi di Genova
Rappresentante eletto del Collegio scientifico-disciplinare economico-giuridico-politico in Senato Accademico
Università degli Studi di Genova
Rappresentante eletto del Collegio scientifico-disciplinare economico-giuridico-politico in Senato Accademico
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