Il
Comitato Nazionale NO.PROROGA.RETTORI dà il benvenuto al Sig. Ministro
dell'Università Prof. Profumo che viene in visita all'Università della
Tuscia, porgendo il proprio omaggio al Magnifico Rettore Prof. Mancini,
nonché presidente CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università
Italiane), la cui poltrona tanto faticosamente egli si è impegnato a
difendere.
La
visita infatti, al di là delle motivazioni ufficiali, non può che
rappresentare la celebrazione dell’espediente che consente al Prof.
Mancini e a numerosi rettori italiani che sono sulle loro poltrone da
più di un decennio grazie a provvidenziali variazioni di statuto e il
cui mandato è scaduto nel 2011, un ulteriore anno di permanenza in
carica, dopo la proroga concessa loro per l’anno accademico corrente
2011/2012 dalla legge 240/2010.
Il
Prof. Mancini, preso atto della contestazione che l’idea di un
ulteriore anno in carica ai rettori scaduti aveva suscitato in numerosi
atenei italiani, deve essere stato vittima di un attacco di panico di
fronte alla sentenza del giugno ultimo scorso con cui il TAR
dell'Umbria, sconfessando una interpretazione ministeriale favorevole
alla proroga, intimava all’ateneo perugino, nelle medesime condizioni di
unitus, di “svolgere
l’attività normativa ed amministrativa, necessaria e propedeutica alla
successiva indizione delle elezioni alla carica di Rettore” previste per
la fine del 2012.
A
risolvere la questione ci ha pensato il Ministro Profumo a fine luglio,
sollecitando l’inserimento di una norma salva rettori nel testo del
decreto legge "spending review" allora in discussione al Senato
della Repubblica. Nello specifico il Ministro, piuttosto che tagliare il
costo delle indennità di carica dei Rettori o le auto blu a
disposizione dei Rettorati o ancora – perché no?
-invece di mettere in discussione le esose quote di iscrizione alla
associazione privata CRUI, introduce una norma opaca, senza dubbio
foriera di contenziosi, estranea al titolo e ai contenuti del decreto,
il cui unico effetto è quello di impedire che le elezioni per il rinnovo
della carica di rettore abbiano corso, ledendo così l’autonomia degli
atenei. Sarebbe stato più saggio inserire il tutto nel decreto "mille
proroghe" di fine anno (una proroga in Italia non si nega a nessuno), ma
la ignavia dei partiti, la mancata vigilanza degli organi di
informazione e le prospettive di un autunno caldo hanno indotto il
Ministro a rompere gli indugi e forzare la mano pur di scongiurare
tempestivamente il pericolo che i magnifici rettori, una volta scaduti,
non potessero più essere riesumati a causa dell’eccessivo numero di
mandati consecutivi maturati.
Tutta la vicenda apre molti interrogativi:
- non sembra possibile costituzionalmente che si intervenga per legge su fatti ancora oggetto di ricorsi giurisdizionali;
- quali sono le motivazioni di un tale intervento legislativo: i rettori italiani sono insostituibili? Ma perché allora non sono eletti a vita come il Papa?
- La legge Gelmini di riforma dell'università è del 2010. Già nel 2012 deve essere cambiata? Eppure nessuna voce di dissenso si era levata da parte della CRUI, del Prof. Mancini e neanche da parte dell’allora rettore Profumo in proposito al limite categorico di 6 anni imposto al mandato dei rettori, salutato entusiasticamente in maniera bipartisan dal Parlamento. La riserva mentale era forse che il vincolo sul mandato dovesse essere riservato solo ai rettori entranti?
- La libertà democratica dei docenti di votare i rettori è sospesa. Le elezioni dei rettori nel 2012 fanno paura? Le elezioni sono il superfluo, la carica di Rettore è il necessario: Dio me l’ha data, guai a chi me la tocca?
- Il governo Berlusconi era tacciato (giustamente) di leggi ad personam, il governo dei tecnici (anche ex rettori) fa leggi ad personas ed il silenzio è d'obbligo?
Qual
è il male di cui soffrono Atenei, Stati, Enti in cui il Rettore o
Presidente hanno durate decennali, con vari espedienti di allungamento?
Un Magnifico Rettore con carica ultradecennale, soprattutto con proroghe
per legge, non votato e con sospensione di libere elezioni, passa dalla
sua carica di Magnifico Rettore a quella di
Magnifico padrone dell'Università: un padrone non ha obblighi ma
capricci, non deve rispettare la legge, la legge è lui, non ha bisogno
di liberi cittadini ma di sudditi e servi. Il servilismo è il male più
diffuso nelle Università Italiane e l'ostacolo più grande ad
un'effettiva crescita democratica degli Atenei (v. La libertà dei servi,
M. Viroli, Laterza, 2010).
La
vicenda delle nomine delle commissioni TFA (Tirocini Formativi Attivi)
all'Ateneo della Tuscia esemplifica il problema: si ritorna ai tempi di
Caligola che può nominare il suo cavallo senatore nella più completa
discrezionalità, senza rispettare i principi di imparzialità,
trasparenza ed efficienza propri della Pubblica Amministrazione.
Il Comitato Nazionale NO.PROROGARETTORI.
Università Italiane 10 settembre 2012
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