Nell’articolo comparso su La Repubblica del 15/03/12 (“Profumo nella palude dell’università”), il Prof. Boeri conclude la sua disamina ampiamente condivisibile circa le politiche del governo nei confronti di scuola e università, con una chiosa sulla vittima più illustre della fase transitoria di attuazione della legge 240/10: la partecipazione democratica.
Concordiamo pienamente. Stando a rumors insistenti infatti, i Rettori il cui mandato naturale sarebbe scaduto nel 2011 (già prorogati di un anno dalla legge 240/10), qualora lo Statuto approvato dai loro Atenei dovesse essere emendato in accordo ai rilievi ministeriali, potrebbero godere di un ulteriore anno di permanenza in carica. Una abnormità, se pensiamo che la proroga degli organi è prevista dalla Costituzione solamente per Governo e Parlamento in caso di guerra!
A più di un anno dalla entrata in vigore della legge, l'elenco dei nuovi statuti pubblicati in Gazzetta Ufficiale, reperibile sul sito web della CRUI, mostra che ben oltre la metà delle istituzioni universitarie statali continua a dibattersi tra il vecchio e il nuovo, consumando una lenta agonia nella quale, mentre di fatto si impedisce il rinnovo degli organi elettivi giunti a scadenza, si naviga a vista lungo l’iter dei decreti e regolamenti a corollario della 240/10, con un approdo a regime previsto non prima di qualche anno. Al lento decorso della legge si aggiungono le tattiche dilatorie poste in essere da alcuni Rettori che, non potendo riproporsi alla guida del proprio Ateneo a causa del numero consecutivo di mandati maturato, esercitano spregiudicatamente l’immobilismo come unico strumento del quale dispongono per ipotecare con il proprio imprinting la governance delineata dalle nuove norme statutarie.
Formuliamo pertanto l’invito al Ministro Profumo ad applicare la Legge 240/10 senza avallare interpretazioni inverosimili sul “momento di adozione dello statuto di cui ai commi 5 e 6” . Lo stesso Ministero, d’altronde, assistito dall’Avvocatura dello Stato, invoca nel suo ricorso contro l’Università di Catania una “applicazione rigorosa” dell’art. 2, comma 9, della legge 240/10, rammentando la sentenza del TAR che confermava la decadenza di un Preside il cui mandato era scaduto il 31 ottobre 2011.
I Rettori che usufruiscono della proroga ope legis di un anno devono, in base a quanto stabilito dalla Legge 240/10, cessare dal mandato alla scadenza prevista. Impedendo che a proroga si aggiunga proroga si consentirà finalmente al corpo accademico ed a tutte le componenti delle Università di esprimersi liberamente nelle legittime e non ulteriormente procrastinabili consultazioni elettorali, al fine di garantire il ritorno ad una gestione autenticamente democratica e condivisa della istituzione universitaria.
Per aderire all'appello:
Prof. Antonella Arena
arenaantonella@ymail.com
domenica 1 aprile 2012
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento