martedì 17 maggio 2011

L'Università dice "sì" ai referendum


Il Coordinamento Precari Università, Rete 29 Aprile e CoNPAss
votano 4 volte SI al Referendum del 12-13 Giugno!


Il Coordinamento Precari Università (CPU), il Coordinamento Nazionale dei Professori Associati (CoNPass) e la Rete 29 Aprile si aggiungono alle diverse voci che in questi giorni hanno sottolineato con forza l'importanza del Referendum del 12 e 13 giugno, in quanto momento oggi imprescindibile, nei metodi e nei contenuti, per il futuro del nostro paese oltre che strumento fondativo della democrazia.

In qualità di ricercatori e ricercatrici strutturati e precari, professori associati, scienziate e scienziati, guardiamo con estrema preoccupazione ai tentativi con i quali il governo vorrebbe predisporre affrettatamente atti aventi forza di legge in materia di nucleare e di acqua, e ci uniamo a quanti hanno sottolineato che tale operato non solo mancherebbe dei requisiti costituzionali necessari in tema di urgenza, necessità e tempistica, ma costituirebbe un attacco esplicito alla democrazia ed un intervento strumentale illegittimo nel suo tentativo di impedire ai cittadini di esprimere la propria volontà.

In un momento di tagli continui ed indiscriminati all'università, alla sanità e alla cultura, siamo preoccupati per le modalità unilaterali con le quali il governo sta gestendo la vita pubblica e i beni comuni: l'acqua, l'aria, il territorio, la salute, la scuola e l'università. Ci preoccupa che il governo intenda deliberare su questi temi senza tenere in alcun conto le espressioni di dissenso e di partecipazione attiva che da mesi animano il dibattito pubblico, prescindendo parimenti dal rispetto dell'etica pubblica e delle norme. Ci indigna che al sol fine di limitare l'affluenza alle urne la campagna referendaria sia stata oscurata e che il governo abbia preferito spendere 300 milioni di euro (la stessa cifra sottratta al diritto allo studio) piuttosto che accorpare i referendum alle elezioni amministrative di maggio.

In qualità di scienziati e scienziate, ci sentiamo in dovere di rispondere alle dichiarazioni spesso semplicistiche che il governo e taluni "specialisti" hanno reso in tema di nucleare. Se, infatti, da un lato ci fa sorridere che vi sia ancora chi, al governo, confonde la fissione dell'atomo con la cosiddetta "scomposizione delle cellule" da cui originerebbe l'energia nucleare, o ci sorprende che alcuni "scienziati" considerino l'energia del sole come "una frode", dall'altro ci sembra decisamente allarmante che su tali imbarazzanti considerazioni si fondi la politica di sviluppo energetico del nostro paese. Nell'ascoltare tali dichiarazioni, infatti, ci rendiamo conto di quanto le politiche del governo prescindano tanto dalla volontà della popolazione, quanto dalle opinioni di chi, nella comunità scientifica, ancora fonda le proprie opinioni sulla ricerca, sul rispetto delle regole, sull'etica e sulla preoccupazione per il futuro degli ecosistemi e con essi dell'umanità.

Riteniamo che l'oscuramento della volontà pubblica, il definanziamento della ricerca pubblica e la censura delle opinioni della comunità scientifica indipendente, siano tutte parte di uno stesso strumento di governo arbitrario, lesivo della vita collettiva, offensivo del paese e potenzialmente letale per il presente e per il futuro. Ci uniamo pertanto a quanti hanno osservato con dolore la tragedia di Fukushima e a quanti temono per l'impatto potenziale che la scelta del nucleare avrebbe sulla qualità della vita delle generazioni a venire, e riteniamo che la politica pubblica non possa ulteriormente procedere in netta contrapposizione con l'opinione della collettività.

Per tutte queste ragioni chiediamo al governo politiche pubbliche rispettose della vita umana e dell'ambiente. Chiediamo paradigmi di sviluppo sostenibili e compatibili con la vita. Chiediamo politiche ed investimenti a favore della ricerca pubblica, cosa che riteniamo fondamentale in particolare in questa delicata fase storica, affinché chi fa ricerca possa continuare ad esprimere opinioni libere, nel rispetto del benessere comune a prescindere dagli interessi privati. Chiediamo rispetto e finanziamenti a favore dei beni comuni quali l'istruzione (scuola e università pubbliche), l'acqua e le energie rinnovabili, la salute, la tutela e la conservazione dell'ambiente, in quanto le riteniamo tutte fondamentali per il benessere presente e futuro della collettività in cui viviamo.

Il 12 e il 13 giugno andremo a votare 4 volte SI: contro la privatizzazione dell'acqua, contro il nucleare e contro il legittimo impedimento per ribadire che al mondo siamo tutti eguali, e tantopiù di fronte alla legge. In qualità di docenti, ricercatrici e ricercatori, scienziati e scienziate, ci impegniamo altresì a sostenere e diffondere una cultura di rispetto per l'ambiente, per l'etica e per i beni comuni, perché consideriamo tale cultura non solo come nostro dovere deontologico ma come l'unica via per un domani migliore.

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