giovedì 23 dicembre 2010

DIFENDIAMO L'UNIVERSITÀ DALLA RIFORMA PER FINTA!

Il Governo dice che l'Università Italiana non è competitiva nel mondo, perciò propone una riforma e taglia i finanziamenti

Noi sappiamo che gli universitari italiani
"producono" molto più di francesi, tedeschi, americani ,
e che l'Italia è il settimo paese (a pari merito con la Francia)
per numero di università collocate tra le prime 500 del mondo
Noi sappiamo che i giovani ricercatori formati nelle università italiane
trovano spazio in quelle di tutto il mondo
ma non in Italia, perchè i soldi investiti in ricerca sono troppo pochi

Il Governo dice che la Riforma Gelmini ridurrà il potere dei Baroni
Noi constatiamo che essa consegnerà l'Università
a pochi Professori Ordinari "Baroni"

Il Governo dice che questa legge premia il diritto allo studio
Noi vediamo che il governo taglia drasticamente i finanziamenti
per le borse di studio e svincola quel che resta
dal bisogno economico degli studenti

Il Governo dice di aver sentito tutti.
Noi ci chiediamo quando mai abbia ascoltato e discusso proposte alternative

La maggioranza ha detto che occorreva approvare la legge subito,
senza ulteriori discussioni "per ragioni di Ordine Pubblico"
Noi pensiamo che la Politica dovrebbe saper ascoltare e ponderare le decisioni

NOI, PROFESSORI E RICERCATORI ITALIANI
ogni giorno lavoriamo, studiamo, facciamo ricerca, insegniamo, ci confrontiamo
con pari preparazione, ma minori risorse,
con i Colleghi della comunità internazionale

Noi che abbiamo dato vita ad esperienze libere, aperte, democratiche e plurali,
come CoNPAss - Coordinamento Nazionale dei Professori Associati
e Rete29Aprile, per contribuire alla riforma e al rilancio dell'università

Noi che vogliamo un futuro per i nostri studenti e che nell'università
le baronie le combattiamo,
che manifestiamo e continueremo a manifestare pacificamente,
che difendiamo l'università con gli strumenti della democrazia
opponendoci all'ipocrisia di una finta riforma imposta per fare finta
di risolvere i problemi

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(1) Rapporto tra articoli prodotti e numero di ricercatori. SCImago Journal & Country OECD Science, Tech. and Ind. Outlook, 2006
(2) Academic Ranking of World Universities (ARWU) , 2010, http://www.arwu.org/ARWU2010.jsp.
(3) Effetto combinato del blocco delle assunzioni e dei pensionamenti, che ridurranno pesantemente il numero di Ordinari; dell'esclusione di Ricercatori e Professori Associati dalle Commissioni di Concorso; della precarizzazione dei Ricercatori, del rafforzamento dei poteri del Rettore.

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Inserzione pubblicata sul Corriere della Sera del 24 dicembre 2010
promossa dal Coordinamento Nazionale dei Professori Associati - CoNPAss

mercoledì 22 dicembre 2010

Contro il nepotismo dei Rettori, potere assoluto ai Rettori e ai Baroni

Dall'ANDU - Associazione Nazionale Docenti Universitari

Con l’obiettivo di avvalorare i non esistenti contenuti antibaronali del DDL, si è oggi denunciata la parentopoli di due Rettori romani (Corriere della Sera, Messaggero).

Il fatto è che la parentopoli è solo la manifestazione parziale di un fenomeno ben più vasto che è quello del nepotismo, cioè la scelta di fatto diretta da parte del ‘maestro’ di chi reclutare e di chi promuovere nella carriera.

Ma è più facile fare denigrazione e propaganda contro l’Università e approvare norme, incostituzionali e inefficaci, contro parentopoli, piuttosto che rompere il ‘giocattolo’ della cooptazione personale, massimo male dell’accademia italiana.


Per smantellare questo che è il principale strumento del potere baronale occorrerebbe eliminare la possibilità di arbitrio del singolo ‘maestro-barone’, affidando la scelta dei nuovi docenti e la decisione sulle promozioni a commissioni nazionali composte esclusivamente da sorteggiati.


E invece il DDL, con il consenso di tutti i Gruppi parlamentari, accentua il localismo nel reclutamento e nella promozione dei docenti e quindi accresce il nepotismo e quindi parentopoli.


E’ invece più facile e più ‘utile’ attaccare i due Rettori per il reclutamento di loro parenti, piuttosto che impedire il reclutamento anche di amici, figli di amici, fidanzate/i, allievi prediletti, appartenenti ad associazioni e gruppi vari.


Il ‘bello’ è che, per punire la parentopoli dei Rettori, con il DDL si danno ai Rettori poteri immensi anche sul reclutamento e sulle promozioni!

martedì 21 dicembre 2010

SOS per l'Università italiana


Caro Collega,


come sai, la legge Gelmini sull'Università sta per essere approvata in via definitiva dal Senato della Repubblica. A seguito di questa Legge:

* si ridurrà significativamente l'autonomia degli Atenei dal potere politico;

* si porrà un enorme potere deliberativo nelle mani dei Rettori e degli Ordinari più anziani e potenti, con conseguente riduzione della decisione condivisa, aggravando le tendenze gerontocratiche della nostra accademia

* si aprirà pericolosamente -e senza criteri adeguati di controllo- la gestione delle università agli interessi economici, esterni alle istituzioni della conoscenza;

* verrà abolita la figura del Ricercatore a tempo indeterminato, lasciando congelate e prive di prospettiva le sorti di molte migliaia di studiosi indipendentemente dal merito e dai risultati ottenuti;

* non verranno allocate agli Atenei le risorse minime necessarie per la loro sopravvivenza, ma si introdurranno procedure aggiuntive che, richiedendo un intervento finanziario eccezionale, sottrarranno altre risorse alla funzione scientifica e didattica.

Tutto questo mentre si procede ad una valorizzazione delle università telematiche private, la cui attività ha fornito pessimi risultati.

Ti chiediamo pertanto di aderire a questo appello:

"L'alta formazione e la scienza costituiscono un bene primario di ogni nazione civile. Chiedo pertanto ai Senatori italiani di non rendersi complici del Governo firmando una legge che, a giudizio della gran parte della comunità accademica e scientifica, recherà grave danno al progresso economico e culturale del nostro Paese."

INVIANDOLO per fax al Senato della Repubblica al seguente numero 06-67062568 (sarebbe opportuno che venisse inviato IMMEDIATAMENTE e comunque entro le 11.00 di domani 22 dicembre. Chi ricevesse questo messaggio successivamente è pregato di inviare comunque il fax che avrà in ogni caso un valore di sostegno).

Si prega di inserire nell¹OGGETTO la dicitura "SOS per l'Università italiana" e all'ATTENZIONE del "Senato della Repubblica Italiana".

P.S.: si prega inoltrare questo messaggio al maggior numero di colleghi.

Cordialmente,

Osservatorio sulla Ricerca

lunedì 20 dicembre 2010

NO al DDL Gelmini - Dai Gasometri di Milano gli studenti del Politecnico


ISSATO SUI GASOMETRI DI MILANO - BOVISA - UN GRANDE STRISCIONE PER IL DIRITTO ALLO STUDIO: GLI STUDENTI DEL POLITECNICO DICONO NO AL DDL GELMINI



COMUNICATO STAMPA – MILANO, 20/12/2010.

Nella mattina di oggi, lunedì 20 dicembre 2010, gli studenti del Politecnico di Milano lanciano un messaggio alla città dalle strutture simbolo del quartiere Bovisa: i gasometri. Su uno di essi, hanno appeso un grande striscione recante la scritta “NO DDL”.

Questo avviene nei giorni in cui il Disegno di Legge Gelmini viene discusso al Senato. L’obiettivo è quello di attirare l’attenzione della cittadinanza, delle istituzioni e dell’informazione sulle gravi conseguenze che la “riforma” dell’Università potrebbe avere.

Dopo aver organizzato, con le aperture straordinarie della Facoltà di Architettura Civile, due settimane di workshop, assemblee, performance nello spazio pubblico ed altri momenti di partecipazione, oggi gli studenti hanno sentito il bisogno di esprimere il proprio dissenso in modo netto e plateale.

Si tratta di un appello pubblico alla mobilitazione e di un segno di solidarietà verso chi si sta battendo per il diritto allo studio: per un giorno i gasometri, da struttura abbandonata, diventano portavoce del sapere per tutti.

Nota dell'Associazione italiana di Psicologia sul DDL Gelmini


Documento AIP sul DDL Gelmini


L'Associazione Italiana di Psicologia (AIP), che comprende gli psicologi che lavorano nelle Università e negli Enti di Ricerca, ritiene che in merito al DDL sul Sistema Universitario, approvato dalla Camera e in attesa di essere approvato nuovamente dal Senato, diversi commentatori, purtroppo anche accademici, abbiano fornito all’opinione pubblica informazioni distorte ed errate.
Pur condividendo l’esigenza di riformare il sistema universitario nazionale per ricollocarlo a pieno titolo nell’area europea dell’istruzione superiore e confermando la disponibilità a contribuire con proposte e indicazioni, il Presidente e il Consiglio Direttivo dell’AIP ritengono utile e doveroso richiamare all’attenzione dei legislatori e dell’opinione pubblica su 5 palesi falsità:

1) E’ falso che il DDL sia una riforma.
Il DDL è essenzialmente vuoto, consiste di 500 norme, che richiederanno 100 regolamenti attuativi, 35 dei quali emanati solo dal Governo. Di fatto, saranno questi decreti a stabilire come sarà l’Università italiana, non il DDL. Pur essendo alcuni dei principi indicati condivisibili (semplificazione, razionalizzazione, attribuzione ad un’unica struttura “delle funzioni finalizzate allo svolgimento della ricerca scientifica e delle attività didattiche”), essi rimangono indefiniti in assenza dei decreti attuativi.

2) E’ falso che il DDL riduca i cosiddetti corsi di laurea inutili e gli Atenei improduttivi.
Il DDL non tratta per nulla l’argomento. In ogni caso, la decisione sull’attivazione di corsi di laurea è presa ogni anno dal Ministero stesso, in base ai criteri stabiliti dalle leggi precedenti (Articolo 2, comma 5 p. 7).

3) E’ falso che il DDL favorisca la possibilità di studiare agli studenti meritevoli (Articolo 4, comma 1b, p. 18). Infatti, non indica né l’ammontare delle borse di studio, né l’ammontare complessivo dei fondi per le borse, né le procedure per l’attribuzione delle borse (si fa riferimento a prove nazionali standard, ma queste non sono specificate, così come non si specifica chi le dovrebbe creare e somministrare). Inoltre, le borse sono indipendenti dal reddito familiare; di fatto, questo comporta una riduzione delle probabilità di ottenere una borsa di studio per gli studenti a reddito familiare basso se non vi sarà un aumento nell’ammontare complessivo dei fondi.

4) E’ falso che il DDL introduca la meritocrazia nelle procedure di reclutamento dei docenti universitari.
Infatti:
a. l’abilitazione scientifica nazionale non prevede un numero massimo di abilitati, non ha conseguenze immediate (l’assunzione in ruolo), dipende dalla valutazione di pubblicazioni e curriculum dei candidati sulla base di criteri minimi stabiliti dal Ministro sentita l’ANVUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca). In pratica chiunque abbia un minimo di pubblicazioni avrà l’abilitazione (articolo 16, comma 4, p.48).
b. Le vere assunzioni poi saranno decise dai singoli Dipartimenti in base al voto della maggioranza dei professori (articolo 18, comma 1, p. 50). Un Dipartimento è libero di assumere chiunque tra i candidati in possesso dell’abilitazione. Non c’è alcun vantaggio ad assumere i più meritevoli, né alcuno svantaggio ad assumere i meno meritevoli, perché l’attribuzione del 10% del fondo di finanziamento ordinario (FFO) avviene in base alla valutazione (da parte dell’ANVUR) degli Atenei, non dei Dipartimenti (articolo 5 comma 5 p. 27). In un Ateneo con molti Dipartimenti l’assunzione di un candidato poco meritevole non comporta un danno rilevante e l’assunzione di un candidato meritevole non comporta particolari vantaggi.
c. Il DDL introduce che i ricercatori a tempo determinato rimangono tali per massimo sei anni (Articolo 24, comma 3, p. 66). Poiché non c’è corrispondenza tra i posti da professore associato e i ricercatori, un certo numero di questi, pur scientificamente meritevoli, non potranno essere assunti a tempo indeterminato (il contrario del tenure statunitense). Una conseguenza sarà che i ricercatori dovranno sottrarre tempo alla ricerca per svolgere attività professionali che consentiranno loro di vivere se non otterranno una posizione permanente nell’Università e a svolgere comunque la loro attività di ricerca alle “dipendenze” di uno o più professori, poiché da loro dipenderà la loro eventuale assunzione. In pratica, fino a 36 o 37 anni un ricercatore non potrà, di fatto, avere una propria attività di ricerca autonoma.
d. Il ruolo degli attuali ricercatori a tempo indeterminato è a esaurimento (Articolo 6, comma 4, p.31). Dovranno competere con i ricercatori a tempo determinato per il ruolo da professore associato ma in posizione di obiettivo svantaggio, perché già assunti. La loro carriera sarà di fatto bloccata, indipendentemente dai loro meriti scientifici.
e. Il DDL abolisce sia il periodo conferma di tre anni per gli associati che lo straordinariato. Quindi, a differenza di quanto avviene oggi, una volta assunti in ruolo i professori non sono più sottoposti a una verifica della loro attività scientifica che consenta il loro licenziamento se improduttivi. L’unico danno per i docenti improduttivi è la mancata attribuzione dello scatto triennale.
f. Il DDL stabilisce che un Dipartimento non possa assumere un docente che abbia un legame di parentela con un membro del Dipartimento stesso (Articolo 18, comma b, p. 50). La norma è facilmente aggirabile: basta che ad assumere sia un altro Dipartimento. Inoltre il problema dell’Università Italiana non è l’assunzione dei parenti, ma quella dei non meritevoli. Quindi, questa norma, non solo non propone criteri meritocratici di assunzione ma impedisce in modo discriminatorio l’assunzione di alcuni, a prescindere dal merito. E’, pertanto, chiaramente contraria alla Costituzione.
g. Il DDL stabilisce che l’ANVUR valuti le “politiche di reclutamento” degli Atenei, ma non chiarisce cosa s’intenda per “politiche di reclutamento” (Articolo 5 comma 7 p. 32).

5) E’ falso che il DDL riduca il potere dei cosiddetti “baroni”.
Infatti, il potere dei “baroni” crescerà molto perché il DDL attribuisce il potere decisionale a meno persone e solo ai professori ordinari:
a. Il DDL aumenta il potere decisionale del Consiglio di Amministrazione (che assume anche funzioni di indirizzo strategico) e diminuisce il numero dei suoi membri (al massimo undici, per le università più grandi). Negli undici sono inclusi i tre membri esterni al corpo accademico e i rappresentanti degli studenti. Quindi, solo circa sei membri del CdA saranno accademici (solo professori ordinari) (Articolo 2, comma i, p.7).
b. Il numero dei professori ordinari diminuirà nettamente nei prossimi anni a causa dei pensionamenti già previsti e della possibilità di impegnare i fondi liberati per l’assunzione di nuovi ordinari solo nella misura del 20% (Articolo 12, comma 1, p.42).
c. Solo i professori ordinari fanno parte degli organi decisionali degli Atenei.
d. Solo i professori ordinari fanno parte della Commissione per l’abilitazione scientifica nazionale (Articolo 16, comma 1, p. 48).
e. Solo i professori ordinari del Dipartimento decidono, a maggioranza, la chiamata di professori ordinari in quel Dipartimento (Articolo 18 comma e, p, 51).
f. Tutte le altre componenti del corpo accademico (ricercatori a tempo determinato e professori associati) dipendono per la loro carriera dalla decisione presa dai professori ordinari.

Per il poco che il DDL norma, quindi, l’Università sarà governata da pochi professori ordinari alla guida di gruppi forti (in termini di alleanze, non necessariamente scientificamente) e composta da una maggioranza di ricercatori e professori associati senza alcun potere decisionale e senza autonomia di ricerca. Le conseguenze di ciò sulla qualità della didattica e della ricerca non potranno che essere negative.

Inoltre con l’articolo 18, comma 3, p. 52 relativo alla “Chiamata dei professori”, il DDL rende possibile che gli oneri derivanti dalla chiamata di professori possano essere a carico anche di soggetti privati, previa stipula di convenzione per almeno 15 anni. Permettere l’uso di contributi privati a condizione di una convenzione solleva delle riserve sui rischi di privatizzazione, almeno parziale, dell’università pubblica.

sabato 18 dicembre 2010

Rete 29 Aprile sotto attacco! La richiesta di rettifica al giornale


Richiesta di rettifica


Il giorno 16 dicembre 2010 è stato pubblicato sulle colonne de Il Mattino un articolo a firma di Massimo Martinelli dal titolo “Studenti e centri sociali: ecco il patto del terrore”.

L’articolo, sulla base di un non definito “rapporto riservato”, cita la rete29aprile e “il patto siglato a Milano” il 29 aprile 2010 come responsabili degli scontri di piazza del 30 novembre e del 14 dicembre, assimilando la rete29aprile a un gruppo di terroristi organizzati.

L’articolo è lesivo della reputazione di tutti i ricercatori appartenenti alla rete29aprile ed è di natura diffamatoria. Come si può leggere dal sito www.rete29aprile.it, la rete29aprile è nata in seguito alla presentazione del DDL Gelmini al Senato nell’intento di creare un coordinamento dei ricercatori che si oppongono democraticamente alla riforma universitaria attualmente in discussione. Per organizzare la mobilitazione su scala nazionale, il 29 aprile 2010, si è svolta a Milano un’assemblea nazionale e pubblica dei ricercatori italiani (i video integrali dell’assemblea si trovano sul sito), che ha visto la presenza di oltre 300 persone in rappresentanza di 35 atenei italiani. A seguito dell’assemblea, si è deciso di creare una rete nazionale dei ricercatori che ha preso il nome di “rete29aprile”.

La rete29aprile è un interlocutore delle istituzioni, purtroppo spesso inascoltato, avendo partecipato con i suoi rappresentanti all’audizione del 28 settembre 2010, VII Commissione della Camera dei Deputati.

Tutti i ricercatori della rete29aprile condannano fermamente l’espressione violenta del dissenso così come stigmatizzano qualsiasi atto violento che nega il dialogo e il confronto sui veri temi della riforma - università pubblica, diritto allo studio, valorizzazione del merito.

Tutte le proposte, i nomi dei membri, i documenti e le iniziative della rete29aprile sono pubblici e consultabili dal sito del coordinamento.

Paolo Donadio
Rete29Aprile – Coordinamento di Napoli Federico II


Nota: la rettifica pubblicata su Il Mattino di oggi 18 dicembre (link al pdf - 66,2 Kb)

NO al DDL Gelmini - I filmati dal tetto...

GIOVANI





BARONI





AUTOREFERENZIALITA'

venerdì 17 dicembre 2010

Attacco alla Rete 29 Aprile!


Lettera aperta di Cristiana Fiamingo in risposta alle insinuazioni contenute negli articoli del
Mattino e del Messaggero di ieri 16 dicembre 2010 a firma Massimo Martinelli.

Caro Martinelli,


da storica conosco bene gli archivi dei Ministeri degli Interni e l’abilità di certi funzionari nel categorizzare gruppi scesi in piazza ad esprimere legittimo dissenso, quale falange compatta di sovversivi: si spera sempre che certi faldoni restino fonte storica per contrappunto dai quali i Giuseppe Aragno e gli altri valenti storici del presente e del futuro ricostruiscano per noi le vere aspirazioni delle resistenze, anche di quelle cosiddette “minute”, rispetto ad istituzioni indisponibili all’ascolto, quali ahinoi, è evidente, continuiamo ad annoverare.

Voglio raccontarle di quel che ho visto io a Milano, il 25 novembre scorso: ragazzi senza caschi a mani nude assaliti dalle forze di polizia, coi manganelli alti, proiettati dietro le spalle per assestare meglio i colpi sulle teste di quegli studenti, colpendoli dall’alto, mentre scendevano le scale della metropolitana per raggiungere i ricercatori che avevano occupato il tetto della Facoltà di Fisica. Le abbondanti fotografie messe a disposizione dalla RCS lo dimostrano e, qualora non bastassero, io stessa sono disposta a testimoniarlo in qualsiasi tribunale: ma io e Lei sappiamo bene che questo non sarà mai. Quegli episodi e i continui assalti subiti da studenti e artisti del San Carlo a Napoli a partire da quello stesso giorno, sui quali né Lei né nessun altro ha speso un rigo, sono il frutto di una strategia di fomentazione all’escalation della violenza che parte da faldoni del Viminale, a Lei e a me preclusi, o da qualche presenza nei luoghi di comando - come il G8 di Genova ci ha ampiamente insegnato – e non si poteva chiudere che con gli episodi di Roma.

La mattina del 14 dicembre, mentre raggiungevo i colleghi al Presidio di fronte al Rettorato della Statale, dall’autoradio, una Rete nazionale (103.3 Isoradio) in linea con la Questura di Roma, promanava appelli da Stato d’Emergenza,: “girate col viso scoperto anche se fa freddo… e sempre con un documento in tasca… tenetevi lontani da capannelli di persone, sono possibili reazioni da parte delle forze dell’ordine laddove vi sia legittimo sospetto, alzate sempre le mani di modo da mostrare che non tenete nulla nascosto” e giù (sempre più giù) discorrendo. La demonizzazione del dissenso in atto, il tenore del suo articolo che rasenta il ridicolo e la presenza di adulti vestiti alla guisa dei giovani in quei ranghi, o di black bloc nelle fotografie di Roma, intorno ai quali misteriosamente si articola il baricentro della violenza, mi richiamano alla mente questa intervista di Andrea Cangini a Cossiga che Le rinfresco, e che risale a giovedì 23 ottobre 2008, INTERVISTA A COSSIGA «Bisogna fermarli, anche il terrorismo partì dagli atenei», ROMA
PRESIDENTE Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato? «Dipende, se ritiene d`essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l`Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c`è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».
Quali fatti dovrebbero seguire? «Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».
Ossia? «In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».
Gli universitari, invece? «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che? «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti? «Soprattutto i docenti».
Presidente, il suo è un paradosso, no? «Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio».
Quale incendio? «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università.
E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».
E` dunque possibile che la storia si ripeta? «Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».(...)

Martinelli, persino Lei si sarà accorto che la politica, oggi, non ha davvero fantasia, e la contestuale ammissione da parte del questurino alla radio che da 6 mesi a questa parte vi siano state ben 555 manifestazioni pubbliche a Roma, dimostra come non solo questo Governo, ma buona parte del Parlamento non dico non rispecchi o non si faccia interprete, ma nemmeno percepisca il dissenso, tutti presi, come sono, dal mero intento di tenersi a galla e come contro di esso si scateni ciecamente l’esecutivo. Al fine di destabilizzare la pubblica opinione, di denigrare la parte che non è stata deliberatamente scelta dal potere quale interlocutore, addirittura viene messo a Sua disposizione un fascicolo “riservato” e Lei e molti altri giornalisti conniventi vi prestate a questo gioco, salendo addirittura sul carro dei violenti che, pistola alla mano, si oppongono ad ogni voce che richiami a responsabilità.

Le nostre sono verità profondamente sane e razionali, che non abbisognano di violenza per conquistare evidenza e il nostro dissenso si è coordinato a partire dal 29 Aprile, all’insegna della ricerca di un confronto aperto e approfondito con le istituzioni e con i politici in grado di recepire le nostre istanze, contro una legge che decreta l’inesorabile declino della pubblica formazione.
Si è costretti a salire sui tetti e ad urlare invocando quella responsabilità perché persone come Lei , potendo farlo, ci negano la parola preferendo imbrattare la carta, rendendo i lettori compartecipi d’una ridicola eccitazione nel farsi megafono di irresponsabili accuse oltre che del suono di quei manganelli impietosi che impattano sulle teste dei nostri studenti.

Cristiana Fiamingo
Ricercatore e Docente
Università Statale di Milano
Orgoglioso membro e coordinatore locale della Rete 29 Aprile

giovedì 16 dicembre 2010

Martedì 21 dicembre 2010 - Giornata nazionale di mobilitazione in tutti gli Atenei


ADI, ADU, AND, ANDU, AURI, CISL-Università, CNU, ConPAss,
CSA-CISAL-Università, FLC-CGIL, Rete 29 Aprile,
SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca,
UILPA-UR, USB-Pubblico Impiego

Martedì 21 dicembre 2010
Giornata nazionale di mobilitazione in tutti gli Atenei

Il 22 dicembre al Senato si vorrebbe approvare definitivamente il DDL sull'Università, nonostante il grande movimento di protesta che coinvolge tutti gli Atenei.

Le nostre Organizzazioni, inascoltate, hanno espresso da tempo precise critiche e precise proposte e hanno chiesto al Governo e al Parlamento di aprire finalmente un vero confronto con il mondo universitario (v. l'ultimo documento unitario qui sotto riportato).


I contenuti del DDL e il metodo con il quale lo si vuole imporre ci inducono a chiedere, ancora una volta, a tutte le componenti universitarie di intensificare la protesta e di partecipare il 21 dicembre ad una GIORNATA NAZIONALE DI MOBILITAZIONE in tutti gli Atenei.


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ADI, ADU, AND, ANDU, AURI, CISL-Università, CNRU, CNU, ConPAss, CPU,
CSA-CISAL-Università, FLC-CGIL, LINK-Coordinamento Universitario, Rete 29 Aprile, SNALS-Docenti Università, SUN,UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR, USB-Pubblico Impiego


Il DDL sull'Università è stato approvato alla Camera nonostante la grande mobilitazione degli Atenei e delle Scuole dell'intero Paese, con la partecipazione di tutte le componenti: studenti, professori, ricercatori, precari, dottorandi, lettori-CEL, tecnico-amministrativi.

Il DDL è stato approvato in un contesto politico di estrema incertezza, con una Maggioranza divisa e un Governo debole, che ha scelto di impedire che si potesse liberamente manifestare davanti alla Camera, nonostante l'autorizzazione già concessa alle Organizzazioni in intestazione, e di creare, ingiustificatamente, un'ampia zona interdetta ai manifestanti.

Il Disegno di Legge approvato alla Camera, e che deve ora tornare al Senato, farraginoso e sostanzialmente inapplicabile, non risolve in alcun modo nessuno dei gravi problemi che affliggono l'Università italiana. Infatti esso rafforza i gruppi di potere baronali, aumenta a dismisura e istituzionalizza il precariato, peggiora ulteriormente i meccanismi di reclutamento e di avanzamento di carriera accentuando il localismo. In particolare, introduce un sistema di governo degli Atenei e del Sistema universitario che riduce ulteriormente l'autonomia e la democrazia nell'Università.

Il DDL:

- riduce l'accesso all'Università degli studenti e dei docenti-ricercatori necessari alle esigenze di crescita culturale, sociale ed economica del Paese;
- vanifica di fatto il diritto allo studio;
- espelle dall'Università intere generazioni di studiosi precari che hanno dedicato, spesso senza alcun riconoscimento dei risultati raggiunti, tanti anni alla ricerca e all'insegnamento;
- non assicura gli strumenti necessari all'indispensabile ricambio generazionale.

Per tutti questi motivi, nell'interesse dell'Università e del Paese, si chiede al Senato di non approvare un DDL rifiutato dall'intero mondo universitario e al Governo di aprire, come più volte e da tempo richiesto, una discussione pubblica sull'Università italiana e sulle sue reali necessità.

Roma, 1 dicembre 2010

venerdì 10 dicembre 2010

MINISTRO GELMINI: "INCONTRI RAVVICINATI", MA DI CHE TIPO?

Il CoNPAss - Coordinamento Nazionale dei Professori Associati manifesta sconcerto e disappunto nell’apprendere la notizia dell'incontro tra il ministro Gelmini ed una sola rappresentanza sindacale, peraltro minoritaria, dei ricercatori universitari. Durante l'incontro - secondo lo stringato comunicato stampa ministeriale - si sarebbe discusso delle "principali esigenze dei ricercatori italiani" e il ministro si sarebbe impegnato "a valutare attentamente le proposte..., tra cui quella riguardante la progressione al ruolo di II fascia per un maggior numero di ricercatori".

Il CoNPAss rileva in primo luogo l'irritualità dell'atteggiamento del ministro, che probabilmente trova comodo scegliersi interlocutori compiacenti evitando al contempo di confrontarsi con soggetti maggiormente rappresentativi e rappresentativi anche di altre componenti dell'università. Il ministro Gelmini nel corso di tutto il dibattito che ha accompagnato il tormentato iter del "suo" disegno di legge ha sempre e sistematicamente evitato di incontrare le maggiori associazioni e le organizzazioni dei professori, dei ricercatori e più in generale dell'università, e ora, in evidente difficoltà politica, cerca forse una "sponda" disponibile ad accordi corporativistici al ribasso per riguadagnare punti in vista dell'improbabile ripresa del dibattito parlamentare?

Nel merito, poi, il CoNPAss ritiene deprecabile e offensivo incentrare la discussione su ipotesi di "regali fuori sacco" tanto corporativi da risultare quasi ad personam (anche in considerazione dell'esiguità delle risorse messe a disposizione) e stigmatizza l'incapacità (o forse meglio dire il rifiuto?) da parte del ministro di affrontare i veri nodi cruciali per avviare una discussione concreta sulla riforma, ovvero la mancanza di risorse e lo strapotere di pochi "baroni" ai quali il ddl Gelmini consegnerebbe definitivamente l'università pubblica.

Non si illuda il ministro di poter spendere politicamente e strumentalmente un incontro "occasionale" con due ricercatori, quando la maggior parte, la parte sana e migliore dell'università - ricercatori e professori insieme a studenti, personale di ruolo e precario - è costretta nelle piazze e sui tetti da una politica che si ostina a non ascoltare, ed a favorire invece interessi perversi e lobbistici, come dimostrano gli ultimi "giapponesi" rimasti a difendere l'indifendibile ddl, ovvero il presidente della CRUI e la presidentessa di Confindustria.

Il CoNPAss è pronto in qualsiasi momento ad offrire il proprio contributo in un confronto aperto sui contenuti del disegno di riforma. Ha il ministro Gelmini il coraggio e la responsabilità istituzionale di sospendere in extremis il forzoso e autoreferenziale percorso di approvazione del ddl che porta il suo nome e aprire finalmente un dialogo leale e costruttivo con tutto il mondo universitario?

CoNPAss - Coordinamento nazionale dei professori associati
http://www.professoriassociati.it

giovedì 9 dicembre 2010

La Sapienza: per il 2011 nessun contributo alla CRUI!


Il Consiglio di Amministrazione dell'Università "La Sapienza" di Roma, il più grande Ateneo d'Europa, ha approvato nella seduta del 7 dicembre scorso che
nella bozza di bilancio di previsione 2011 il finanziamento previsto per l’adesione alla CRUI (18.000 euro/annui) venga spostato sulla ricerca scientifica.

Si tratta chiaramente di una indicazione politica anche se simbolica ma necessaria in un momento quale quello in cui si trova la riforma dell’Università. In questo modo forse sarà possibile dare un segnale alla CRUI (il cui Presidente Decleva, rettore dell’Università di Milano, non perde invece occasione per esprimere soddisfazione per l’approvazione alla Camera del ddl Gelmini) sul clima di disagio che sta accompagnando questo passaggio parlamentare.

L'uscita degli Atenei dalla CRUI era stata originariamente proposta dal Coordinamento Precari Università e fatta propria dalla Rete 29 Aprile e dal Coordinamento Nazionale dei Professori Associati tramite una lettera aperta indirizzata ai Rettori, che ha raccolto ad oggi oltre 2600 adesioni.

La CRUI per il tramite del suo Presidente e di alcuni Rettori è fino ad oggi venuta meno al suo compito statutario di rappresentanza e valorizzazione (!) degli Atenei italiani, sostenendo il ddl Gelmini contro ogni ragionevole evidenza.

L'uscita degli Atenei (e in particolare di quelli pubblici) dalla CRUI è un segnale politico "forte" che non può essere facilmente ignorato, a ulteriore testimonianza, se mai ve ne fosse bisogno, della grave preoccupazione con la quale la parte migliore dell'università italiana segue la discussione parlamentare in corso. Non ci sono in questo momento le condizioni politiche per una riforma dell'università e in ogni caso il ddl Gelmini è tutto meno che una buona riforma. Si abbandoni di conseguenza questo ddl e, non appena lo scenario politico lo permetterà, si dia finalmente ascolto a tutte le componenti del mondo dell'università e della ricerca scientifica, per una riforma vera, efficace e condivisa!

mercoledì 8 dicembre 2010

Documento unitario - Occupazione dei rettorati e presidio al Senato


ADI, ADU, AND, ANDU, AURI, CISL-Università, CNRU, CNU,
ConPAss, CPU, CSA, CISAL-Università, FLC-CGIL,
Rete 29 Aprile, SNALS-Docenti Università, SUN,
UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR, USB-Pubblico Impiego

Roma, 1 dicembre 2010

Il DDL sull’Università è stato ieri approvato alla Camera nonostante la grande mobilitazione degli Atenei e delle Scuole dell’intero Paese, con la partecipazione di tutte le componenti: studenti, professori, ricercatori, precari, dottorandi, lettori-CEL, tecnico-amministrativi.

Il DDL è stato approvato in un contesto politico di estrema incertezza, con una Maggioranza divisa e un Governo debole, che ha scelto di impedire che si potesse liberamente manifestare davanti alla Camera, nonostante l’autorizzazione già concessa alle Organizzazioni in intestazione, e di creare, ingiustificatamente, un’ampia zona interdetta ai manifestanti.

Il Disegno di Legge approvato alla Camera, e che deve ora tornare al Senato, farraginoso e sostanzialmente inapplicabile, non risolve in alcun modo nessuno dei gravi problemi che affliggono l’Università italiana. Infatti esso rafforza i gruppi di potere baronali, aumenta a dismisura e istituzionalizza il precariato, peggiora ulteriormente i meccanismi di reclutamento e di avanzamento di carriera accentuando il localismo. In particolare, introduce un sistema di governo degli Atenei e del Sistema universitario che riduce ulteriormente l’autonomia e la democrazia nell’Università.

Il DDL:

* riduce l’accesso all’Università degli studenti e dei docenti-ricercatori necessari alle esigenze di crescita culturale, sociale ed economica del Paese;
* vanifica di fatto il diritto allo studio;
* espelle dall’Università intere generazioni di studiosi precari che hanno dedicato, spesso senza alcun riconoscimento dei risultati raggiunti, tanti anni alla ricerca e all’insegnamento;
* non assicura gli strumenti necessari all’indispensabile ricambio generazionale

Per tutti questi motivi, nell’interesse dell’Università e del Paese, si chiede al Senato di non approvare un DDL rifiutato dall’intero mondo universitario e al Governo di aprire, come più volte e da tempo richiesto, una discussione pubblica sull’Università italiana e sulle sue reali necessità.

In vista della discussione del DDL in Senato, le Organizzazioni universitarie, a sostegno della mobilitazione negli Atenei, invitano tutte le componenti universitarie all’occupazione simbolica dei Rettorati in concomitanza dell’inizio della discussione in Commissione e promuovono un presidio davanti al Senato in concomitanza con l’inizio della discussione in Aula.

giovedì 2 dicembre 2010

Documento sindacale unitario su DdL Gelmini


ADI, ADU, AND, ANDU, AURI, CISL-Università, CNRU, CNU,

ConPAss, CPU, CSA-CISAL Università, FLC-CGIL,
LINK-Coordinamento Universitario, Rete 29 Aprile,
SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca,
UILPA-UR, USB-Pubblico Impiego

Il DDL sull’Università è stato ieri approvato alla Camera nonostante la grande mobilitazione degli Atenei e delle Scuole dell’intero Paese, con la partecipazione di tutte le componenti: studenti, professori, ricercatori, precari, dottorandi, lettori-CEL, tecnico-amministrativi.

Il DDL è stato approvato in un contesto politico di estrema incertezza, con una Maggioranza divisa e un Governo debole, che ha scelto di impedire che si potesse liberamente manifestare davanti alla Camera, nonostante l’autorizzazione già concessa alle Organizzazioni in intestazione, e di creare, ingiustificatamente, un’ampia zona interdetta ai manifestanti.

Il Disegno di Legge approvato alla Camera, e che deve ora tornare al Senato, farraginoso e sostanzialmente inapplicabile, non risolve in alcun modo nessuno dei gravi problemi che affliggono l’Università italiana. Infatti esso rafforza i gruppi di potere baronali, aumenta a dismisura e istituzionalizza il precariato, peggiora ulteriormente i meccanismi di reclutamento e di avanzamento di carriera accentuando il localismo. In particolare, introduce un sistema di governo degli Atenei e del Sistema universitario che riduce ulteriormente l’autonomia e la democrazia nell’Università.

Il DDL:
- riduce l’accesso all’Università degli studenti e dei docenti-ricercatori necessari alle esigenze di crescita culturale, sociale ed economica del Paese;
- vanifica di fatto il diritto allo studio;
- espelle dall’Università intere generazioni di studiosi precari che hanno dedicato, spesso senza alcun riconoscimento dei risultati raggiunti, tanti anni alla ricerca e all’insegnamento;
- non assicura gli strumenti necessari all’indispensabile ricambio generazionale.

Per tutti questi motivi, nell’interesse dell’Università e del Paese, si chiede al Senato di non approvare un DDL rifiutato dall’intero mondo universitario e al Governo di aprire, come più volte e da tempo richiesto, una discussione pubblica sull’Università italiana e sulle sue reali necessità.

In vista della discussione del DDL al Senato, le Organizzazioni universitarie, a sostegno della mobilitazione negli Atenei, invitano tutte le componenti universitarie all’occupazione simbolica dei Rettorati in concomitanza dell’inizio della discussione in Commissione e promuovono un presidio davanti al Senato in concomitanza con l’inizio della discussione in Aula.

mercoledì 1 dicembre 2010

CARO MINISTRO, NO AI "RICATTI POLITICI"!


Il CoNPAss - Coordinamento Nazionale dei Professori Associati stigmatizza le incredibili dichiarazioni del ministro Gelmini
che, dopo l'irresponsabile approvazione alla Camera dei Deputati del DDL di riforma del sistema universitario in un contesto di pressocché unanime disapprovazione da parte del mondo accademico, reagisce con inaudite minacce al probabile differimento della votazione al Senato ad una data successiva al voto di fiducia previsto per il prossimo 14 dicembre.

Il ministro avrebbe infatti dichiarato che "il fondo per assumere 1.500 professori l'anno tra il 2011 e il 2013 sarebbe inutilizzabile pur a fronte di un massiccio esodo di docenti già in larga parte avvenuto nel 2009-2010. La legge del 2005 ha abrogato le vecchie regole concorsuali ma non ne sono mai stati varati i decreti attuativi. Quindi al momento non si possono bandire concorsi né da associato né da ordinario, mancando una normativa in materia" e che "il ddl prevede un fondo premiale per il 2011-2013 che serve a reintegrare su base meritocratica parte degli scatti di stipendio: senza il ddl queste risorse non potranno essere utilizzate per lo scopo previsto".

Come se non fosse preciso dovere del ministro Gelmini adottare i decreti attuativi della L. 230/05, della cui inapplicazione il ministro è interamente responsabile, in solido col precedente ministro Mussi!

E come se non fosse possibile per il ministro, come già fatto nella Legge 31/2008 di conversione del D.L. 31 dicembre 2007, n. 248 e in attesa della definizione ed attuazione delle vigenti discipline delle procedure di reclutamento dei professori universitari, continuare ad applicare le disposizioni della legge 3 luglio 1998, n. 210.

E, ancora, come se gli scatti stipendiali non fossero stati sospesi per un provvedimento incomprensibilmente penalizante per i professori, i ricercatori e tutto il personale dell'università pubblica, adottato proprio nello scorso luglio da quel Governo di cui il ministro Gelmini è componente.

Il CoNPAss - Coordinamento Nazionale dei Professori Associati trova inaccettabile che temi come l'università pubblica e la ricerca, di importanza fondamentale per il presente e il futuro del Paese diventino oggetto di nemmeno troppo velati "ricatti politici" da parte di un Ministro della Repubblica che, come tutto il Governo, ha giurato nelle mani del Presidente della Repubblica di esercitare le proprie funzioni "nell'interesse esclusivo della nazione".

CoNPAss - Coordinamento nazionale dei professori associati
http://www.professoriassociati.it

DdL Gelmini: NON E' ANCORA FINITA!


Da
Walter Tocci, deputato alla Camera per il PD.

Il disegno di legge Gelmini è stato approvato dalla Camera. Ora deve tornare al Senato per diventare legge. Anche in quell'aula tenteranno di soffocare la discussione parlamentare. Cercheranno di infilare il ddl nella stretta finestra tra l'approvazione della legge di stabilità e la mozione di sfiducia a Berlusconi, tra il 9 e il 14 dicembre.

Ma non è ancora finita. La mobilitazione dell'università è stata formidabile. In questi giorni si è espressa una grande forza civile nelle piazze, sui tetti e accanto ai monumenti del Belpaese. Il grido di dolore e di speranza dei giovani, degli studenti e dei ricercatori ha raggiunto le corde profonde della coscienza nazionale. Le ragioni dell'università sono diventate più chiare di fronte all'opinione pubblica.

In questa lotta il PD c'è stato e ci sarà ancora nei prossimi giorni. Oggi alla Camera il Gruppo dei deputati PD ha fatto sentire l'opposizione parlamentare ed ha avanzato le sue proposte per una vera riforma. L'impegno di tutti i deputati è stato straordinario ed è riassunto nel bellissimo discorso del capogruppo Dario Franceschini per la dichiarazione di voto contrario in diretta televisiva (il testo si può scaricare in formato pdf oppure in formato word, il video si trova sul sito www.camera.it).

In questi giorni la dinamica politica è assai imprevedibile e non si possono escludere sorprese. Con l'appoggio dei finiani la maggioranza è riuscita a dare una prova di forza, ma rimangono intatte le sue fratture, che speriamo possano portare alle dimissioni del Presidente del Consiglio. A questo riguardo il Pd ha indetto una grande manifestazione a Roma per sabato 11 dicembre a piazza San Giovanni. I temi dell'università saranno al centro di quella giornata di mobilitazione popolare che avrà per titolo Con l'Italia che vuole cambiare. Perciò siete tutti invitati a partecipare.

A presto,

Walter Tocci

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