giovedì 28 giugno 2012

CoNPAss - AI PROFESSORI ASSOCIATI DELLE UNIVERSITA’ ITALIANE

28 giugno 2012

AI PROFESSORI ASSOCIATI DELLE UNIVERSITA’ ITALIANE

Con riferimento al recente decreto n. 76 del 7/6/2012 il Coordinamento Nazionale Professori Associati pone all’attenzione di tutti i professori associati italiani, e di quanti sono intenzionati a concorrere per le prossime procedure di abilitazione, i seguenti punti:

• E’ stata fissata una soglia per poter partecipare alla procedura di abilitazione. Tale soglia è calcolata in base ai valori mediani di alcuni indicatori bibliometrici: numero di pubblicazioni nei dieci anni precedenti il bando, normalizzato per l’età accademica se questa è inferiore a dieci anni; numero di citazioni e h-index, entrambi normalizzati all’età accademica.

• Pare (il decreto non si esprime con chiarezza su questo punto, ma è stata diffusa una nota dall'ANVUR) che tali mediane saranno calcolate, per ciascun settore concorsuale, in base ai dati che i professori attuali caricheranno volontariamente sul sito del CINECA.

• L’età accademica è definita in maniera nebulosa nel decreto come “il periodo di tempo successivo alla data della prima pubblicazione pertinente al settore concorsuale”, con esclusione di periodi di interruzione dell'attività scientifica per congedi o altre cause rilevabili dal curriculum e anche per essa (pare che) faranno fede i dati in possesso del CINECA. Viene spontaneo chiedersi come farà l'ANVUR a stabilire se una specifica pubblicazione (in generale non disponibile alla sua valutazione) sia o meno pertinente al settore concorsuale, né come potrà conoscere (e verificare) tutte le possibili cause di interruzione.

Tutto ciò NON garantisce che il calcolo sia fatto correttamente e risponda alla realtà dei fatti, visto che il “popolamento” del sito del CINECA è affetto da omissioni e ridondanze. A riprova di ciò nel decreto emanato il 21 giugno la stessa Anvur prevede un intero articolo (Art. 5: Errori e omissioni nella compilazione del sito docente e completezza delle banche dati), alla fine del quale demanda l’aggiornamento e la verifica dell’esattezza dei dati al singolo docente, e dichiara di non essere responsabile di eventuali errori. A conferma di questi rilievi in questi giorni si stanno moltiplicando gli appelli, più a meno accorati, al senso del dovere dei docenti che devono completare l’inserimento dei dati nel sito e accertarsi che non ci siano duplicati! E' infatti evidente che eventuali duplicazioni, se non adeguatamente verificate dall'ANVUR, farebbero innalzare il valore delle mediane, come lo innalzerebbero eventuali prodotti erroneamente registrati dai docenti con le tipologie indicate negli allegati del Decreto (le uniche da prendere in considerazione, secondo il decreto per il calcolo degli indicatori). Ancora maggiori saranno le conseguenze del mancato caricamento, da parte di qualche docente, delle proprie pubblicazioni più antiche, con conseguente riduzione della sua "età accademica" e, quindi, innalzamento delle mediane degli indicatori destinati ad essere normalizzati. E' probabile che l'ANVUR ritenga di potersi tutelare dalle conseguenze degli errori di calcolo delle mediane non rendendo pubblici i dati disaggregati, ma difficilmente questa eventuale pretesa potrebbe resistere di fronte a richieste "formali" dei candidati, o di associazioni di docenti come il CoNPAss, di potere avere accesso a tali dati.

Di conseguenza l’intera procedura, invece di garantire trasparenza e merito come tanto sbandierato, darà luogo sicuramente a lunghi contenziosi legali dagli esiti incerti.

Il CoNPAss, inoltre, richiama con forza l’attenzione dei propri soci, dei professori associati e di tutta la comunità accademica italiana i sul fatto che le attuali regole in vigore per il turn over, fissate dal decreto legislativo n. 49 del 29 marzo 2012 consentiranno di bandire, a valle delle abilitazioni, un limitatissimo numero di concorsi per la I fascia, rendendo di fatto quasi inutilizzabili le abilitazioni conseguite. In particolare, nel caso dei professori associati che eventualmente conseguiranno l’abilitazione alla prima fascia, appare fortemente limitante l’ulteriore vincolo che, nella stragrande maggioranza degli atenei, il numero di professori di prima fascia chiamati non potrà essere superiore al numero di posti di RTD tipo b chiamati.

Sulla base di queste considerazioni il CoNPAss ritiene indispensabile che il MIUR, anche accogliendo le ragionevoli sollecitazioni del CUN, intervenga rapidamente per modificare le inadeguate procedure previste dall'ANVUR e invita iscritti e simpatizzanti

- a diffondere e discutere queste informazioni nelle sedi locali;

- a impegnarsi per una battaglia per l’introduzione di una fascia unica della docenza basata su una seria e costante valutazione. 

 

sabato 9 giugno 2012

Petizione di Ateneo per la previsione in Statuto dell'elettività del Consiglio di Amministrazione


Al Magnifico Rettore
dell'Università degli Studi dell'Insubria

Magnifico Rettore, i firmatari della presente petizione richiedono alla MV, ai sensi dell'art. 84, comma 2 del vigente Statuto, che gli Organi collegiali di governo dell'Ateneo possano pronunciarsi sulla proposta di modifica statutaria allegata, tesa a introdurre l'eleggibilità dei componenti del Consiglio di Amministrazione dell'Ateneo.

Come è noto alla MV, lo Statuto del nostro Ateneo approvato in forma definitiva dal Senato Accademico nello scorso marzo non prevede l'elettività dei componenti del Consiglio di Amministrazione, organo principe nel nuovo sistema di governance universitaria introdotto dalla Legge 240/2010, sebbene tale previsione fosse presente nella prima versione del testo. L'elettività del CdA è stata in seconda lettura eliminata in base al parere espresso dal MIUR sulla prima versione. In sintesi, il MIUR ha ritenuto che tra le modalità di "scelta o designazione" previste dalla Legge 24/10 per i componenti del CdA non potesse comprendersi l'elezione.

L'interpretazione del MIUR è stata tuttavia recentemente smentita dal TAR Liguria, il quale, respingendo il ricorso del MIUR contro lo Statuto dell'Università di Genova che prevede l'elettività dei componenti del CdA, afferma tra l'altro che "etimologicamente il vocabolo [scelta] discende dalla coniugazione al participio passato del verbo scegliere, a sua volta derivato dal latino “ex-eligere”, la cui assonanza con la contrastata modalità elettorale non ha necessità di essere spiegata", concludendo che "non sussiste nel senso ora indicato un principio che impone l’opzione democratico-elettiva per l'individuazione dei membri del consiglio d'amministrazione di un ente quale e' un’università statale; tuttavia non può essere esclusa la possibilità che l'’ordinamento di un paese fondato sulla democrazia elettiva rimetta a tale metodo anche la provvista dei componenti dell’'organo di governo delle scuole di alta formazione italiane."

E' inoltre doveroso ricordare come in sede di approvazione del testo vigente dello Statuto del nostro Ateneo numerosi componenti del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione abbiano formulato l'auspicio che l'elettività del CdA potesse essere tempestivamente reintrodotta a fronte di pronunciamenti favorevoli a una tale previsione.

I firmatari di questa petizione ritengono in ogni caso che l'elettività dei componenti del Consiglio di Amministrazione da parte della Comunità Accademica sia fondamento irrinunciabile a garanzia dei principi di autonomia e democraticità della vita di un Ateneo e auspicano di conseguenza che la proposta di modifica dello Statuto possa essere discussa quanto prima e in ogni caso nei tempi previsti dalle norme vigenti, onde consentirne l'applicazione già in sede di prima applicazione del nuovo testo.

A tal proposito, infine, sottolineano come una tale modifica non rischi in alcun modo di interferire con il complessivo processo di attuazione del nuovo Statuto, i cui tempi potrebbero prevedere l'avvio delle procedure per la costituzione del nuovo CdA proprio in coincidenza con l'entrata in vigore della modifica proposta.

Grati per la particolare considerazione che siamo certi verrà dedicata a questa petizione, porgiamo deferenti ossequi.

Como/Varese, 4 giugno 2012

Per aderire clicca qui: http://tinyurl.com/uninsubriastatuto

martedì 5 giugno 2012

COMUNICATO DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE UNIVERSITA’ BENE COMUNE SUI RISULTATI DEL CONTROSONDAGGIO SUL VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO

COMUNICATO DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE UNIVERSITA’ BENE COMUNE SUI RISULTATI DEL CONTROSONDAGGIO SUL VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO

5 giugno 2012

Il 16 maggio si è concluso il controsondaggio promosso dall’Assemblea Università Bene Comune sul valore legale del titolo di studio, iniziato il 17 aprile e realizzato attraverso un questionario somministrato in formato elettronico per l’autocompilazione via web. Il questionario riguardava, oltre al problema del valore legale, anche altri aspetti dell’organizzazione dell’università nel nostro paese, sui quali daremo puntuale notizia nei prossimi giorni.

Nonostante il silenzio assordante della stampa, attraverso la rete e il passa parola al sondaggio hanno risposto 4.155 cittadini, di cui il 58,7% appartenenti al mondo universitario. Va subito osservato che il 69% dei rispondenti non ritiene che quella del valore legale del titolo di studio sia una priorità per il sistema universitario italiano. Tra i rispondenti i gruppi più numerosi sono quelli degli studenti (22%) e dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato (44%). Analizzando l’insieme dei rispondenti secondo il titolo di studio emerge che ben il 45,6% è laureato e il 26,6% ha conseguito il dottorato di ricerca. Si tratta quindi di un insieme altamente informato sulla situazione universitaria, in cui la percentuale di rispondenti sotto i 35 anni è pari al 38%.

Complessivamente l’84% dei rispondenti ha espresso un parere contrario all’abolizione del valore legale del titolo di studio. Questo risultato si aggiunge e fornisce conferma a quello registrato dal sondaggio organizzato dal ministro Profumo, al quale hanno partecipato quasi 24.000 cittadini, di cui il 74% è contrario all’abolizione del valore legale del titolo di studio.

L’esito concorde dei due sondaggi, tra di loro indipendenti e indirizzati verosimilmente a strati di popolazione ben differenziati, indica in modo non equivoco che l’orientamento prevalente della cittadinanza, quantomeno della sua componente più attiva ed informata sulle problematiche in oggetto, vuole che il sistema di istruzione della Repubblica mantenga e rafforzi le caratteristiche di inclusività e di promozione sociale che la Costituzione del 1948 indica come stelle polari dell’azione politica, in quanto presupposto necessario affinché tutti i cittadini possano essere egualmente liberi. In pratica l’esito dei due sondaggi certifica che i cittadini vogliono, concretamente e non in astratto, una politica che faciliti l’accesso delle classi meno abbienti ai gradi più elevati dell’istruzione.

I darwinisti sociali del merito e dell’eccellenza (la cui politica sociale si sostanzia nella massima “i poveri sono poveri perché se lo meritano”, ovvero, con il linguaggio più chic degli economisti marginalisti, “perché non hanno investito abbastanza nel loro capitale umano...”) escono sconfitti da questa consultazione, e la loro sciagurata alleanza con le forze più apertamente reazionarie dello scacchiere politico (il governo Berlusconi e il ministro Gelmini) mostra tutta la sua miseria.

“Filosofia della miseria” che tuttavia affligge anche il governo dei tecnici (cioè “i migliori”, perché se non fossero i migliori su cosa sostanzierebbero la loro legittimità?), come mostrano sia il tentativo del ministro Profumo di introdurre l’abolizione del valore legale dei titoli di studio per decreto, sia la gestione “omertosa” dei risultati del “suo” questionario.

La stessa “filosofia della miseria” informa anche la bozza di “decreto sul merito”, con le americanate alla McDonald sullo studente dell’anno, l’obbligo di attività didattica per gli assegnisti di ricerca (ritorniamo al lavoro servile dell’Ancien Régime), l’abolizione della tenure track per i ricercatori a tempo determinato e il ripristino dei concorsi locali (misura alla quale Profumo parrebbe però aver già deciso di rinunciare).

Nelle prossime settimane presenteremo un’analisi approfondita dei risultati del controsondaggio: grazie alla preziosa collaborazione di quanti hanno partecipato all’iniziativa, disponiamo ora di tantissimi input e suggerimenti utili sugli aspetti prioritari da migliorare nell’organizzazione dell’Università italiana. Giudichiamo molto positivamente l’esperienza di questa indagine, forti della convinzione che, per impostare una vera politica riformatrice e contrastare il tentativo egemonico delle forze conservatrici, sia oggi più che mai necessario dare corpo ad una vera e propria inchiesta dal basso sulla situazione degli atenei e sui bisogni e sui desideri di coloro che li popolano quotidianamente.


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