lunedì 29 novembre 2010

OPPONETEVI al DDL GELMINI O DIMETTETEVI!


COMUNICATO STAMPA N.06
29 novembre 2010

OPPONETEVI al DDL GELMINI O DIMETTETEVI!

Opponetevi o dimettetevi! E' l'invito che, in coincidenza con la ripresa della discussione alla Camera del ddl Gelmini, giunge ai Rettori, ai Presidi e a tutti quei docenti universitari che, pur ricoprendo importanti cariche di rappresentanza nelle università italiane, fino ad oggi non hanno ancora dato voce al dissenso e alle controproposte che professori e ricercatori in tutta Italia stanno ormai da mesi esprimendo a proposito del ddl Gelmini.

Oltre 1600 adesioni in pochi giorni da 56 Università di tutta Italia! Tante ne ha raccolte ad oggi (ma il numero cresce di ora in ora) la "Lettera aperta ai Rettori, ai Presidi di Facoltà, ai Direttori di Dipartimento e ai Presidenti di Consiglio di Corso di Studio delle Università Statali Italiane" proposta dal CoNPAss - Coordinamento nazionale dei professori associati (http://www.professoriassociati.it) e dalla Rete 29 Aprile (http://www.rete29aprile.it/) e accessibile in rete all'indirizzo http://petizioni.conpass.it/.

Oggi il documento viene presentato ufficialmente a tutti i Rettori, sollecitati in qualità di massimi rappresentanti delle Università a richiedere con forza e chiarezza l'arresto immediato dell'iter parlamentare del ddl Gelmini e la restituzione al sistema delle università statali delle risorse finanziarie sottratte.

Viene inoltre chiesto che le Università statali escano dalla CRUI, venuta meno da tempo al suo mandato statutario di rappresentare le università italiane facendosi al contrario strumento della politica governativa (come diversi Rettori hanno sottolineato negli ultimi giorni, dissociandosi dalle prese di posizione del presidente della CRUI). In ogni caso - in accordo con la petizione promossa dal Coordinamento dei Precari dell'Università (http://www.gopetition.com/petition/40360.html) - si chiede anche che ogni Ateneo non versi più alla CRUI il contributo annuale di alcune decine di migliaia di euro (soldi che fino ad oggi sono gravati sui bilanci delle università aderenti). Infine, si chiede che il dissenso nei confronti del ddl venga manifestato anche attraverso la sospensione delle attività didattiche e l'organizzazione di iniziative pubbliche.


CoNPAss - Coordinamento nazionale dei professori associati
http://www.professoriassociati.it

Rete 29 Aprile
http://www.rete29aprile.it/


Il comunicato stampa in pdf (18,9 kb)
Il comunicato stampa in word (37,5 kb)

domenica 28 novembre 2010

NON aderisco a "Difendiamo l'Universita' dalla Demagogia"


Cari colleghi,


ho ricevuto oggi un "appello" a sostegno della "riforma" dell'università, che personalmente non condivido (lo riporto qui in calce). Tale appello è proveniente da un indirizzo email di un fantomatico dominio "maggioranzasilenziosa.com", sito sul quale si trovano ben 16000 indirizzi email di colleghi di tutte le università, evidentemente tratti da una banca dati (ministeriale?)

Personalmente, NON aderisco all'appello, e mi stupisco sinceramente che colleghi altrimenti stimati possano appoggiare questo progetto di devastazione dell'Università italiana frutto di un patto scellerato tra l'oligarchia dei rettori e il mondo politico e sindacale.

La "riforma" accentua la gerarchizzazione degli atenei e lo strapotere dei rettori; sottrae alla comunità scientifica i meccanismi del reclutamento, rimettendo tutto alle oligarchie locali; nasconde dietro il polverone della valutazione della ricerca scelte arbitrarie e clientelari; distrugge l'autonomia didattica e scientifica dei giovani studiosi riducendoli ad un precariato senza sbocco; dulcis in fundo, ripropone la promozione ope legis per persone che non meriterebbero un trattamento così infamante.

Mi chiedo quanti dei colleghi firmatari abbiano davvero letto il testo e abbiano ragionato sulle sue conseguenze, non limitandosi al proprio stretto contesto e alla propria limitata esperienza (o convenienza).

Questo attacco del sistema dei partiti al mondo accademico ha un precedente storico che non va dimenticato: il famigerato decreto Pedini. Fu allora l'ostruzionismo dei deputati del gruppo indipendente di sinistra, dei radicali e in extremis di un drappello di missini a salvare l'università italiana dal saccheggio. Oggi lo scenario si ripete: il futuro si giocherà sul filo del rasoio:

Spero che gli anonimi promotori dell'appello, ai quali ho scritto, abbiano la cortesia di trasmettere ai (presunti) firmatari questa mia risposta. Sarò grato a chi vorrà diffonderla o comunque contribuire a contrastare questa scellerata iniziativa.

P.S.: forse non è un caso che il sito "loccidentale.it", sostenitore dell'iniziativa "pro Gelmini" sia sponsorizzata dalla sedicente università ecampus: lo pseudoateneo creato dal CEPU. Vedere per credere:
http://www.loccidentale.it/articolo/difendiamo+l%27universit%C3%A0+dalla+demagogia.0099147

Un saluto a tutti,

Giovanni Figà-Talamanca
Ordinario di diritto commerciale
Università di Roma Tor Vergata

Lettera Aperta: Difendere i Baroni?


Mi chiamo Saverio Giulini e sono professore ordinario da quasi vent'anni; quindi nel gergo un po' troppo semplificato dei mezzi di informazione e dell'opinione pubblica, potrei essere definito un 'barone'.


Mi è stato chiesto quali motivi mi hanno spinto, giovedì mattina alle 11, a recarmi nell’atrio di via Balbi, in Rettorato, rubandoli ai miei studi e ai miei studenti (ma a questi ultimi avevo per fortuna dedicato le due ore e mezzo precedenti). Me lo sono chiesto anch’io visto l’avvilente spettacolo dello sparuto numero di colleghi presenti.

Per chiarirmi le idee ho cercato delle risposte: ecco le ragioni che ho trovato.
Mi sono recato lì perchè avrei voluto che il Rettore manifestasse chiaramente la sua opinione sul decreto Gelmini con un documento scritto, così come è stato fatto dai Rettori di Cagliari e Sassari, dal Senato Accademico di Firenze, dal Politecnico di Milano.

Ma il Rettore non c’era!

Perchè avrei voluto capire per quale motivo i docenti dell’Università di Genova si dimostrano così inerti e apatici, mentre, per citare un esempio, al Politecnico di Milano 660 tra professori e ricercatori si sono autotassati per acquistare una pagina del Corriere della Sera del 24 novembre allo scopo di rendere pubblico il loro marcato dissenso (costo 27000 euro; eh sì, si possono spendere anche cifre simili per difendere un’idea).

Ma di colleghi ce ne erano ben pochi!

Ho allora buttato via il mio tempo? Forse no, perchè di motivi ne ho trovati tanti altri!

Perchè vorrei che qualcuno si prendesse la briga di smentire una volta per tutte lo slogan (che tanta presa ha sull’opinione pubblica) ‘Chi protesta, difende i baroni’, mentre è vero l’esatto contrario: è proprio la ‘riforma’ che accentra nelle mani degli ordinari sia la gestione dei concorsi che gli organi accademici.

Perchè vorrei che qualcuno, a fronte dell’affermazione di un esponente del governo: ‘I Rettori sono tutti concordi nell’approvare la riforma’, contrapponesse le 3000 firme che ha raccolto una petizione per il ritiro del DDL Gelmini, rivolta al Presidente della Repubblica, in cui si recita ‘La CRUI (Conferenza dei Rettori), unica voce che apertamente appoggia la riforma, ha degli interessi corporativi evidenti: i rettori stanno barattando l'università in cambio di un abnorme accrescimento di potere personale. La CRUI, oggi, non rappresenta l'Università: rappresenta solo se stessa’.

Perchè vorrei che ci si indignasse quando si sente affermare da un lato che non ci sono soldi per l’istruzione pubblica, ma dall’altro si presenta un emendamento alla legge di stabilità che aumenta gli stanziamenti per l’istruzione privata da 100 a 245 milioni (rivedere il Titolo II, art. 33 della Costituzione), cifra ben superiore al PRIN 2009 (finanziamenti per i Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale, peraltro ancora in alto mare).

Perchè vorrei che i media trovassero il coraggio di affermare con forza ‘Basta menzogne!’ quando qualche politico afferma che lo Stato Italiano spende troppo per l’istruzione visto che Education at a Glance 2010 ci pone al penultimo posto (su oltre 30 stati) nel rapporto tra spesa pubblica per l’Istruzione e spesa pubblica totale, o che gli 8725$ spesi per lo studente universitario italiano sono molto lontani dalla media OCSE di 12336$ (Fondazione Giovanni Agnelli, 2010; ed entrambi i dati si riferiscono al 2006, prima cioè dei maxi-tagli).

Perchè vorrei che tutti si rendessero conto che un testo pasticciato come il ddl Gelmini può essere chiamato con tanti nomi, ma non è sicuramente una riforma.
Perchè vorrei che l’opinione pubblica, ottenebrata da troppi anni di disinformazione, si ricordasse che i nostri parlamentari non sono dei signorotti onnipotenti, ma solo dei nostri dipendenti, per giunta strapagati (il triplo della media europea; sono a disposizione di chiunque sia interessato, per chiarimenti su questo punto).

Perchè vorrei, infine, che ci si ricordasse che bene o male le Università sono ancora tra i pochi luoghi in cui si ‘fa’ della cultura e che, sì, probabilmente la cultura non si mangia, ma senza cultura il nostro Paese muore.

Un modesto, ma onesto impiegato della Cultura
Saverio Giulini
Professore Ordinario di Analisi Matematica
Facoltà di Architettura
Università degli Studi di Genova


P.S.: oggi, venerdì 26 novembre, è apparsa sul Corriere Mercantile un’intervista al nostro Rettore, in cui egli risponde chiaramente al primo dei ‘perchè’ che avevo avanzato. Anche se avrei preferito un documento ufficiale e, da una persona che nel recente passato si è mossa con grande abilità, mi sarei atteso, in un momento di così alta tensione, una maggiore prudenza, sopratutto se si tiene conto che, a quanto pare, nella riunione del 25 novembre, la Conferenza dei Rettori non ha potuto trattare l'ordine del giorno perchè un gran numero di Rettori ha sollevato il problema delle dichiarazioni sulla stampa del Presidente Decleva a sostegno del DDL Gelmini sull'Università.
In ogni caso chiarezza volevo e chiarezza c’è stata. Onestamente non condivido il suo ottimismo, ma spero di sbagliarmi. Quello che non accetto è l’affermazione ‘questa ‘riforma’ toglie potere ai baroni’; gli slogan (mendaci) sono il nutrimento preferito dell’attuale politica italiana e vengono elargiti senza ritegno all’opinione pubblica; che questa mala usanza si diffonda anche nel nostro mondo è veramente grave.
Quanto al problema del reclutamento, che ovviamente sta a cuore a tutti, direi che gli ultimi concorsi, in regime transitorio è vero, ma non per la composizione delle commissioni, hanno dato una pessima prova di sè. Se il buon (o cattivo) giorno si vede dal mattino’.
Infine siamo tutti concordi sulla necessità di una seria valutazione e di una razionalizzazione del sistema Università (salvo proprio quei ‘baroni’ che tutti noi abbiamo in mente e che, in questo momento, se ne stanno zitti zitti), ma le modalità con cui raggiungere tali obiettivi in modo serio sono assai complesse e diversicate, e non mi pare trovino riscontro nelle norme troppo spesso superficiali, farraginose e contradditorie adombrate nel decreto in questione.

venerdì 26 novembre 2010

DICIAMO CHIARAMENTE A TUTTI PERCHE' PROTESTIAMO


PERCHE' PROTESTIAMO


- I futuri ricercatori disegnati dalla riforma saranno precari a vita. Dopo aver preso una laurea, preparato un dottorato (e non è detto che si vinca subito), dopo tre anni di dottorato, qualche altro anno di post-dottorato, poi di assegni di ricerca si arriva a vincere un concorso per ricercatore a 40 anni, un posto che sarà precario (3 anni +3) senza nessuna certezza di venire assunti come associati (previa abilitazione nazionale) così come dice la Gelmini. La legge li denomina ricercatori ma li obbliga ad insegnare a basso costo, rispetto allo stipendio dei professori. Insomma sono ricercatori o professori? Oppure sono ricercatori mascherati da professori mal pagati e sfruttati? Devono lavorare e in silenzio poiché l’ordinario di turno li potrà sempre minacciare di non chiedere il concorso per associato. È una schiavitù terribile ed è il futuro che si prospetta per migliaia di giovani che vogliano intraprendere la carriera universitaria.

- Gli attuali ricercatori a tempo indeterminato sono stati assunti per fare ricerca e non didattica. In realtà sono loro a mantenere circa il 50% dei corsi in tutta Italia. Essi però NON SONO PAGATI per fare lezione, correggere le tesi e quant’altro. Fino ad adesso hanno fatto didattica per senso si responsabilità e con la speranza che quell’esperienza sarebbe servita loro per superare i concorsi futuri. Concorsi che non ci sono mai stati poiché i continui tagli che i tagli all’FFO hanno praticamente cancellato ogni giusta aspirazione di carriera.

- I ricercatori, come tutti gli altri docenti sono stati privati fino al 2013 degli scatti economici (ma i ricercatori perdono in percentuale molto di più degli altri). Spieghi la Gelmini che cosa vuol dire “che saranno premiati i docenti migliori” se soldi non ce ne sono.

- Con questa legge le commissioni di TUTTI I CONCORSI saranno in mano solo a pochi ordinari con l'estromissione dei ricercatori e degli associati da ogni momento decisionale (alla faccia della democrazia e della legge contro i baroni).

- I ricercatori chiedono fondamentalmente l’istituzione del RUOLO UNICO DELLA DOCENZA che eliminerebbe ogni forma di subordinazione e sarebbe davvero una legge contro i baroni. RUOLO UNICO DELLA DOCENZA vuol dire che scompare la figura del ricercatore e che si diventa, dopo il dottorato, le borse di studio, gli assegni di ricerca, - insomma dopo un bel po’ di precariato e previo il superamento di un concorso serio - professori a tutti gli effetti senza la distinzione tra ordinari e associati. Ovviamente si avanzerà nello stipendio e nei ruoli di responsabilità solo attraverso il merito. Chi ogni due anni dimostra di aver prodotto davvero potrà, previo giudizio di una commissione anche internazionale (o come volete voi), passare al livello successivo che gli consentirà di avanzare sia nello stipendio che nei posti di responsabilità.

- L’attuale legge Gelmini punisce e relega ai margini decisionali della vita universitaria coloro che nell’università ci lavorano davvero, disegnando una governance senza la presenza degli attuali ricercatori, degli associati e di un buon numero di studenti.

- Questa legge penalizza ulteriormente dal punto di vista economico i giovani che lavorano nell’università in quanto non consente loro di ricostruire la carriera nel momento in cui passa da uno stato giuridico ad un altro (da dottore di ricerca/assegnista a ricercatore, da ricercatore ad associato, da associato ad ordinario) creando un danno economico enorme soprattuo alle nuove generazioni di studiosi.

PERCHE’ NESSUNO FA QUESTE DOMANDE ALLA GELMINI, PERCHE’ NESSUNO LE DICE IN FACCIA QUESTE COSE ESIGENDO DA UN MINISTRO DELLA REPUBBLICA DELLE SPIEGAZIONI?


INTEGRATE E DIFFONDIAMO OVUNQUE (MAIL BOMBING, POLITICI, FLI, PARTITI D’OPPOSIZIONE, GIORNALI ECC) QUESTI POCHI, MA A MIO AVVISO IMPORTANTI PUNTI CHE NESSUNO HA MAI VERAMENTE TOCCATO IN OGNI TG O TRASMISSIONE TELEVISIVA. E’ SU QUESTO CHE LA GELMINI DEVE DISCUTERE E NON SCIORINANDO LA SOLITA LITANIA , IL SOLITO DISCO ROTTO. GRAZIE.

Giuseppe Patisso
Ricercatore
Università del Salento

COMUNICATO APRI PER RITIRO DDL E RICHIESTA DIMISSIONI GELMINI


L'Associazione Precari della Ricerca Italiani è indignata e delusa per l'attuale situazione che si è delineata relativamente al DDL Gelmini.


Sin dall'inizio dell'iter parlamentare, convinti che il DDL potesse rappresentare un'occasione per riformare in modo meritocratico un'università ancora oggi in mano alle corporazioni, abbiamo avviato innumerevoli tentativi di dialogo attraverso incontri con il MIUR, partecipazioni alle audizioni parlamentari, contatti con deputati e senatori particolarmente attenti alla causa.

Ebbene, qualunque nostro tentativo è andato a vuoto: il ministro si è dichiarato sordo a qualunque nostra richiesta.

L'APRI denuncia inoltre come gli emendamenti presentati nel primo passaggio in Senato, poi in Commissione e, infine, nell'attuale passaggio alla Camera abbiano completamente stravolto l'impianto originale disegnando un DDL che oggi non è solo inadeguato per riformare l'Università italiana, ma, se possibile, è estremamente peggiorativo ai fini della competitività internazionale del sistema italiano, del diritto allo studio e dell'apertura al merito e alle competenze.

Allo stesso tempo l'APRI è parimenti delusa dal comportamento di molte delle forze di opposizione e di governo/opposizione, preoccupate unicamente di cercare consenso attraverso contentini a figure già fortemente tutelate dal sistema universitario, dimenticando i precari e svilendo in questo modo le richieste di rilancio, apertura e meritocrazia del sistema universitario italiano.

Per tutti questi motivi, l'APRI chiede con forza che il DDL venga immediatamente RITIRATO, che il Ministro Gelmini si assuma le responsabilità del fallimento dimettendosi e che il parlamento e il governo si facciano carico di creare le condizioni per riprendere un dialogo aperto su un progetto di riforma universitaria necessario oggi più che mai.


APRI - Associazione Precari della Ricerca Italiani
http://www.ricercatoriprecari.it/
http://ricercatoriprecari.blogspot.com/

martedì 23 novembre 2010

Lettera aperta ai Rettori, ai Presidi di Facoltà, ai Direttori di Dipartimento e ai Presidenti di Consiglio di Corso delle Università Statali

LA LEGGE GELMINI E’ PEGGIORATA!


Da
Walter Tocci, deputato alla Camera per il PD.

PDL e Lega stravolgono le regole parlamentari e cancellano perfino i miglioramenti già approvati dalla commissione Cultura.

Si è appena conclusa una brutta pagina di vita parlamentare. Vi racconto in sintesi i fatti. Alle 13,30 la Camera ha approvato col nostro voto contrario la legge finanziaria, ora denominata di stabilità. Mezz’ora dopo PDL e LEGA hanno imposto la ripresa della discussione del ddl Gelmini in commissione Bilancio, dove si era bloccata qualche settimana fa. E’ stata una chiara violazione delle regole parlamentari. Infatti, non si possono approvare leggi di spesa durante la sessione di bilancio. Questa si concluderà solo quando anche il Senato avrà approvato il provvedimento finanziario. Di conseguenza il PD in Commissione Bilancio si è battuto perché non si desse corso al parere. Per un soffio non è passata la nostra mozione che ha raccolto 20 voti (partecipazione al 100% dei nostri deputati) contro i 21 voti di PDL e LEGA. Se anche i tre finiani avessero votato contro si sarebbero rispettate le regole e avremmo bloccato l’iter del provvedimento.

Quella regola non è solo una formalità, ma è ispirata a criteri di buon senso e di ordine delle discussioni. Infatti, la sua violazione ha condotto lo stesso governo in una situazione imbarazzante in cui ha dovuto smentire se stesso e cancellare una serie di norme che avrebbero avuto bisogno della conclusione della sessione di bilancio.

Pur di mettere il suo pennacchio sull’approvazione della legge la Gelmini ha disatteso gli impegni presi in pubblico ed è arrivata a eliminare perfino alcuni miglioramenti che erano stati introdotti dalla commissione Cultura. Le esigenze della propaganda per il ministro vengono prima dei diritti degli studenti, dei ricercatori e dei professori.

A seguire si è riunita la commissione Cultura e abbiamo assistito a una scena penosissima. I deputati della maggioranza hanno dovuto fare una sorta di abiura approvando ben 34 emendamenti abrogativi di norme che essi stessi avevano votato solo qualche settimana fa. A questo si riduce la vita parlamentare quando a comandare è uno solo. Riassumo di seguito i contenuti più importanti di tali emendamenti. Solo chi muove da un radicato disprezzo verso l’università può portare all’approvazione i seguenti peggioramenti:

- eliminazione del ripristino degli scatti di anzianità per i giovani ricercatori sbandierato dalla Gelmini in tante televisioni (art. 5 bis del testo approvato in commissione Cultura)

- definanziamento degli incentivi per l’internazionalizzazione del sistema universitario e in particolare per insegnamenti o corsi di studio che si tengono in lingua straniera (art. 2, comma 2, lettera l)

- possibilità di assorbimento da parte del ministero dei risparmi generati da eventuali fusioni di atenei, dopodiché non si capisce con quali incentivi si realizzeranno tali processi (art. 3, comma 3)

- soppressione del trasferimento dei beni demaniali in uso agli atenei (art. 3bis)


- obbligo di restituzione dei buoni studio anche da parte degli studenti che hanno ottenuto il massimo dei voti (art. 4, comma 1, lettera b)

- cancellazione nella definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) per il diritto allo studio dei seguenti obiettivi: borse di studio, trasporti, assistenza sanitaria, ristorazione, accesso alla cultura, alloggi; dopodiché non si capisce che cosa rimanga (art. 5, comma 6, lettera a)

- nei passaggi di livello eliminazione dell’aggancio alla classe quarta per la rivalutazione iniziale che era stato introdotto a parziale compensazione della mancata ricostruzione di carriera (art. 8, comma 3, lettera b)

- definanziamento della retribuzione integrativa per i ricercatori che svolgono didattica o attività gestionali (art. 9 comma 01)


- eliminazione della soglia minima di 20 mila euro annui per gli assegni di ricerca (art. 19, comma 6)

- ammissione che non si tratta di una vera tenure track poiché la conferma di ruolo è condizionata con norma esplicita alla disponibilità delle risorse (art. 21,comma 5)

- mancato riconoscimento delle prestazioni dei contratti a tempo determinato ai fini del trattamento di quiescenza e previdenza (art. 25, comma 10quater)

- cancellazione della norma relativa ai concorsi per associato che non ha copertura finché non viene approvata al Senato la legge di stabilità.

La perla finale è il commissariamento del ministro Gelmini contenuto nell’ultimo emendamento (art. 25, comma 11 bis). Il ministro dell’Università, secondo la norma introdotta, “provvede” al monitoraggio degli atenei e “riferisce” al ministro dell’Economia il quale interviene “con proprio decreto” per modificare gli stanziamenti in bilancio a favore dell’università. E’ un linguaggio mai utilizzato nella legislazione italiana. Mai prima d’ora, infatti, erano state introdotte norme che subordinano un ministro rispetto a un altro, dal momento che la Costituzione ne stabilisce la parità di rango. Se fosse solo un problema personale potremmo dire che la Gelmini se l’è cercata e non saremo certo noi a compiangerla. Ma qui è in gioco una questione istituzionale che riguarda in ultima istanza la libertà universitaria. Doveva essere una riforma epocale. Oggi non è più neppure un disegno di legge. E’ una doppia ordinanza di commissariamento. Gli atenei sotto il comando del ministero dell’Università e questo sotto il ministero dell'Economia.

Ma non finisce qui. Utilizzeremo gli strumenti parlamentari per impedire questo scempio delle regole.

Lunedì inizia la discussione in aula, entro le ore 12 si presentano gli emendamenti e martedì mattina cominciano le votazioni. La battaglia non è perduta. L’opposizione parlamentare farà sentire la sua voce e avanzerà le proposte per una vera riforma dell’università italiana.

giovedì 18 novembre 2010

Protestiamo contro il DdL Gelmini!


Lunedì prossimo riprenderà l’esame del DdL Gelmini da parte della Camera dei Deputati. Contrariamente a quanto affermato dalla maggioranza di governo e da pochi accademici compiacenti, questo progetto di legge non ha nulla a che vedere con la riforma della quale l’università italiana ha urgente bisogno, ma rappresenta un’epocale operazione di smantellamento del nostro sistema universitario pubblico che, qualora portata a compimento, cancellerebbe per sempre il diritto allo studio, la libertà di ricerca e di insegnamento e la dignità del lavoro negli atenei italiani.


In più occasioni e senza mai ricevere ascolto, l’intero mondo universitario (studenti, ricercatori, precari, docenti...) ha sollevato critiche fondate su diversi aspetti del DdL, contestando la cancellazione del diritto allo studio, la precarizzazione della ricerca e della docenza, la spinta verso una maggiore gerarchizzazione del corpo docente, la soppressione della gestione democratica degli atenei in favore di un ulteriore trasferimento di poteri alle stesse lobby accademiche e agli stessi rettori responsabili delle cattive gestioni degli ultimi anni. Si tratta di provvedimenti che non hanno nulla a che vedere con la valorizzazione del merito e il contrasto dei malcostumi accademici, ma si pongono il solo scopo di trasferire risorse e studenti verso costosissimi atenei privati (non a caso gli unici ai quali il governo ha totalmente cancellato i tagli, ottenendo in cambio l’appoggio dell’UDC alla riforma) e togliere il governo delle università a coloro che vi lavorano per trasferirlo alle imprese e alla politica, come esplicitamente affermato dallo stesso direttore generale della LUISS.

La settimana prossima rappresenta il momento decisivo per chiunque creda nelle libertà di istruzione, ricerca ed insegnamento, nella dignità del lavoro, nel diritto al futuro delle generazioni più giovani... Il fallimento del tentativo di accelerazione portato avanti dal governo lo scorso ottobre dimostra come la (ex?) maggioranza parlamentare sia particolarmente vulnerabile alle manifestazioni di dissenso provenienti dalla parte sana dell’università. Per queste ragioni, lanciamo un forte appello al mondo accademico chiedendo di avviare iniziative per tutto il
corso della settimana prossima ed invitiamo il corpo docente a sostenere la nostra battaglia attraverso il ricorso alle forme di protesta già sperimentate durante la protesta contro i tagli della legge 133 (didattica alternativa, lezioni all’aperto, dibattito sulle conseguenze del DdL).

Domani sarà troppo tardi!

* Coordinamento dei precari della ricerca e della docenza – Università
* Coordinamento nazionale dei professori associati
* Link – Coordinamento Universitario
* Rete 29 Aprile
* Unione degli Universitari

18 Novembre 2010

mercoledì 17 novembre 2010

17 novembre: uno sciopero per non abbassare la guardia sulla crisi dell’Università Pubblica


Abbiamo sentito dire da media e politici, nelle scorse settimane, che la discussione del DdL Gelmini alla Camera dei Deputati si era fermata per mancanza dei fondi necessari per finanziare pretese “innovazioni” richieste dal DdL, tra cui si citavano gli “avanzamenti di carriera” dei Ricercatori “meritevoli”. Si è poi di nuovo parlato, confusamente, di soldi “trovati” da Tremonti in Finanziaria per l’Università, forse (?) specificamente per le promozioni dei Ricercatori. In realtà sono state dette molte falsità. In particolare:


È falso che la recente promessa del Ministro Tremonti di “concedere” un miliardo di euro al sistema universitario significhi “investire nell’Università” e “finanziare la riforma”: lo stesso governo ha previsto per il 2011 un taglio di 1,3 miliardi di € al sistema universitario e di 200 milioni di € alle borse di studio. E’ chiaro quindi che il sistema universitario viene fortemente definanziato: 1.500 milioni di tagli - 1.000 milioni di tagli condonati = 500 milioni sottratti al sistema universitario in un anno. Sostenere il contrario significa essere corresponsabili della progressiva distruzione delle Università pubbliche.

È falso che la “riforma Gelmini” colpisca le baronie. Invece di indebolire alcuni consolidati assetti di potere, li rafforza: dalla gestione dei concorsi a quella del potere decisionale interno agli Atenei, la riforma dà enormi poteri proprio a chi fino ad ora ha gestito il sistema. L’onnipotenza incontrollata e irresponsabile di un Consiglio di Amministrazione nominato e senza controllo produrrà clientele che trasformeranno l’istituzione universitaria in una nuova incrostazione di poteri con spreco di denaro pubblico, sul modello delle ASL. Sostenere il contrario significa essere corresponsabili della consegna dell’Università pubblica in mano a consorterie di potere (private, pubbliche o confessionali).

È falso che la “riforma Gelmini” avvantaggi i giovani ricercatori e consenta loro di accedere presto ai ruoli universitari. Al contrario, allunga per legge il già lunghissimo precariato: aggiungendo al dottorato (3 anni) e agli assegni di ricerca i nuovi contratti di insegnamento/ricerca a basso costo previsti dal DdL, il periodo tra la laurea e l’accesso al ruolo per un giovane potrà facilmente oscillare tra 11 e 15 anni (peraltro con scarse speranze di successiva entrata in ruolo causa scarsità dei finanziamenti e blocco del turnover). Sostenere il contrario significa condannare all’oblio chi ora, da precario, sostiene il sistema universitario, e costringere ad emigrare la migliore parte delle generazioni future.

È falso che la “riforma Gelmini” agevoli gli studenti meritevoli. Anzi, la legge vorrebbe che lo Stato ritirasse quel poco e insufficiente sostegno che concede oggi, per passare alla logica del credito agevolato. Questo non significa sostenere l’alta formazione, ma piuttosto creare eserciti di giovani già indebitati con lo stato e con le banche prima ancora di aver trovato un lavoro; e ancora, trasformare quel che dovrebbe essere un “ascensore sociale” in un filtro per escludere le categorie svantaggiate.

È falso che la “riforma Gelmini” valorizzi o consideri coloro che hanno competenze certificate (i Ricercatori): circa 27.000 ricercatori universitari, la quasi totalità dei quali in possesso di dottorato di ricerca e con alta qualificazione professionale, vedono il loro ruolo messo ad esaurimento ai fini di un misero risparmio economico. E’ falso che vengano premiati dal fantomatico investimento sulla ricerca: dell’investimento aggiuntivo di 1.700 milioni di € promesso dalla maggioranza appena poche settimane fa per le progressioni di carriera (che nessuno vuole, se avulse da un piano concreto di reclutamento complessivo), resta nel quadro attuale un ipotetico stanziamento di neppure 100 milioni, peraltro sottratti ai 1.000 del “condono” tremontiano. Sostenere il contrario significa “fare finta”: è ancora una volta il gioco delle tre carte, in cui si scommette sulla pelle dei ricercatori di ruolo, ai quali si chiede anche, sfacciatamente, di mantenere in piedi il sistema svolgendo mansioni non dovute.


Se il DdL verrà approvato dalla Camera, in molti casi l’indisponibilità dei ricercatori alla didattica diventerà definitiva, rendendo impossibile la prosecuzione dell’anno accademico nei primi mesi del 2011, dove sono stati spostati, per “fare finta” che tutto vada bene, i corsi tenuti in passato da ricercatori oggi indisponibili. Chi approverà questo disegno di legge avrà quindi anche la responsabilità di un tracollo immediato del sistema universitario pubblico, che sarebbe stato evitabile se solo si fosse dato ascolto alle voci provenienti dall’Università stessa, invece che alle bugie del ministro Gelmini e al controcanto degli “opinionisti interessati”, dei gruppi di potere delle università private e della Confindustria.

Anche se le caotiche vicende del Governo in questi giorni non permettono di prevedere se, quando, ed in che forma il DdL potrebbe arrivare alla Camera, oggi, 17 novembre,

aderiamo allo sciopero, proclamato dalle organizzazioni sindacali,

per riaffermare che
siamo contrari al DdL, e richiediamo a gran voce la sua cancellazione;

chiediamo che
si progettino e discutano riforme condivise
che affrontino i problemi della governance, del reclutamento e del superamento delle baronie, e della valutazione del merito
(vedi p.es. proposte di associazioni di Ricercatori: http://www.rete29aprile.it, http://w3.uniroma1.it/cnru/ e del Coord. Naz. Professori Associati: http://www.professoriassociati.it),

e che
l’Università e la Ricerca Pubbliche siano sostanzialmente rifinanziate

Un gruppo di Ricercatori,
Professori Associati
e Studenti
dell’Università dell’Insubria
(Sede di Busto Arsizio)

martedì 16 novembre 2010

CONPASS: "NO" AL DDL GELMINI-TREMONTI SULL'UNIVERSITÀ E PROPOSTE VERE PER IL RILANCIO DI UNIVERSITA' E RICERCA


Oltre 20 Università statali rappresentate, interventi di esponenti delle associazioni e delle organizzazioni della docenza, quali ANDU, CIPUR, CNU, della Rete 29 Aprile dei Ricercatori universitari, del Coordinamento dei Precari dell'Università, tutti mobilitati contro il ddl Gelmini-Tremonti e uniti in una critica ferma e radicale alle previsioni nefaste della riforma governativa che metterebbe il definitivo sigillo all'opera di smantellamento dell'università pubblica realizzato con determinazione attraverso la continua riduzione dei fondi, l'appesantimento amministrativo e procedurale delle attività didattiche e di ricerca e la severa penalizzazione retributiva del personale, senza pari nella pubblica amministrazione.


Si costituisce così ufficialmente il CoNPAss - COordinamento Nazionale dei Professori Associati, con l'approvazione di un documento-manifesto dal titolo "Manifesto per l'Università Italiana", ricco di critiche nei confronti dell'operato governativo ma soprattutto di proposte costruttive e migliorative per il rilancio dell'università pubblica e a tutela e promozione della libertà ricerca e insegnamento, come prevede la Costituzione della Repubblica Italiana.

Tra i contenuti del manifesto (il cui testo integrale è disponibile sul web: http://www.professoriassociati.it), i temi della governance di Ateneo ispirata a principi di rappresentatività democratica, l'equilibrio e il controllo dei poteri rettorali, ma anche proposte fortemente innovative quali il ruolo unico della docenza come strumento di superamento delle baronie accademiche (favorite invece dall'attuale impostazione del ddl), la programmazione delle risorse, la valutazione puntuale e rigorosa dei risultati, l'adozione di limiti e rimedi per il precariato universitario, la mobilità nazionale internazionale dei docenti e dei ricercatori come elemento di promozione del merito e della qualità nella ricerca e nella didattica.

Il CoNPAss chiede in primo luogo di fermare il ddl Gelmini-Tremonti, che sarebbe una pessima riforma, disastrosa per l'università italiana e per tutto il paese, improponibile oltre tutto in forma di legge-delega a ridosso di una grave crisi di governo dagli esiti incerti.

Il Manifesto per l'Università Italiana verrà ora inviato al Presidente della Repubblica, ai Presidenti del Senato e della Camera, al Ministro dell'Università, nonché a tutti i Rettori delle Università italiane, e verrà presentato e discusso negli Organi di governo degli Atenei allo scopo di avviare un confronto reale, aperto e condiviso con la comunità accademica sui temi della riforma dell'università e della ricerca.

CoNPAss
http://www.professoriassociati.it


Link al comunicato stampa in pdf (24,9 kb)

giovedì 11 novembre 2010

IL COORDINAMENTO NAZIONALE DEI PROFESSORI ASSOCIATI ADERISCE ALLO SCIOPERO DEL 17 NOVEMBRE


Il Coordinamento Nazionale dei Professori Associati aderisce allo sciopero nazionale del comparto Università del prossimo mercoledì 17 novembre, quale mezzo per rendere utleriormente visibile la preoccupazione e la dura critica di tutte le componenti dell'Università italiana (professori e ricercatori, personale amministrativo e tecnico, studenti) nei confronti del ddl Gelmini-Tremonti e più in generale per la perdurante carenza di risorse che nemmeno nella prossima finanziaria trova un'adeguata risposta (con un maldestro "gioco delle tre carte" infatti si sanciscono solamente ulterori tagli!).


Il Coordinamento Nazionale dei Professori Associati auspica una radicale modifica dei contenuti del ddl o - meglio - il suo ritiro e l'avvio di una politica condivisa di investimenti e di reale valutazione del merito, a difesa e rilancio dell'Università pubblica statale.

Il Coordinamento Nazionale
dei Professori Associati
http://www.professoriassociati.it


Link al comunicato stampa in pdf (55,6 kb)

STATO GIURIDICO O STATO CONFUSIONALE?


Nota inviata dal prof. Alberto Pagliarini, Presidente della Commissione Nazionale Sindacale del CNU, ai Ministri Tremonti, Brunetta, Gelmini, Fazio, alla CRUI, al CUN, ai vertici nazionali delle Associazioni sindacali della docenza CIPUR e USPUR.


La legge 168/89 voluta dall'allora ministro Ruberti, concesse alle università quell'autonomia prevista dall'art. 33 della costituzione, articolo ignorato da tutti i governi e le legislature antecedenti. L'autonomia concessa non fu totale, come sarebbe stato preferibile, ma didattica, scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile (art. 6, comma 1). Nell'art. 16, comma 4, punto d) fu espressamente sancito che gli Statuti emanati dalle sedi universitarie, dovevano comunque prevedere "l'osservanza delle norme sullo stato giuridico del personale docente, ricercatore....". Pertanto lo stato giuridico dei docenti universitari, cioè l'insieme delle norme che fissano diritti, doveri, retribuzione e pensionabilità dei docenti, rimanevano escluse dall'autonomia universitaria. Nel corso degli anni è successo che, per effetto di una più o meno malintesa autonomia, le sedi hanno invaso la sfera dello stato giuridico dei docenti, con interpretazioni più o meno forzate di norme dello Stato riguardanti aspetti dello stato giuridico e, in particolare, retributivo e pensionistico. Si è così creata una giungla di diversificati diritti, doveri, aspetti retributivi e pensionistici tali da poter dire che lo "stato giuridico" dei docenti universitari è ormai uno "stato confusionale". Questa nota ha lo scopo di sottoporre all'attenzione dei ministri competenti, della CRUI, del CUN, delle Associazioni sindacali della docenza universitaria e del mondo accademico, la realtà dello "stato confusionale", attraverso la disamina di alcune specifiche questioni, con l'intento che si attuino doverosi interventi mirati a ripristinare quell'uguaglianza dei diritti e dei doveri per docenti aventi lo stesso "status" indipendentemente dalla sede in cui operano. A seguito della legge sull'autonomia il Ministero non può intervenire con "disposizioni emanate con circolari"(art.6, comma 2). Però anche una semplice indicazione di massima su interpretazioni della normativa da parte dell'ufficio Legislativo del MIUR, specie se accompagnata da una raccolta di sentenze della giustizia amministrativa o pareri di altre amministrazioni dello Stato sarebbe probabilmente sufficiente a convincere singoli atenei ad adeguarsi alle procedure ritenute più corrette.

Indice degli argomenti trattati nella nota
- Assegno ad personam (Aap)
- Riconoscimento assegni di ricerca nella ricostruzione di carriera
- Riconoscimento servizio di tecnico laureato - sentenza Consulta n. 191/2008
- Età pensionabile per i professori associati
- Art. 69 del DL 112/88 convertito con legge 133 del 6 giugno 2008
- Art. 9 comma 1 del D.L. 31/5/2010 n. 78
- La retribuzione aggiuntiva dei medici universitari in convenzione con il SSR

Link alla nota in pdf (44,6 kb)

Link al blog del prof. Alberto Pagliarini

mercoledì 10 novembre 2010

L’università paga per farsi valutare


Le università s’interrogano sul ruolo che possono avere nella sfida competitiva del Paese. E spendono 250 mila euro per comprendere quale fondamentale contributo possono dare. Sicuramente «il contributo» (anche lauto) lo hanno dato allo studio Ambrosetti a cui hanno commissionato la ricerca… Ma i rettori che fanno capo alla Crui non hanno proprio trovato nessuno all’interno dei loro atenei a cui far studiare il loro possibile ruolo nella ripresa economica? Evidentemente no, se si sono affidati a una società esterna in barba alla difficile situazione di bilancio
che ogni anno impatta sempre di più le università italiane. Anche se suona strano che la conferenza che riunisce 77 atenei statali e non, non abbia trovato ricercatori, professori, in generale eccellenze in grado di elaborare un documento ad hoc sul sistema universitario, senza tirar fuori quei soldi che provengono da quelle stesse università dai bilanci traballanti. La Crui, infatti, deve la sua sopravvivenza economica ai contributi obbligatori che, ogni anno, arrivano da quelle università che ne fanno parte. Ma c’è di più. La presentazione dello studio «L’università italiana nella sfida competitiva del paese», realizzato con l’obiettivo dichiarato dalla stessa Crui «di contribuire al dibattito in materia di rinnovamento dell’università facendo luce sul complesso rapporto di interrelazione tra università e paese», è stata affidata direttamente al ministro dell’università, Maria Stella Gelmini, sfruttando un momento di amnesia della stessa. Visto che è di giugno 2010 un documento riservato del Miur che mette in luce come 36 atenei su 66 (quindi più del 50%) sono con i bilanci in rosso. E non proprio nella condizione di regalare 250 mila euro per fare quello che era possibile fare in casa.

Moustique

Da ItaliaOggi del 8 novembre 2010 (link all'articolo)

martedì 9 novembre 2010

UN MILIARDO ALL'UNIVERSITA'? NON GIOCHIAMO CON I NUMERI!


Il Coordinamento Nazionale dei Professori Associati prende atto con profondo stupore dell'annuncio del Ministro Giulio Tremonti
dello scorso 5 novembre, secondo cui il Governo intenderebbe destinare nella prossima finanziaria un miliardo di Euro all'Università.

Quel che purtroppo non emerge dai titoli trionfalistici dei giornali di questi giorni è che tali somme non costituiscono un finanziamento aggiuntivo, ma piuttosto semplicemente parziali e del tutto insufficienti restituzioni di una minima parte dei tagli operati in questi ultimi due anni, e precisamente:
- 700 milioni, oltre tutto previsti unicamente per il prossimo anno, corrispondono all'incirca alla metà del taglio al Fondo di Finanziamento Ordinario dell’Università, con il risultato che gli Atenei statali sconteranno comunque una riduzione dei propri bilanci di almeno l'8%, con incertezze immutate già per l'anno successivo. La vera notizia dunque è che 700 milioni sono l'ammontare del taglio previsto per il 2011!!!
- 200 milioni sono destinati a garantire il diritto allo studio, a ripianamento dell'incredibile taglio che nel 2010 aveva visto crollare l'importo per gli studenti a soli 99 milioni (il livello più basso degli ultimi dieci anni!). Tutto ciò mentre il ddl Gelmini-Tremonti prevede di azzerare il contributo dello stato agli studenti meritevoli e privi di mezzi, per passare alla logica del credito agevolato! In un paese dove la disoccupazione giovanile è la più alta d'Europa e la laurea non serve più a trovare lavoro!!!
- 90 milioni circa serviranno per ridurre (ma solo una-tantum, senza recuperare i danni permanenti) parte dei tagli alle retribuzioni dei docenti operati lo scorso luglio e per finanziare una minima parte dei 9000 concorsi riservati a professore associato promessi ai ricercatori universitari per indebolirne la ferma contrarietà al ddl Tremonti-Gelmini (con il solito vecchio stile da "prima repubblica": un tempo si sarebbe detto che "un titolo di cavaliere e un sigaro toscano non si negano a nessuno", ora semplicemente si gettano in pasto briciole a pochi aspettandosi che ci caschino tutti, iniziando ad accapigliarsi).

Il Coordinamento ribadisce che, anche nel caso queste risorse arrivassero, sarebbero del tutto insufficienti, trattandosi di un recupero parziale dei tagli già operati, appena sufficiente alla mera sopravvivenza degli Atenei (e forse nemmeno di tutti). Non si tratta certo dei "fondi per la riforma dell'università" trionfalisticamente annunciati anche ieri a Cernobbio dal Ministro Gelmini.

Il vero problema resta il definanziamento del sistema dell'Università e della ricerca pubblica e un inaccettabile ddl Gelmini-Tremonti, espressione di una visione verticistica e vetero-baronale degli Atenei
, a tutto danno di autonomia, responsabilità, merito e democrazia.

Il Coordinamento Nazionale
dei Professori Associati
http://www.professoriassociati.it


Link al comunicato stampa in pdf (21,3 kb)

lunedì 8 novembre 2010

Per una Ricerca di Qualità


Un disastro! Uno tra i tanti che l'Italia di questi anni si trova ad affrontare. L'ennesimo colpo alle infrastrutture culturali, scientifiche e tecnologiche del Paese. Una zavorra che potrebbe far affondare definitivamente il sistema nazionale della conoscenza.


La traduzione in concetti immediati è semplice: cosa pensereste di un ente di ricerca trasformato in ministero (di quelli italiani di cui è nota l'inefficienza)? O peggio, se è possibile, in una sorta di ente di governo, modello RAI? Come valutereste il fatto che un direttore generale (direttamente scelto dal ministro) abbia a decidere della gestione degli istituti di ricerca? Cosa direste sul fatto che le risorse di un progetto scientifico acquisite in una gara europea debbano essere approvate non dal direttore scientifico ma dall'amministrativo fiduciario del ministro? Quale impressione vi darebbe il fatto che tra un Presidente di riconosciuto merito scientifico e un Tecnico di Amministrazione fedele al politico di turno, sia il secondo a prevalere nelle scelte decisive per il futuro dell'ente scientifico?

La chiamano (e lo teorizzano nel marketing politico che accompagna questa vergognosa manovra) scelta di "governance duale"; e ne glorificano le qualità parlando di cultura manageriale, di efficienza nella gestione dei flussi di risorse, insomma un fondamentale problema di management. Da risolvere con la burocrazia ministeriale!

La sostanza invece sta nella VOLONTA' DI CONTROLLO E DI INFLUENZA che la politica vuole prepotentemente avere sulla GESTIONE e sull'AUTONOMIA degli Enti Pubblici di Ricerca, mettendo in discussione l'importanza (che in certi casi è fondamentale) della terzietà della ricerca pubblica.

(continua a leggere e sottoscrivi l'appello su: http://www.osservatorio-ricerca.it)

domenica 7 novembre 2010

CONTRO IL DDL GELMINI-TREMONTI NASCE IL COORDINAMENTO NAZIONALE DEI PROFESSORI ASSOCIATI


Si costituirà ufficialmente il prossimo 15 novembre 2010 a Roma nel corso di un'assemblea nazionale presso l'Università La Sapienza il
Coordinamento Nazionale dei Professori Associati, nato per iniziativa dei docenti di numerose Università di tutta Italia, tra cui Bari, Cagliari, Genova, Insubria Varese-Como, Milano Bicocca, Palermo, Roma Tor Vergata, Siena, Torino, Trieste.

Il Coordinamento nasce in risposta alle preoccupazioni dei professori universitari per le gravi conseguenze che il disegno di legge di riforma dell'università (c.d. ddl Gelmini-Tremonti) attualmente in discussione alla Camera dei Deputati avrebbe per l'università pubblica, la ricerca, la formazione e il diritto allo studio.

Nel manifesto programmatico di indizione dell'assemblea di Roma (il cui testo integrale è reperibile sul web: http://www.professoriassociati.it) si sottolinea come il ddl costituisca la chiara espressione di una visione decisamente verticistica del governo degli atenei, a danno dell’autonomia e della democrazia. L’invasione delle università da parte della politica e di una visione superficialmente aziendalistica privatizzerà al ribasso il sistema ponendo le basi per una violazione sia della libertà di ricerca e di insegnamento sia del diritto allo studio (sanciti dagli artt. 33 e 34 della nostra Costituzione).

I professori aderenti al Coordinamento condividono le critiche al ddl espresse con forza dalle migliaia di ricercatori universitari che hanno dato vita a molteplici iniziative di mobilitazione, tra cui spicca la Rete 29 Aprile, nonché dalle più rappresentative associazioni nazionali degli studenti universitari. Il Coordinamento adotterà ogni iniziativa utile ad ottenere:
- la modifica sostanziale del ddl Gelmini-Tremonti,
- l'abolizione del sottofinanziamento all'Università,
- l'eliminazione delle penalizzazioni previste per i professori e ricercatori e per il personale tecnico e amministrativo
introdotte con la recente manovra finanziaria.

Il Coordinamento Nazionale
dei Professori Associati
http://www.professoriassociati.it


Link al comunicato stampa in pdf (18,3 kb)

martedì 2 novembre 2010

LA VERA STORIA DEL BUNGA! BUNGA!


Noi della Rete29Aprile abbiamo la possibilità di scagionare il Premier dall’infamante accusa di “uso” sessuale di minori, circolata in questi giorni, svelando grazie alla
CIA (Centro Informativo Accademico), la vera storia del BUNGA! BUNGA!

Il tutto ha avuto inizio quando mr. B, accendendo il televisore a notte fonda dopo una dura serata di lavoro, sdraiato sul lettone di Putin, si è per caso imbattuto in una lezione universitaria del famigerato consorzio (telematico) NETTUNO. Il Nostro, ci rivelano le fonti confidenziali, in quel momento ha avuto una vera e propria illuminazione: ecco da dove derivano i mali del Paese! «Mentre io faccio di tutto per dispensare gioia, ottimismo e spensieratezza, questi qui ammorbano i nostri giovani, costringendoli a stare con il naso sui libri (capite, i libri! nel terzo millennio!), perdendosi un sacco di educativi sceneggiati televisivi, realiti sciò, tronisti e veline. Con tutta la fatica che ho fatto per aiutare i nostri virgulti e sradicare la piaga della pubertà!».

E’ stato lì che ha chiamato Maria Stella e, profondamente indignato, ha pronunciato le fatidiche parole, che contengono in realtà una parte essenziale del progetto di rilancio del Paese: «Benedetti Universitari Noiosi, Gelmini Annientali!» e, per chiarire meglio il concetto, ha ripetuto la frase due volte, urlando.

Da quel momento l’uomo di Arcore ha iniziato a riunire, durante la notte dopo il lavoro, la parte migliore del Paese per studiare un piano di Rinascita. Qualche malalingua li ha definiti festini: erano invece seminari nei quali interveniva la vera intellighenzia, preoccupata del tristo destino nazionale: mecenati di artisti, direttori di telegiornali, subret che presto avrebbero avuto responsabilità legislative, avvocati e protettori (civili) si incontravano regolarmente in durissime e approfondite sessioni di lavoro, durante le quali il problema veniva minuziosamente sondato da ogni lato. Poiché il grido di battaglia, per esteso, avrebbe potuto mettere sull’avviso anzitempo gli ignari universitari, che si sarebbero certo resi indisponibili a piegarsi, il gruppo di novelli templari lo ha trasformato in un codice segreto utilizzando le sole iniziali: BUNGA! BUNGA!

I fatti sono lì a testimoniare l’impegno indefesso di questi salvatori della Patria, tornati alle redini del Paese con il novello salvifico obiettivo: assunta nuovamente la carica di capo del governo (8 maggio 2008), il Cavaliere e la sua Fida non perdono tempo e subito, prima con un Decreto (25 giugno 2008, n°112) e poi con una legge (6 agosto 2008, n°133, approvata con la fiducia), iniziano l’importante lavoro di smantellamento di quella triste e seriosa istituzione che oggettivamente frena lo sviluppo del Paese. Tutto questo grazie ad un’eutanasia dolce che priva il sistema universitario, in forza di un raffinato piano studiato con MDF (alcuni credono vi si possa leggere Ministero Delle Finanze; le nostre fonti invece suggeriscono la possibilità che si tratti di Maria De Filippi, intellettuale di spicco della battaglia cul-turale in corso), delle risorse necessarie alla sopravvivenza in mezzo all’indifferenza generale.

Vista l’insospettabile resistenza di alcun* irriducibili universitar*, i tumultuosi vertici notturni hanno stabilito di accelerare ulteriormente e di mettere in atto un piano finale: attraverso quella che sarebbe stata furbescamente descritta come una “riforma”, il sistema universitario sarebbe stato definitivamente sradicato. Con il supporto interno della CRUI (associazione il cui acronimo da qualche tempo sta per Cribbio, Rendiamo l’Università Inoffensiva!), questa volta i templari dell’amore sono assai vicini al loro obiettivo, con una serie di misure finalmente e definitivamente distruttive:
- si tornerà all’interpretazione genuina della parola Rettore, che, sostiene mr. B, deriva da Retto Re, ovvero capo supremo infallibile per definizione. Attorno a lui una serie di fidi consiglieri d’amministrazione che sceglierà liberamente, probabilmente “iniziati” con il rito della spada. BUNGA!
- gli studenti, per la gioia delle banche di proprietà, invece di borse per il diritto allo studio avranno prestiti che li costringeranno, vista la penuria di lavoro che troveranno dopo laureati, ad abbassare le penne e le ambizioni. C’è bisogno di gente nei coll senter… BUNGA!
- quei/quelle giovani che fossero davvero tanto stupid* da incaponirsi nel voler studiare e fare ricerca, e che proprio non ci arrivano a volersi togliere dai maroni emigrando, saranno tenut* ai margini, nell’assoluta precarietà, per più di dieci anni. E, se vorranno a tutti i costi formarsi con un dottorato (davvero gente infida e corta di comprendonio), dovranno farlo raggranellando qualche soldo magari esibendosi in qualche modo (magari nel frattempo tornano sulla retta via); di certo non con i soldi dei contribuenti… BUNGA!
- le generazioni di imbecilli che, superando tutti gli ostacoli sono purtroppo diventat* ricercatrici e ricercatori (eredità velenosa dei governi passati!), saranno giustamente messe a margine dell’università e il loro ruolo sarà cancellato. Si tratta di gente pericolosa: tipi che, invece di pensare all’arricchimento personale, hanno sostenuto il sistema sulle loro spalle, tenendo quasi la metà dei corsi, quando non gli competeva. Per di più a titolo gratuito! Gente così non può che essere pericolosa: BUNGA!

Ecco dunque svelato il mistero. Tanto ci competeva come ricercatrici e ricercatori; certo, ci sarebbe convenuto tacere, ma non siamo ontologicamente in grado di non trasmettere le conoscenze che abbiamo.

Niente oscure trame sessuali: semplicemente stanno facendo BUNGA BUNGA all’Università!

Massimiliano Tabusi
Università per Stranieri di Siena
Rete 29 Aprile - www.rete29aprile.it
www.luogoespazio.info

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