GESTIONE DELLE UNIVERSITA' ITALIANE:
BATRACOMIOMACHIA O TRAGEDIA?
Le
Università italiane sono gestite con un eccesso spaventoso di norme
ministeriali in cui è difficile raccapezzarsi e a cui si è aggiunta in
ultimo l'occhiuta presenza dell'ANVUR per la (s)valutazione
dell'Università e della Ricerca. Tali norme, tuttavia, trovano sempre
elusioni e disapplicazioni: la legge non è uguale per tutti ma solo per
pochi.
Quale
risulta lo stato attuale di attuazione della riforma dell'Università
stabilito dalla legge cosiddetta Gelmini (240/2010)? La legge prevede
norme ben precise di riforma con cadenze temporali
ben chiare, pena di commissariamenti minacciati che si sono sempre
risolti nelle consuete grida manzoniane. E' notorio che la CRUI
(Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) è stata favorevole
alla Riforma Gelmini, anche nei suoi massimi esponenti,
probabilmente con la riserva mentale di sabotarla, soprattutto in
quelle norme più penalizzanti per i Magnifici Rettori in carica e
aspettando, per questo, il momento più propizio che si è presentato con
la caduta del governo Berlusconi e la nascita del governo
tecnico, con alcuni ex-Rettori presenti: lo stesso Presidente del
Consiglio Prof. Monti ed il Prof. Profumo, ex Rettore del Politecnico di
Torino, ora ministro dell'Università al posto dell'On. Gelmini.
Ecco
alcune perle nell'applicazione saggia e sapiente della suddetta legge,
ad opera dei Rettori delle Università italiane e con l'avallo della
CRUI.
Dipartimenti.
La legge prevede che le Facoltà debbano scomparire (anche se a
giudicare dalla sua “agenda”, il Presidente Monti lo ignora) e che
debbano formarsi Dipartimenti di almeno 35
o 40 docenti (a seconda della numerosità dei docenti nella varie
Università), "afferenti a settori scientifico-disciplinari omogenei". Il
principio ispiratore della norma, del tutto condivisibile è la
razionalizzazione delle risorse attraverso l’accorpamento
di più strutture dipartimentali. Ebbene la realtà è stata quella che un
settore scientifico-disciplinare formato ad esempio in una Università
da due o più docenti, si siano divisi tra due o più dipartimenti: uno
stesso settore scientifico disciplinare non
è omogeneo neanche a se stesso! La logica è quella della panspermia
scientifica, invece di quella della famiglia scientifico disciplinare
unita. Esemplare il caso dell'Università della Tuscia, ove sono molti i
Settori Scientifico Disciplinari con due soli
componenti, divisi tra due Dipartimenti. Ma c'è di più: neanche la
soglia numerica minima di afferenti è stata rispettata. Alla Tuscia ad
esempio, il Magnifico Rettore e Presidente della CRUI Prof. Mancini ha
dato il proprio avallo a un Dipartimento sotto-dimensionato
come numero di docenti componenti: che importa la legge, la legge non
si applica, ma si interpreta in maniera creativa, se conviene.
Rettori. La
legge 240/2010 prevedeva che gli statuti dell'Università dovessero
essere adeguati alla nuova legge e dal momento di adozione dei nuovi
statuti il mandato dei Rettori in carica
è prorogato fino al termine del'anno accademico successivo. Ma
soprattutto: forse l’unico elemento apprezzabile della Gelmini, vi è un
preciso limite al mandato temporale dei futuri Rettori. Ma si sa, alla
poltrona di rettore si rinuncia mal volentieri: in
questi giorni abbiamo potuto apprezzare come mantenerla possa anche
fruttare un seggio in Parlamento… E così nel 2012 è sorta una querelle
appassionante tra i Rettori (alcuni con mandati ultradecennali) decisi a
rimanere il più a lungo possibile in carica
e molti docenti decisi a rinnovare i Rettori secondo criteri di
cambiamento e alternanza democratica. Esemplare il caso dell'Università
dell'Aquila con un decano che convoca le elezioni per il Rettore ed il
Rettore, già in regime di proroga che si oppone in
quanto ritiene di avere diritto ad un secondo anno di proroga ai sensi
della legge 240/2010. In ultimo, una sentenza del TAR dell'Umbria
(giugno 2012) da ragione ad un docente: un solo anno di proroga per il
Rettore di Perugia ed elezioni per il nuovo Rettore
immediate. Fortuna che a rimettere le cose a posto ci ha pensato il
governo dei Rettori!
Ancora Rettori e Spending Review. Nella
legge cosiddetta Spending Review, del 7 agosto 2012, è prevista con un
codicillo (il 42-ter dell’articolo 7) la proroga di un ulteriore anno
dei
rettori già prorogati di un anno dalla legge Gelmini, nelle more degli
adempimenti statutari, che diventano così delle interminabili tele di
Penelope. L’esempio lampante di ciò è la situazione di Perugia, laddove
il Rettore bis-prorogato a due anni dalla entrata
in vigore della legge non è stato neppure capace di avviare i nuovi
dipartimenti! Ed è divertente che la legge spending review "Disposizioni
urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei
servizi ai cittadini" venga intesa come invarianza
dei rettori senza alcuna revisione della spesa pubblica per la loro
carica:
-quanto costano le indennità di carica di rettori che non si riesce a far scadere?
-quanto costano le auto blu a disposizione dei rettorati italiani?
-quanto costano le segreterie particolari dei rettori presenti nelle università italiane?
Leggi
ad Rectores, altro che leggi ad Nationem, come spudoratamente dichiarato
a fine anno dall'attuale capo del Governo Prof. Monti, ex-Rettore, come
il suo sodale Prof. Profumo. La democrazia
è votazioni (anche dei rettori) ed alternanza, non proroga della
proroga per legge.
Rettori o Padroni? Qual
è il male di cui soffrono Atenei, Stati, Enti in cui il Rettore o
Presidente hanno durate decennali, con vari espedienti di allungamento?
Un Magnifico Rettore con
carica ultradecennale, soprattutto con proroghe per legge, non votato e
con sospensione di libere elezioni, passa dalla sua carica di Magnifico
Rettore a quella di Magnifico padrone dell'Università: un padrone non
ha obblighi ma capricci, non deve rispettare
la legge, la legge è lui, non ha bisogno di liberi cittadini ma di
sudditi e servi. Il servilismo è il male più diffuso nelle Università
Italiane e l'ostacolo più grande ad un'effettiva crescita democratica
degli Atenei. La vicenda delle nomine delle commissioni
TFA (Tirocini Formativi Attivi) all'Ateneo della Tuscia esemplifica il
problema: un professore di prima fascia, del settore di interesse, di
grande competenza e valenza scientifica, si vide sostituito in
commissione da un collega estraneo al settore di pertinenza
e di II fascia, solo per aver reso nota la propria posizione avversa
all’ulteriore anno di proroga al Rettore. Si ritorna ai tempi di
Caligola che può nominare il suo cavallo senatore nella più completa
discrezionalità, senza rispettare i principi di imparzialità,
trasparenza ed efficienza propri della Pubblica Amministrazione.
Affidamento insegnamenti. All'articolo
23 la legge Gelmini prevede che per i contratti di insegnamento il
titolo di Dottore di ricerca è titolo preferenziale. Alcune Università
(per esempio
Università della Tuscia a Viterbo) hanno interpretato tale dettato di
legge, non come preferenziale a parità di titoli, ma prioritario in
assoluto. E' come se il Nobel Enrico Fermi in un affidamento di un
insegnamento di Fisica delle Particelle, è perdente
rispetto ad un neo-dottore di ricerca in Fisica delle Particelle, ma
non solo, anche di fronte ad un neo-dottore in Linguistica Indoeuropea.
Tanta assurdità non è stata mai revocata all'Università della Tuscia.
Che ne pensa in proposito la Comunità Scientifica
Internazionale o l'ANVUR o il Ministero?
Incentivazione CdS alla Tuscia nel 2012. Alla
Tuscia nel 2012 sono stati distribuiti 50.000 euro ai CdS virtusi in
base a parametri di efficienza della didattica (miglioramento delle
iscrizioni
e diminuzione della mortalità studentesca). Uno dei problemi è: quei
soldi sono stati dati a dei CdS che si sono attivati con strumenti
specifici per migliorare la didattica o è una specie di vincita di un
terno a lotto, che ha premiato soltanto dei CdS fortunati?
Bene la risposta corretta è la seconda: un'incentivazione casuale a
perdere ed una tantum, senza alcuna messa in campo di metodi o sistemi
in grado di far progredire i CdS. Uno sperpero di risorse, non un
investimento per il miglioramento. Ovviamente tutto
è rimasto come prima, nonostante i 50.000 euro regalmente elargiti.
Informatizzazione degli Atenei: esami,
attività didattica, carriere degli studenti. Una priorità del Governo o
dei passati Governi è l'informatizzazione della Pubblica
Amministrazione ed
anche delle Università. Ha del miracoloso che tutto si svolga per via
telematica, con abolizione dei famigerati pezzi di carta. Alla Tuscia,
però, come in altri Atenei, ci si muove, ma con il freno tirato
(adelante Pedro con juicio): sì alla informatizzazione
degli esami universitari, ma con stampa del verbale cartaceo: le norme
ancora prescrivono che il verbale deve essere cartaceo. Gli utenti della
strada sanno benissimo, quando incappano, ahinoi troppo spesso, in
multe per violazione al Codice della Strada che
il verbale è telematico, che viene stampato solo in sede di
contestazione: non c'è una copia cartacea che valida la copia
informatica. Ma le multe stradali sono una cosa, altra cosa sono gli
esami con registrazione informatica. Ma i sistemi informatici delle
Università sono adeguati? Occorrerebbe una Commissione d'inchiesta
ministeriale per capire lo stato e qualità di informatizzazione degli
Atenei: le sorprese non mancherebbero. Molti problemi sono risolti con
la buona volontà delle persone, soprattutto quelle
addette ai Centri di Calcolo, altrimenti il sistema si bloccherebbe
inesorabilmente.
Segreteria Studenti Unica alla Tuscia. Qual
è il vantaggio della Segreteria Studenti Unica, quando la storia della
Tuscia è basata su Segreterie di Facoltà? La risposta non è agevole. Da
quello che risulta la duplicazione delle Segreterie (Unica e Didattica
di Dipartimento) ha portato ad una duplicazione delle sedi (spesso
distanti), del personale e delle competenze: con documenti e soprattutto
studenti che oscillano (spesso a vuoto) tra i
due centri con spreco di tempo e di risorse. Tutto si cambia perché non
cambi nulla o meglio in peggio. Non è ovviamente un problema di persone
o di addetti, ma di think tank. I maligni affermano che è solo una
questione di prebende.
Nuovi Corsi di Studio. La
riforma dell'ordinamento degli studi con il cosiddetto 3+2, ormai
vecchio di un decennio, ha portato finora una serie infinita di disastri
che il Ministero prima
non è stato in grado di prevedere e guidare e poi ha aggravato. La
molteplicazione dei CdS è un male antico a cui ancora non si pone
rimedio, anzi risorge più virulento che mai con la
dipertimentalizzazione degli Atenei previsto dalla legge Gelmini. Un
caso
significativo è presente per l'AA 2012-2013 alla Tuscia: presso il
Dipartimento di Economia e Impresa (DEIM) è stato attivato un CdS in
Ingegneria Industriale. Come è possibile attivare un CdS di
Ingegneria presso un Dipartimento di Economia? E' semplice.
Basta assumere dei Ricercatori a tempo determinato in SSD idonei e non è
assolutamente necessario avere dei laboratori attivi in tale campo o
delle tradizioni di ricerca: il Ministero approva a prescindere, basta
poi fare un'ennesima nota per circoscrivere
il caso. Ma perché un'Ingegneria Industriale alla Tuscia? La
risposta è nella mancanza di matricole in questo Ateneo e l'ultima
facoltà aperta alla Tuscia in Scienze Politiche con vari CdS è implosa
in meno di un decennio. Ma questo non ha impedito la
nascita Ingegneria e anche di di Giurisprudenza ed in un futuro
prossimo venturo anche una futuribile Medicina Industriale, ovviamente
sempre presso il DEIM. C'è di più, esiste pure un corso della Tuscia a Tarquinia: (link a http://www.lingue.unitus.it/facolta/tarquinia.htm)
in "Lingue e letterature straniere" - CLASSE XI, Indirizzo: "Tecniche
per il turismo e il territorio". Del corso non c'è traccia nel sito
ufficiale del Ministero (link a http://offf.miur.it/pubblico.php/ricerca/show_form/p/miur),
ma c'è traccia del costo complessivo per l'Ateneo della Tuscia per il
conferimento degli incarichi "di insegnamento a carattere integrativo
nel corso di studio in Lingue e culture moderne relativamente al piano
di studi Lingue per turismo- Tarquinia" per 158
CFU e 50.165 euro per il 2012-2013. A quando un piano di studio per
Ingegneria Navale a Tarquinia?
L'Università
italiana nella sua storia ha un retaggio glorioso: dalla Alma Mater
Studiorum (Università di Bologna dal 1088), all'Università di Padova
dove ha insegnato G. Galilei, all'Istituto
di Fisica di E. Fermi all'Università di Roma. Occorre tuttavia
rivolgersi al lontano passato per trovare un qualche motivo di orgoglio,
perché il presente è buio totale. "...Dappertutto io scorgo una
contraddizione tra le parole e le azioni, tra le oneste
intenzioni dichiarate e i procedimenti seguiti; tra la comprensibilità
degli scopi e l'incomprensibilità dei mezzi adottati..." (Lettera del
principe C. von Metternich al conte A. von Prokesh-Osten, Vienna
21/12/1854).
Speriamo
in un futuro migliore, ma senza il Prof. Monti ex-Rettore, senza il
Prof. Profumo ex-Rettore, senza il Prof. Mancini Rettore dell'Università
della Tuscia e Presidente CRUI, i magnifici
responsabili dello sfascio attuale delle Università statali, perché
prosperino le private.
Il Comitato Nazionale NO.PROROGA.RETTORI