giovedì 28 giugno 2012

CoNPAss - AI PROFESSORI ASSOCIATI DELLE UNIVERSITA’ ITALIANE

28 giugno 2012

AI PROFESSORI ASSOCIATI DELLE UNIVERSITA’ ITALIANE

Con riferimento al recente decreto n. 76 del 7/6/2012 il Coordinamento Nazionale Professori Associati pone all’attenzione di tutti i professori associati italiani, e di quanti sono intenzionati a concorrere per le prossime procedure di abilitazione, i seguenti punti:

• E’ stata fissata una soglia per poter partecipare alla procedura di abilitazione. Tale soglia è calcolata in base ai valori mediani di alcuni indicatori bibliometrici: numero di pubblicazioni nei dieci anni precedenti il bando, normalizzato per l’età accademica se questa è inferiore a dieci anni; numero di citazioni e h-index, entrambi normalizzati all’età accademica.

• Pare (il decreto non si esprime con chiarezza su questo punto, ma è stata diffusa una nota dall'ANVUR) che tali mediane saranno calcolate, per ciascun settore concorsuale, in base ai dati che i professori attuali caricheranno volontariamente sul sito del CINECA.

• L’età accademica è definita in maniera nebulosa nel decreto come “il periodo di tempo successivo alla data della prima pubblicazione pertinente al settore concorsuale”, con esclusione di periodi di interruzione dell'attività scientifica per congedi o altre cause rilevabili dal curriculum e anche per essa (pare che) faranno fede i dati in possesso del CINECA. Viene spontaneo chiedersi come farà l'ANVUR a stabilire se una specifica pubblicazione (in generale non disponibile alla sua valutazione) sia o meno pertinente al settore concorsuale, né come potrà conoscere (e verificare) tutte le possibili cause di interruzione.

Tutto ciò NON garantisce che il calcolo sia fatto correttamente e risponda alla realtà dei fatti, visto che il “popolamento” del sito del CINECA è affetto da omissioni e ridondanze. A riprova di ciò nel decreto emanato il 21 giugno la stessa Anvur prevede un intero articolo (Art. 5: Errori e omissioni nella compilazione del sito docente e completezza delle banche dati), alla fine del quale demanda l’aggiornamento e la verifica dell’esattezza dei dati al singolo docente, e dichiara di non essere responsabile di eventuali errori. A conferma di questi rilievi in questi giorni si stanno moltiplicando gli appelli, più a meno accorati, al senso del dovere dei docenti che devono completare l’inserimento dei dati nel sito e accertarsi che non ci siano duplicati! E' infatti evidente che eventuali duplicazioni, se non adeguatamente verificate dall'ANVUR, farebbero innalzare il valore delle mediane, come lo innalzerebbero eventuali prodotti erroneamente registrati dai docenti con le tipologie indicate negli allegati del Decreto (le uniche da prendere in considerazione, secondo il decreto per il calcolo degli indicatori). Ancora maggiori saranno le conseguenze del mancato caricamento, da parte di qualche docente, delle proprie pubblicazioni più antiche, con conseguente riduzione della sua "età accademica" e, quindi, innalzamento delle mediane degli indicatori destinati ad essere normalizzati. E' probabile che l'ANVUR ritenga di potersi tutelare dalle conseguenze degli errori di calcolo delle mediane non rendendo pubblici i dati disaggregati, ma difficilmente questa eventuale pretesa potrebbe resistere di fronte a richieste "formali" dei candidati, o di associazioni di docenti come il CoNPAss, di potere avere accesso a tali dati.

Di conseguenza l’intera procedura, invece di garantire trasparenza e merito come tanto sbandierato, darà luogo sicuramente a lunghi contenziosi legali dagli esiti incerti.

Il CoNPAss, inoltre, richiama con forza l’attenzione dei propri soci, dei professori associati e di tutta la comunità accademica italiana i sul fatto che le attuali regole in vigore per il turn over, fissate dal decreto legislativo n. 49 del 29 marzo 2012 consentiranno di bandire, a valle delle abilitazioni, un limitatissimo numero di concorsi per la I fascia, rendendo di fatto quasi inutilizzabili le abilitazioni conseguite. In particolare, nel caso dei professori associati che eventualmente conseguiranno l’abilitazione alla prima fascia, appare fortemente limitante l’ulteriore vincolo che, nella stragrande maggioranza degli atenei, il numero di professori di prima fascia chiamati non potrà essere superiore al numero di posti di RTD tipo b chiamati.

Sulla base di queste considerazioni il CoNPAss ritiene indispensabile che il MIUR, anche accogliendo le ragionevoli sollecitazioni del CUN, intervenga rapidamente per modificare le inadeguate procedure previste dall'ANVUR e invita iscritti e simpatizzanti

- a diffondere e discutere queste informazioni nelle sedi locali;

- a impegnarsi per una battaglia per l’introduzione di una fascia unica della docenza basata su una seria e costante valutazione. 

 

sabato 9 giugno 2012

Petizione di Ateneo per la previsione in Statuto dell'elettività del Consiglio di Amministrazione


Al Magnifico Rettore
dell'Università degli Studi dell'Insubria

Magnifico Rettore, i firmatari della presente petizione richiedono alla MV, ai sensi dell'art. 84, comma 2 del vigente Statuto, che gli Organi collegiali di governo dell'Ateneo possano pronunciarsi sulla proposta di modifica statutaria allegata, tesa a introdurre l'eleggibilità dei componenti del Consiglio di Amministrazione dell'Ateneo.

Come è noto alla MV, lo Statuto del nostro Ateneo approvato in forma definitiva dal Senato Accademico nello scorso marzo non prevede l'elettività dei componenti del Consiglio di Amministrazione, organo principe nel nuovo sistema di governance universitaria introdotto dalla Legge 240/2010, sebbene tale previsione fosse presente nella prima versione del testo. L'elettività del CdA è stata in seconda lettura eliminata in base al parere espresso dal MIUR sulla prima versione. In sintesi, il MIUR ha ritenuto che tra le modalità di "scelta o designazione" previste dalla Legge 24/10 per i componenti del CdA non potesse comprendersi l'elezione.

L'interpretazione del MIUR è stata tuttavia recentemente smentita dal TAR Liguria, il quale, respingendo il ricorso del MIUR contro lo Statuto dell'Università di Genova che prevede l'elettività dei componenti del CdA, afferma tra l'altro che "etimologicamente il vocabolo [scelta] discende dalla coniugazione al participio passato del verbo scegliere, a sua volta derivato dal latino “ex-eligere”, la cui assonanza con la contrastata modalità elettorale non ha necessità di essere spiegata", concludendo che "non sussiste nel senso ora indicato un principio che impone l’opzione democratico-elettiva per l'individuazione dei membri del consiglio d'amministrazione di un ente quale e' un’università statale; tuttavia non può essere esclusa la possibilità che l'’ordinamento di un paese fondato sulla democrazia elettiva rimetta a tale metodo anche la provvista dei componenti dell’'organo di governo delle scuole di alta formazione italiane."

E' inoltre doveroso ricordare come in sede di approvazione del testo vigente dello Statuto del nostro Ateneo numerosi componenti del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione abbiano formulato l'auspicio che l'elettività del CdA potesse essere tempestivamente reintrodotta a fronte di pronunciamenti favorevoli a una tale previsione.

I firmatari di questa petizione ritengono in ogni caso che l'elettività dei componenti del Consiglio di Amministrazione da parte della Comunità Accademica sia fondamento irrinunciabile a garanzia dei principi di autonomia e democraticità della vita di un Ateneo e auspicano di conseguenza che la proposta di modifica dello Statuto possa essere discussa quanto prima e in ogni caso nei tempi previsti dalle norme vigenti, onde consentirne l'applicazione già in sede di prima applicazione del nuovo testo.

A tal proposito, infine, sottolineano come una tale modifica non rischi in alcun modo di interferire con il complessivo processo di attuazione del nuovo Statuto, i cui tempi potrebbero prevedere l'avvio delle procedure per la costituzione del nuovo CdA proprio in coincidenza con l'entrata in vigore della modifica proposta.

Grati per la particolare considerazione che siamo certi verrà dedicata a questa petizione, porgiamo deferenti ossequi.

Como/Varese, 4 giugno 2012

Per aderire clicca qui: http://tinyurl.com/uninsubriastatuto

martedì 5 giugno 2012

COMUNICATO DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE UNIVERSITA’ BENE COMUNE SUI RISULTATI DEL CONTROSONDAGGIO SUL VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO

COMUNICATO DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE UNIVERSITA’ BENE COMUNE SUI RISULTATI DEL CONTROSONDAGGIO SUL VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO

5 giugno 2012

Il 16 maggio si è concluso il controsondaggio promosso dall’Assemblea Università Bene Comune sul valore legale del titolo di studio, iniziato il 17 aprile e realizzato attraverso un questionario somministrato in formato elettronico per l’autocompilazione via web. Il questionario riguardava, oltre al problema del valore legale, anche altri aspetti dell’organizzazione dell’università nel nostro paese, sui quali daremo puntuale notizia nei prossimi giorni.

Nonostante il silenzio assordante della stampa, attraverso la rete e il passa parola al sondaggio hanno risposto 4.155 cittadini, di cui il 58,7% appartenenti al mondo universitario. Va subito osservato che il 69% dei rispondenti non ritiene che quella del valore legale del titolo di studio sia una priorità per il sistema universitario italiano. Tra i rispondenti i gruppi più numerosi sono quelli degli studenti (22%) e dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato (44%). Analizzando l’insieme dei rispondenti secondo il titolo di studio emerge che ben il 45,6% è laureato e il 26,6% ha conseguito il dottorato di ricerca. Si tratta quindi di un insieme altamente informato sulla situazione universitaria, in cui la percentuale di rispondenti sotto i 35 anni è pari al 38%.

Complessivamente l’84% dei rispondenti ha espresso un parere contrario all’abolizione del valore legale del titolo di studio. Questo risultato si aggiunge e fornisce conferma a quello registrato dal sondaggio organizzato dal ministro Profumo, al quale hanno partecipato quasi 24.000 cittadini, di cui il 74% è contrario all’abolizione del valore legale del titolo di studio.

L’esito concorde dei due sondaggi, tra di loro indipendenti e indirizzati verosimilmente a strati di popolazione ben differenziati, indica in modo non equivoco che l’orientamento prevalente della cittadinanza, quantomeno della sua componente più attiva ed informata sulle problematiche in oggetto, vuole che il sistema di istruzione della Repubblica mantenga e rafforzi le caratteristiche di inclusività e di promozione sociale che la Costituzione del 1948 indica come stelle polari dell’azione politica, in quanto presupposto necessario affinché tutti i cittadini possano essere egualmente liberi. In pratica l’esito dei due sondaggi certifica che i cittadini vogliono, concretamente e non in astratto, una politica che faciliti l’accesso delle classi meno abbienti ai gradi più elevati dell’istruzione.

I darwinisti sociali del merito e dell’eccellenza (la cui politica sociale si sostanzia nella massima “i poveri sono poveri perché se lo meritano”, ovvero, con il linguaggio più chic degli economisti marginalisti, “perché non hanno investito abbastanza nel loro capitale umano...”) escono sconfitti da questa consultazione, e la loro sciagurata alleanza con le forze più apertamente reazionarie dello scacchiere politico (il governo Berlusconi e il ministro Gelmini) mostra tutta la sua miseria.

“Filosofia della miseria” che tuttavia affligge anche il governo dei tecnici (cioè “i migliori”, perché se non fossero i migliori su cosa sostanzierebbero la loro legittimità?), come mostrano sia il tentativo del ministro Profumo di introdurre l’abolizione del valore legale dei titoli di studio per decreto, sia la gestione “omertosa” dei risultati del “suo” questionario.

La stessa “filosofia della miseria” informa anche la bozza di “decreto sul merito”, con le americanate alla McDonald sullo studente dell’anno, l’obbligo di attività didattica per gli assegnisti di ricerca (ritorniamo al lavoro servile dell’Ancien Régime), l’abolizione della tenure track per i ricercatori a tempo determinato e il ripristino dei concorsi locali (misura alla quale Profumo parrebbe però aver già deciso di rinunciare).

Nelle prossime settimane presenteremo un’analisi approfondita dei risultati del controsondaggio: grazie alla preziosa collaborazione di quanti hanno partecipato all’iniziativa, disponiamo ora di tantissimi input e suggerimenti utili sugli aspetti prioritari da migliorare nell’organizzazione dell’Università italiana. Giudichiamo molto positivamente l’esperienza di questa indagine, forti della convinzione che, per impostare una vera politica riformatrice e contrastare il tentativo egemonico delle forze conservatrici, sia oggi più che mai necessario dare corpo ad una vera e propria inchiesta dal basso sulla situazione degli atenei e sui bisogni e sui desideri di coloro che li popolano quotidianamente.

mercoledì 23 maggio 2012

Elezioni dei nuovi Rettori nel rispetto del diritto di rappresentanza


Si susseguono a ritmo serrato in diversi Atenei iniziative e azioni anche legali mirate a garantire il rispetto del diritto di rappresentanza e l’avvio del processo di elezioni per il rinnovo del vertice degli atenei nelle sedi i cui Rettori hanno esaurito naturalmente il proprio mandato il 30 settembre o il 31 ottobre 2011 e nelle sedi in cui il mandato del Rettore si avvia a concludersi nel 2012. ll MIUR e il Ministro, in risposta a interrogazioni parlamentari e a interpellanze delle Università, hanno offerto interpretazioni che supporterebbero una proroga (2012-13) della proroga (2011-12) concessa a Rettori non più candidabili né eleggibili, spesso in carica già dal secolo scorso. Le interpretazioni del Ministero hanno inoltre dato adito alla rivendicazione del diritto a un anno di proroga anche da parte dei Rettori di atenei, come quello di Torino, che giungeranno a naturale scadenza del proprio mandato nel 2012.

Siffatte interpretazioni, oltre ad alimentare un clima di confusione e conflittualità che certo non aiuta nella delicata fase di transizione che gli atenei italiani stanno vivendo, costituiranno indubbiamente oggetto di un contenzioso che finirà con il coinvolgere i Tribunali Amministrativi di mezza Italia. Un caso per tutti, che è già oggetto di cronaca è quello dell’ateneo dell’Aquila, laddove, il 20 marzo u.s., il Rettore annuncia il suo ritiro, invitando il giorno dopo il Decano ad indire le elezioni; il 26 marzo il Decano procede in tal senso, ma il 17 aprile il Rettore prorogato ci ripensa. Il Decano non recede e il 30 aprile viene convocato il Senato Accademico per nominare la commissione elettorale, ma il 28 aprile l’Avvocatura dello Stato presenta al TAR un ricorso del Ministero contro le elezioni e il Senato viene sospeso sine die.

Eppure la 240/10 parla chiaro: i Rettori degli atenei che hanno adottato il proprio Statuto entro il 29 ottobre 2011 sono prorogati “per l’anno accademico successivo” all’adozione. E l’adozione è l’approvazione dello Statuto, a cui segue l’invio al Ministero, che dà luogo alla seguente fase delle osservazioni e integrazioni. Per la legge, dunque, dopo l’adozione il Rettore resta in carica per garantire il perfezionamento della procedura: la risposta ai rilievi ministeriali e la pubblicazione dello Statuto sulla Gazzetta Ufficiale. Terminato l’anno accademico, finisce la proroga e si elegge il nuovo Rettore.

Ecco invece la creativa interpretazione: l’adozione che avvia la proroga sarebbe quella “definitiva”, ossia l’approvazione dello Statuto che recepisce i rilievi del Ministero. In tal modo, l’anno di proroga è quello che segue alla pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale. Questa interpretazione presenta due vizi capitali: 1) è in netto contrasto con la lettera della legge, ai sensi della quale “Lo statuto, adottato ai sensi dei commi 5 e 6 del presente articolo, e' trasmesso al Ministero che esercita il controllo (…)”; 2) anche volendola accogliere, dato che la legge si riferisce ad un solo anno di proroga, se il termine a quo per è l’adozione “definitiva”, i Rettori scaduti nel 2011 sarebbero decaduti e gli atti che stanno compiendo (compresa l’approvazione degli Statuti in versione finale), nulli. È dunque necessario, in ogni caso, procedere a nuove elezioni.

“Meline” o resistenze più o meno passive rischiano di paralizzare non solo il funzionamento degli Atenei ma anche la spinta programmatica e fattiva indispensabile a rispondere alle sfide cui l’Università è chiamata. Vi è diffusa consapevolezza di ciò: a Milano il Rettore ha annunciato che non intende avvalersi dell’ipotetica “doppia proroga”. Altrettanto ha fatto il Rettore dell’Università dell’Insubria, dandone formalmente notizia al Ministro. A Reggio Calabria il Rettore sfiduciato dal Senato Accademico si è dimesso; a Torino 14 membri del Senato Accademico hanno sollecitato il rinnovo di tutti gli organi istituzionali dell’Ateneo, compreso il Rettore; a Parma 120 docenti hanno scritto al Decano invitandolo ad a prendere una decisione in merito alle elezioni per il nuovo Rettore; a Verona si è dimesso il Pro-Rettore vicario, denunciando uno “stallo istituzionale” che blocca l’Ateneo. La gravità della situazione economica, sociale, civile e non da ultimo politica in cui versa l’Italia imporrebbe ai Rettori responsabilità e rispetto delle leggi.

La questione, sebbene nello specifico del tema della doppia proroga o della proroga strappata ai tempi supplementari possa non riguardare la maggioranza degli atenei italiani, si colloca in una tematica più ampia: con uno stadio di avanzamento diverso da sede a sede, si stanno infatti riscrivendo le regole che cambieranno gli assetti dell’Università per il prossimo decennio. Corpo docente, personale tecnico amministrativo e studenti sono stati spesso relegati in platea sia ieri nella fase istruttoria sia oggi nella formulazione dei nuovi regolamenti. Il diritto che rivendichiamo è dunque il diritto al rinnovo mediante legittime elezioni delle cariche scadute, ma più in generale è una richiesta di autentica partecipazione del basso, per una piena condivisione dei percorsi di riforma che condizioneranno il destino dei nostri atenei.

Il prolungarsi della proroga porterà i Rettori in scadenza, non più eleggibili (e in molti casi prossimi alla pensione, o addirittura , come nel caso di Roma Tre, già pensionati), a guidare scelte destinate a condizionare il futuro degli Atenei per i prossimi anni. Una vera partecipazione al processo di riorganizzazione in corso non può realizzarsi se si rinvia ulteriormente l’instaurarsi di una situazione di normale funzionamento delle istituzioni universitarie.

Per la Democrazia nell’Università, così potremmo sintetizzare le istanze di tutti coloro che dagli atenei dell’Aquila, Messina, Parma, Perugia, Roma Tre, Torino, Verona, Viterbo, si daranno di qui a breve appuntamento a Roma per discutere con rappresentanze della cittadinanza, della politica e – sperando non vogliano sottrarsi al confronto – con rappresentanze della CRUI e del MIUR, di proroga dei mandati e più in generale dei margini che la 240/10 riserva alla partecipazione democratica negli atenei.

Ci auguriamo che questo documento possa stimolare interventi ed esprimiamo l’auspicio che colleghi di altri atenei condividendo l’esigenza di un chiaro e pacato scambio di idee in proposito vogliano associarsi alla mailing list che si occupa delle questioni qui brevemente introdotte, contattando per posta elettronica uno dei sottoscrittori del presente documento.

Per aderire al documento:
Antonella Arena
Università degli Studi di Messina

Adesioni pervenute ad oggi (23.5.2012): Francesca Petrocchi (Tuscia) Mauro Volpi (Perugia) Raffaele Caterina (Torino) Loris Borghi (Parma) Antonio Saitta (Messina) Mario Gattuso (Messina) Guido Signorino (Messina) Luigi Giuseppe Angio’ (Messina) Antonella Arena ( Messina) Graziella Scandurra (Messina) Carmine Ciofi (Messina) Giovanni Galli (Messina) Giovanni Tuccari (Messina) Maria Gioffrè Florio (Messina) Mario Manganaro (Messina) Mariangiola Dezani (Torino) Marco Cosentino (Direttivo CoNPAss Insubria) Emma Buondonno (Napoli – Federico II) Antonio Puliafito (Messina) Lucia Risicato (Messina) Andrea Capotorti (Perugia) Alessandro Arienzo (Napoli – Federico II) Mauro Moresi (Tuscia) Giorgio Pastore (Direttivo CoNPAss Trieste) Giovanni Cupaiuolo (Messina) Paolo Biondi (Tuscia) Andrea Beduschi (Verona) Sergio Brasini (Bologna) Corrado Giacomini (Parma) Simona Ronchi Della Rocca (Torino) Giovanni Semeraro (Bari) Salvatore Camaioni (Messina) Francesco Di Quarto (Palermo) Arianna Sacerdoti (Napoli – II Università) Pietro Grilli di Cortona (Roma Tre) Paolo D’Achille (Roma Tre) Dino Costa (Messina) Carlo Quintelli (Parma) Vincenzo Cicero (Messina) Vittorangelo Orati (New Brunswick University) Ugo M. Olivieri (Napoli Federico II) Salvatore Spagna Musso (Napoli Federico II) Jodi Sandford (Perugia) Paolo Braconi (Perugia) Stefano Anastasia (Perugia) Maria Letizia Ruello (Università Politecnica delle Marche) Roberto De Romanis (Perugia) Enza Caruso (Perugia) Marina Marini (Bologna) Roberto Dattola (Messina) Domizia Donnini (Perugia) Alice Baradello (Messina) Vincenza Sofo (Messina) Beniamino Ginatempo (Messina) Alessandro Ferretti (Torino) Renata Savy (Direttivo CoNPAss Salerno) Rosa Meo (Torino) Benedetto Ponti (Perugia) Fausto Proietti (Perugia) Enrico Maltese (Torino) Pietro Gibellini (Venezia) Vincenzo Violi (Parma) Giuliana Fatabbi (Perugia) Salvatore Tucci (Roma Tor Vergata) Roberto Fedi (Perugia) Silvano Romano (Pavia) Francesco Musotti (Perugia) Velia Minicozzi (Roma Tor Vergata) Fabio Armao (Torino) Silvia Orlanducci (Roma Tor Vergata) Francesca Montesperelli (Perugia) Simona Carlotta Sagnotti (Perugia) Paolo Liverani (Firenze) Enrico Pasini (Torino) Giancarlo Palombini (Perugia) Tamar Pitch (Perugia) Valentina Onnis (Cagliari) Gaetano Fiore (Napoli) Vittorio Mete (Catanzaro) Anna Maria Biraschi (Perugia) Fabrizio Pompei (Perugia) Carlo Donà (Messina) Maria Rosaria Marella (Perugia) Letizia Vezzosi (Perugia) Vincenzo Venditto (Salerno) Amina Maneggia (Perugia) Flavia Guzzo (Verona) Petronia Carillo (Direttivo CoNPAss Napoli – II Università) Paolo Galeotti (Pavia) Giovanni Azzena (Direttivo CoNPAss Sassari) Adriana Brancaccio (Direttivo CoNPAss Napoli –II Università) Calogero Massimo Cammalleri (Direttivo CoNPAss Palermo) Rossella Capozzi (Direttivo CoNPAss Bologna) Armando Carravetta (Direttivo CoNPAss Napoli Federico II) Brunello Mantelli (Direttivo CoNPAss Torino) Maurizio Matteuzzi (Direttivo CoNPAss Bologna) Valeria Militello (Direttivo CoNPAss Palermo) Enrico Napoli (Direttivo CoNPAss Palermo) Delia Picone (Direttivo CoNPAss Napoli Federico II) Paolo Giuseppe (Direttivo CoNPAss Milano) Carlo Piseri (Direttivo CoNPAss Milano) Michele Gianfelice (Università della Calabria) Alberto Di Cintio (Firenze) Fernando Puzzo (Università della Calabria) Ferruccio Barsi (Perugia) Fabio Sulpizio (Università del Salento) Gianfranco Gilardi (Torino) Rita Paola Guerzoni (Perugia) Raffaella Branciari (Perugia) Gianfranco Bocchinfuso (Roma Tor Vergata) Alessandra Pioggia (Perugia) Piero Graglia (Milano) Sabina Visconti (Roma Tor Vergata) Laura Stancampiano (Bologna) Piervincenzo Bondonio (Torino) Sergio Tiberti (L'Aquila) David Ranucci (Perugia) Giovanni Pizza (Perugia) Anna Baldinetti (Perugia) Flavia Denicola (Università del Sannio) Stefano Acierno (Università del Sannio) Regina Lupi (Perugia) Ana Lourdes de Hériz (Genova) Danilo Bazzanella (Politecnico Torino) Maurizio Tirassa (Torino) Bruno Catalanotti (Napoli Federico II) Alessandra Filabozzi (Roma Tor Vergata) Roberta Calvano (Roma Sapienza) Paola Rivetti (Dublin City University) Federica Cavallo (Torino) Daniele Gallo (Napoli – II Università) Susanna Schmidt (Torino) Alessandra De Rossi (Torino) Tiziana Nazio (Torino) Lorenzo Tei (Università del Piemonte Orientale) Matteo Viale (Torino)

lunedì 14 maggio 2012

UniBeC - La filosofia del dialogo: avere vent'anni significa prendere botte, oggi


Il 10 maggio, al Lingotto di Torino, è successo ciò che spesso viene relegato in qualche articoletto di quinta pagina: un gruppo di studenti che volevano partecipare al convegno "avere vent'anni oggi", con la presenza anche del ministro Profumo, regolarmente accreditati e alla ricerca di "confronto" e "dialogo", sono stati caricati e dispersi senza alcun motivo dalle forze dell'ordine.

Capita spesso di leggere, nelle dichiarazioni dei nostri governanti, tecnici o politici che siano (la contrapposizione è evidentemente fittizia, ma paghiamo pure il tributo alla moda del momento) una ferma testimonianza della disponibilità al "dialogo". La parola ha un'etimologia evidente: dià légo, “parlo fra" o anche "parlo contro". Ne deriva la bella parola "dialettica", sale della democrazia: significa ammettere che vi possa essere divergenza di opinione, su temi che interessano quelle persone che intendono "parlare fra [loro]" o anche "parlare contro [le posizioni che non accettano]". Attenzione: qui si parla di dialogo tra intellettualmente onesti, è quel “parlar contro” che non va confuso con la satira, la diffamazione o, estremizzando, la calunnia.

Ma osservando ciò che è avvenuto a Torino, con ragazzi caricati dalla polizia solo perché esistenti in quel luogo, in quel momento, con quelle credenziali di vita e di passione politica, viene da chiedersi se il dialogo è ancora ammesso in questo Paese. O siamo tutti obbligati al cicaleccio del “parlare assieme”, del colloquio postulante, infantile, con esclusione del dialogo confrontante, maturo?

I fatti del 10 maggio a Torino rivelano una volta di più l'abissale distanza tra la dichiarazione di facciata e la effettiva disponibilità come progetto dell'agire. Gli studenti e i loro rappresentanti si iscrivono regolarmente ad un pubblico evento, dichiaratamente aperto alla partecipazione. Essendo però essi su posizioni “dialogiche”, le forze dell'ordine ne inibiscono l'accesso, il dialogo è negato, la manifestazione stessa della propria opinione, una delle così dette facoltà inalienabili, tale dichiarata, prima che da ogni costituzione positiva, fin dal più liberale dei liberali, John Locke, viene alienata. Transenne, cordone della polizia in assetto antisommossa, qualche botta. Evviva il dialogo.

Viene in mente la tesi bene espressa da Bevilacqua in “Elogio del radicalismo”: i peggiori estremisti sono oggi i così detti moderati; quelli che, in virtù di una forma priva di sostanza, si ergono a paladini di ogni ingiustizia dello status quo, garantendone la perpetuazione.

Oggi, in nome della “legalità”, dopo avere rubato il futuro a due generazioni, con una stampa e una televisione, salvo rare eccezioni, di regime, ci si avvia a negare anche il dialogo, e senza dubbio il dissenso. Nelle seconde votazioni che organizzò nel ventennio, nel 1929, Mussolini ebbe il 98,3% di consenso. Gli "elettori" potevano solo dire SI o NO a una lista di persone indicate dal Gran Consiglio del fascismo. E' questa l'idea che oggi si ha del "dialogo" e del "confronto"? Se dici SI va bene ma se dici NO ti meno? Se dobbiamo finire in quel 1,7%, in nome della finanza, del mercato, della BCE, della Merkel e di un'idea di futuro appaltata alla speculazione, per favore ditecelo subito, così ci mettiamo il cuore in pace.

Come docenti e lavoratori della conoscenza, siamo tuttavia costretti dalla nostra etica, oltre che dalla nostra razionalità a dire che queste prassi di alterigia, di rifiuto del dialogo, di ricorso a una violenza sottile perché praticata entro i limiti di una presunta legittimità, ideata e normata da una classe dirigente corrotta, poco intelligente e poco colta, è fenomeno ricorrente e sistematicamente perdente nella storia dell'umanità. Noi siamo qui a testimoniare la nostra solidarietà con i nostri studenti, ai quali ora si limita in tutti i modi l'accesso agli studi, ai servizi, al lavoro, al futuro, persino al dissenso. Noi non ci sentiamo dalla parte dei nostri politici, ma da quella dei nostri ragazzi, che vogliono dia-logare, almeno, e magari non prendersi, per questo, delle botte. 

http://unibec.temilavoro.it/

mercoledì 2 maggio 2012

Un rettore è per sempre? Lettera aperta alla senatrice Maria Pia Garavaglia

*From:* prof. volpi 
*Sent:* Wednesday, May 02, 2012 12:09 PM
*Subject:* proroga Rettori


Gentile Senatrice Garavaglia,

ho letto con sconcerto la sua dichiarazione, riportata sul Corriere di Verona del 29/04/2012, favorevole alla proroga di alcuni GerontoRettori, contrastante con le prese di posizione, manifestate anche con interrogazioni parlamentari, presentate da alcuni parlamentari, vari dei quali del suo stesso partito. Lo sconcerto è tanto maggiore quanto più ho avuto modo di apprezzare la sua preparazione e serietà quando da componente laico del CSM (dal 2006 al 2010) avemmo un incontro nel quale Lei rappresentava il Comune di Roma. Attualmente sono professore di Diritto costituzionale nell'Università di Perugia.

Nel mio Ateneo, così come in un'altra quindicina di Atenei, il Rettore in carica dopo tre mandati di 11 anni (come ben sa, la legge Gelmini prevede un unico mandato di 6 anni!) è stato prorogato per l'a.a. 2011/2012 in virtù dell'art. 2 c. 9 della legge 240/2010 che prevede la proroga fino alla fine dell'a.a. successivo dei Rettori in carica al momento dell'adozione dello Statuto che doveva avvenire entro 6 al massimo 9 mesi dall'entrata in vigore della legge (quindi entro fine ottobre 2011). Ebbene con semplice nota firmata dal Direttore generale del MIUR si pretende nel 2012 di dare un'interpretazione contrastante con la chiara dizione della legge nel senso che l'adozione dello Statuto sarebbe quella conseguente al controllo ministeriale, il che consentirebbe ad un pugno di Rettori con 3 o 4 mandati alle spalle e già prorogati di un anno (tra i quali il Presidente della CRUI, Rettore che ha svolto 4 mandati ed ha avuto la proroga di un anno!) di usufruire di un altro anno di proroga. Ma tale fantasiosa interpretazione, qualora fosse accolta, avrebbe l'effetto di rendere nulla la proroga avvenuta per l'a.a 2011/2012, visto che entro ottobre gli Statuti degli Atenei interessati erano soggetti al controllo ministeriale e ancora non in vigore. Di conseguenza quei Rettori sarebbero decaduti e gli atti da essi compiuti sarebbero radicalmente nulli.

Ma vengo al merito della sua dichiarazione, secondo la quale "questa nuova proroga aiuta gli atenei consentendo al futuro governo dell'università la possibilità di subentrare senza il carico istituzionale di attuare la riforma". Intanto la nuova proroga, oltre che illegittima, agirebbe in senso contrario al rinnovamento di Atenei che hanno conosciuto il dominio per tre o quattro mandati consecutivi di Rettori onnivori (alcuni dei quali destinatari di avvisi di garanzia). Con quale coraggio critichiamo le manovre autocratiche per essere confermati al vertice dello Stato di personalità come Chavez o Putin, che almeno si sottopongono al voto popolare, se tolleriamo non solo i plurimandati di alcuni Rettori ma anche la proroga su proroga del loro incarico? Ma soprattutto chi deve attuare la riforma se non i nuovi organi accademici e tra questi un Rettore eletto per un unico mandato di sei anni? L'effetto dell'ulteriore proroga sarebbe quello di consentire ai Rettori uscenti di incidere sulla composizione degli organi accademici, e in particolare del Consiglio di Amministrazione, e quindi di condizionare pesantemente anche i nuovi futuri Rettori. Alla faccia del rinnovamento tanto sbandierato!

Infine il tentativo illegale in atto sta già provocando proteste e inevitabili ricorsi ai giudici amministrativi che renderanno tutt'altro che sereno e tranquillo il passaggio alla nuova governance degli Atenei. La verità è che si vuole fare un favore ad alcuni Rettori in carica (a tal proposito trovo assolutamente apprezzabile la dichiarazione del Rettore della Statale di Milano Decleva di non usufruire di una nuova eventuale proroga). Se il ministro Profumo vuole un nuovo anno di proroga abbia il coraggio e la dignità di presentare al Consiglio dei ministri un decreto-legge e la maggioranza parlamentare si assuma la responsabilità di convertirlo in legge. Da giurista solo in tal caso mi inchinerei, ferme restando l'indignazione e considerazioni poco commendevoli su una politica miope, opaca e succube a posizioni di potere che non può che produrre rigetto anche in chi come il sottoscritto è stato sempre impegnato e si è sempre riconosciuto nell'area del centro-sinistra.

Nell'auspicio che possa seriamente riconsiderare la sua posizione, le invio cordiali saluti.

Mauro Volpi

venerdì 27 aprile 2012

ANSA - Caos sul mandato dei rettori


ULTIM'ORA L'AQUILA. MINISTRO HA FATTO OGGI RICORSO AL TAR ABRUZZO PER ANNULLARE ELEZIONI. ATTENDIAMO DECISIONE TAR SU SOSPENSIVA.  

(ANSA) - ROMA, 24 APR - La durata del mandato dei rettori? Nelle università italiane il caos regna sovrano. Quarantuno docenti di 11 atenei stigmatizzano, in una nota da loro sottoscritta, l'interpretazione data dal Governo a quanto previsto a questo proposito dalla legge di riforma dell'università e fanno notare che se tale interpretazione dovesse essere accreditata un certo numero di università si troverebbero dallo scorso primo novembre governate da rettori invalidi e decaduti. 

"Secondo la legge le Universit¿ - spiegano i professori - avrebbero dovuto 'adottarè gli statuti tramite approvazione del Senato Accademico entro luglio (art. 1) o ottobre (art. 2, c. 6) 2011. I Rettori che non avessero adempiuto sarebbero stati rimossi (e gli Atenei commissariati); quelli che lo avessero fatto avrebbero fruito di un anno di proroga. Più precisamente, al comma 9 dell'articolo 2 la legge recita: 'Il mandato dei rettori in carica al momento dell'adozione dello statuto di cui ai commi 5 e 6 è prorogato fino al termine dell'anno accademico successivò. Questo adempimento ha consentito ai Rettori il cui mandato sarebbe scaduto il 31 ottobre 2011 di non indire le elezioni, permanendo nella carica. Adesso il Governo spiega - proseguono i docenti - che l'adozione che fa scattare la proroga (unica e per un solo anno accademico) non è questa, ma quella che ne precede la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale a seguito della correzione per eventuali rilievi. Dunque, secondo il Ministero, fruiscono della proroga: i Rettori che hanno pubblicato in G.U. lo statuto entro il 31 ottobre 2011 (che decadranno il 31 ottobre 2012); i Rettori che, in scadenza 'naturalè in ottobre 2012, avendo approvato lo statuto entro i termini di legge, lo adotteranno 'definitivamentè nei prossimi mesi; questi resteranno in sella per il 2013. Vi sono però (come a Messina o Viterbo) Rettori che erano in scadenza nel 2011. Questi, con il nuovo indirizzo del Governo, sono da ritenersi decaduti. Infatti, non avendo adottato 'definitivamentè lo statuto entro ottobre scorso, non hanno maturato la proroga (che la legge indica come unica e per un solo anno). Cosa fare in questi Atenei? I Decani devono indire nuove elezioni e il Ministro deve commissariare le sedi, a pena di omissione di atto d'ufficio. Il risultato dell'interpretazione governativa - concludono i professori - è quello di mandare a casa subito (per mano dei Decani e del Ministro) o tra qualche settimana (per mano dei Tar aditi) un plotoncino di Rettori". Cosa fare? "Adesso Profumo deve salvaguardare dal caos amministrativo l'Università, ricorrendo ai commissari. Oppure - concludono i 41 - rivedere l'interpretazione creativa della legge e accettare le elezioni dei nuovi Rettori entro il 2012".(ANSA).


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