mercoledì 11 gennaio 2012

PRIN: l'area umanistica esprime criticità


Società Italiana degli Storici Medievisti
Società Italiana per la Storia dell'Età Moderna
Società italiana per lo Studio della Storia contemporanea
Società italiana delle Storiche
Associazione Italiana di Psicologia
Società Italiana di Pedagogia
Consulta di Studi latini


Le società e le associazioni scientifiche afferenti alle aree delle scienze umane e sociali esprimono disagio e sincera preoccupazione per le regole di presentazione di progetti PRIN fissate dal Bando di cui al D.M. 27 dicembre 2011 n. 1152/ric., in quanto tali regole appaiono penalizzare in modo severo tutte le discipline appartenenti alle aree CUN dalla 10 alla 14.
Va sicuramente dato atto al Ministro di aver riaperto i canali istituzionali di finanziamento alla ricerca nella prospettiva di liberare le energie e di valorizzare i punti di forza del Paese per promuoverne sviluppo e crescita. Vanno tuttavia rilevati numerosi punti di criticità.
Innanzitutto non sfugge come, sotto il profilo finanziario, a fronte della maggior dotazione dei fondi – da euro 105.977.007 del bando 2009 a euro 175.462.100 dell’attuale bando – e stante la trasformazione delle assegnazioni da biennali a triennali, le risorse complessive appaiano sostanzialmente invariate su base annua, ma la loro distribuzione per area risulti fortemente sperequata. Mentre per la maggior parte delle aree (da 1 a 9 e 13-14) si registrano incrementi percentuali reali su base annua anche consistenti (area 7), per le aree 10-12 si rilevano diminuzioni nette di entità fino al 25 % per l’area 10. Ciò appare tanto meno comprensibile se si considera che le sole 3 aree 10-12 raggruppano il 26 % dei docenti/ricercatori italiani.
E senz’altro condivisibile l’idea di ottimizzare i finanziamenti con una distribuzione mirata a favore di progetti di ampie dimensioni.
Tuttavia l’entità finanziaria minima e massima prevista per i singoli progetti di ricerca lascia fortemente perplessi. I progetti delle aree delle scienze umane e sociali devono presentare costi non inferiori a euro 600.000 e fino a 1.600.000 euro. Ciò significa che sarà indispensabile dare vita a raggruppamenti tra università indipendentemente dall’esistenza di linee di ricerca originali realmente condivise, privilegiando il numero rispetto alla composizione delle singole unità e sottoponendo a forte pressione negativa la ricerca di innovatività rispetto al conseguimento delle dimensioni richieste. Si tratta di un inconveniente particolarmente grave nelle aree socio-umanistiche, date le modalità, metodi, procedure e anche costi di ricerca che le caratterizzano, ma sicuramente rilevabile anche in aree scientifiche tecnologico-sperimentali. Ne segue un elevato rischio di formazione di aggregazioni di progetto del tutto artificiose, dove il perseguimento dei requisiti dimensionali farà premio sulla ricerca di autentica qualità.
Anche l’auspicata e certamente positiva partecipazione di istituzioni straniere non può non apparire di difficile realizzazione date le scadenze di presentazione (29 febbraio e 7 marzo) fissate da un bando pubblicato peraltro solo il 28 dicembre, ossia in piene festività natalizie, e di fatto circolato solo a partire dalla seconda settimana di gennaio 2012.
Sotto il profilo procedurale, inoltre, la valutazione dei progetti è prevista attraverso un doppio livello, in prima istanza presso le università di appartenenza del coordinatore scientifico nazionale, in seconda istanza presso il Ministero sulla base dei progetti selezionati in numero limitato da ogni singola università. Le modalità di preselezione affidate a revisori anonimi scelti dalle stesse università stabiliscono limiti numerici dei progetti e punteggi di valutazione non privi di criticità:

a) ciascuna università “ può preselezionare, a livello di coordinatore scientifico, un numero di progetti non superiore allo 0,75% del numero di docenti e ricercatori presenti nei propri ruoli al momento della scadenza del bando “. L’esempio addotto nelle istruzioni che accompagnano il bando chiarisce che una ipotetica università di 1234 docenti e ricercatori potrà inviare alla fase ministeriale di valutazione non più di 10 progetti. Ciò comporta evidentemente una forte penalizzazione a danno delle università di media e piccola dimensione e delle università generaliste, ossia i cui docenti/ricercatori coprono tutte le 14 aree. Visto poi il comma 4 dell’art. 5 del decreto, secondo il quale “ ogni università deve assicurare il rispetto della proporzionalità percentuale per area disciplinare rispetto ai progetti chiusi alla scadenza”, è verosimile che anche le grandi università risultino penalizzate da un meccanismo che rende più probabile la selezione di progetti espressi da aree particolarmente numerose piuttosto che da aree di dimensioni più ridotte, ma possibilmente di elevata qualità, senza che i correttivi previsti possano significativamente contenere tale rischio;

b) In alcune delle 14 aree scientifiche, inoltre, convivono, com’è ben noto, discipline assai diverse tra loro. All’area 11, per esempio, fanno riferimento i settori di storia, filosofia, psicologia, pedagogia, geografia, demoetnoantropologia, scienze motorie e all’area 10 i settori di italianistica, antichistica, archeologia, lingue moderne occidentali e orientali, storia dell’arte. E’ evidente che, nella migliore delle ipotesi, solo uno di questi potrà vedere selezionato un proprio progetto, laddove i rimanenti non avranno alcuna opportunità di accedere alla successiva fase di valutazione.

c) Appare, più in generale, che la preselezione a livello di ateneo, così come configurata dal bando, con la previsione di limiti quantitativi ancorati a una percentuale del numero dei docenti/ricercatori, può non di rado tradursi – come già nel caso di cui al precedente punto – nell’inevitabile accantonamento di criteri di qualità, di merito e di opportunità di accesso alla valutazione in nome dell’osservanza di limiti quantitativi. La numerosità dei progetti, in altre parole, va considerata un asset, non un inconveniente a cui porre rimedio; ed è auspicabile che numerosi progetti abbiano la chance di sottoporsi a una valutazione esperta, indipendente e trasparente tesa ad accertarne la qualità.

Quanto alla valutazione di secondo livello, essa sarà affidata a 14 Comitati di Selezione, uno per ogni area CUN, formati da tre esperti designati dal Comitato Nazionale dei Garanti della Ricerca. Sia in questa fase sia in quella della preselezione si richiede che ben 25 punti su 100 siano assegnati a progetti strettamente relazionati agli obiettivi dell’VIII programma europeo ‘Horizon 2014-2020’. Il proposito di allineare gli obiettivi nazionali a quelli europei è sicuramente condivisibile. Si dà però il caso che le priorità tematiche rientranti negli obiettivi strategici di Horizon 2020 (Leadership in enabling and industrial technologies (Information and communication technologies, Nanotechnologies, Advanced materials, Biotechnology, Advanced manufacturing and processing, Space; Access to risk finance; Innovation in SMEs; Health, demographic change and wellbeing; Food security, sustainable agriculture, marine and maritime research and the bio-economy; Secure, clean and efficient energy; Smart, green and integrated transport; Climate action, resource efficiency and raw materials; Inclusive, innovative and secure societies) ritaglino spazi limitatissimi per un ampio numero di settori della ricerca, soprattutto socio-umanistica. Ne consegue con ragionevole certezza che i progetti i cui obiettivi non collimino con quelli sopra indicati non avranno alcuna possibilità di essere selezionati nemmeno a parità di punteggi di merito, considerata la regola in base alla quale, in caso di ex-aequo “ è data priorità ai progetti che hanno ottenuto il punteggio più elevato nel criterio di cui all’articolo 5, comma 7, lettera c “, ovvero a quelli rientranti negli obiettivi del programma ‘Horizon’.

Per tutte queste ragioni, le sottoscritte società ed associazioni afferenti al le aree 10-14 evidenziano come il bando PRIN 2011, con le previste modalità di preselezione e valutazione di progetti, limiti sensibilmente i principi di pari opportunità e di valutazione per merito; e invitano il governo, le forze politiche e l’opinione pubblica a riconsiderare i contenuti di un bando la cui applicazione non può che causare un pesante sacrificio ai danni di importanti settori della ricerca scientifica del nostro Paese. Sollecitano altresì il governo ad adottare procedure di finanziamento della ricerca che, fatti salvi i principi della valutazione di qualità dei progetti e dell’ottimizzazione delle risorse, rispettino modalità, metodi e tematiche della ricerca proprie dei diversi settori scientifici, derivino da un confronto con la comunità della ricerca e ne ottengano il consenso, e, infine, prevedano emissioni annuali continuative dei bandi, regole stabili nel tempo e scadenze di calendario compatibili con la predisposizione di seri progetti scientifici nazionali e internazionali.

Società Italiana degli Storici Medievisti, Società Italiana per la Storia dell'Età Moderna, Società italiana per lo Studio della Storia contemporanea, Società italiana delle Storiche, Associazione Italiana di Psicologia, Società Italiana di Pedagogia, Consulta di Studi latini

sabato 7 gennaio 2012

LA RICERCA DEI BUROCRATI

L’unica arma del popolo oppresso è la satira. In questo caso è l’arma del ricercatore oppresso dai burocrati, del docente zimbello dei poteri forti, dell’innovatore invischiato nei bizantinismi.

E così l’Italia va a rotoli, certo per lo spread, per gli evasori, per le macchine blu e per le province, ma anche perché qualunque attività è lottizzata e tra queste la fonte prima della conoscenza e dello sviluppo: l’università.


Il recente bando PRIN, relativo ai fondi ministeriali per progetti di ricerca di interesse nazionale, si presta a forme di comicità di ogni tipo, ma quella che purtroppo prevale è il sarcasmo. Si comincia con un elogio della ricerca europea, asserendo che gli obiettivi scientifici dovranno essere attinenti al programma Horizon 2020, e il ricercatore s’illude che l’illuminato legislatore abbia pensato di allineare l’Italia agli obiettivi europei, salvo scoprire che sarà distribuita, per ogni area disciplinare, una quota di risorse pari alla media storica delle assegnazioni PRIN degli ultimi cinque anni, indipendentemente, quindi, dagli obiettivi scientifici…


Dopodiché il nostro ricercatore, che conosce bene le dinamiche per le quali la maggior parte dei progetti PRIN (75%) è giudicato eccellente, ma solo il 25 % viene finanziato, a dimostrazione dello spreco di capacità progettuale che riusciamo a permetterci, spera che i nuovi meccanismi di regolazione dell’ANVUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), felicemente introdotta dalla legge 240 Gelmini, saranno in grado di individuare chi nel paese dei falsi eccellenti sia per lo meno discreto. Ma perché premiare il merito quando è molto meglio premiare il potere?

Quindi lo zelante funzionario ministeriale individua due regole d’oro che conviene citare per intero come dimostrazione di perfetto burocratese, condito di ingegneristico “profumo”:
1) ciascuna università può preselezionare, a livello di Coordinatore scientifico (del progetto PRIN), un numero di progetti non superiore allo 0,75% del numero di docenti e ricercatori presenti nei propri ruoli al momento della scadenza del bando, con arrotondamento all'intero superiore;
2) nella preselezione dei progetti ogni università deve assicurare il rispetto della proporzionalità percentuale, per area disciplinare, rispetto ai progetti chiusi alla scadenza di cui al precedente articolo 4, comma 2, con uno scostamento massimo, sempre per area disciplinare, del 33% in più (con arrotondamento all'intero superiore) o in meno (con arrotondamento all'intero inferiore).

La morale: inutile selezionare in base al merito, meglio che si scannino tra di loro in Ateneo con una magistrale preselezione in cui vinca il più forte. Ulteriore conferma di quanto ben si sapeva: la 240 Gelmini è concepita e pensata per rafforzare le baronie, altro che combatterle. E questo dato di fatto, di cui questo bando non è che l'ennesima riprova, se poteva forse sfuggire a ministri estranei all'ambiente di ricerca non può certo sfuggire a un ex rettore.

Lo dimostra anche un recente botta e risposta sul Sole 24 Ore tra i direttori della Scuola Normale Superiore e della Scuola Sant'Anna di Pisa e il Ministro. Ai primi, che muovevano pesanti critiche ai bandi PRIN e “Futuro in Ricerca” per l’introduzione di criteri di selezione quantitativi e non qualitativi nella selezione dei progetti, Profumo ha ribadito che quei criteri nascono da una sua intenzione di corresponsabilizzare gli Atenei nella preselezione dei progetti. In definitiva, i burocrati hanno agito su indicazione del loro Ministro, in difesa della casta dei baroni e dei loro favoriti.

Armando Carravetta
Università degli Studi di Napoli Federico II
Delegato Nazionale CoNPAss
Coordinamento Nazionale dei Professori Associati

http://www.professoriassociati.it/



venerdì 30 dicembre 2011

Il Golpe di Capodanno


Il ministro Profumo ha recentemente dichiarato che, per il bene dell’università italiana,
è necessario «mischiare il sangue». Il senso era quello di favorire lo scambio di esperienze e la mobilità dei docenti, ma adesso sappiamo di quale sangue parlava il ministro: quello dei ricercatori attualmente in servizio, quello degli assegnisti e dei precari che hanno – senza retorica – veramente dato il sangue per far andare avanti la sgarrupata baracca, e che adesso si vedono scippare il tanto celebrato “piano straordinario di reclutamento dei professori associati”. Di che si tratta?

Per scoprirlo, scarica il comunicato stampa di R29A (link al pdf, 349 Kb)

sabato 17 dicembre 2011

Estrema criticità dell’Università italiana

Le Organizzazioni e Associazioni universitarie denunciano lo stato di estrema criticità in cui versa l'Università italiana.

Questa situazione sarebbe destinata a diventare ancora più grave per l'Università pubblica statale se si dovesse proseguire nella politica dei progressivi e costanti tagli al finanziamento dell'Università, nella drastica riduzione del diritto allo studio, nell'aumento a dismisura del numero dei precari con l'espulsione di quelli attuali, nella differenziazione tra gli Atenei (atenei di ricerca e insegnamento e atenei di solo insegnamento), nella cancellazione della partecipazione democratica alla gestione degli Atenei, nell'annullamento della rappresentanza democratica del Sistema nazionale universitario, nel blocco della carriera e della retribuzione dei docenti.

L'opposizione del mondo universitario alla Legge 240/10 esprimeva tutte queste preoccupazioni, assieme alla convinzione che i suoi contenuti e i tempi di attuazione, sommati ai pesanti tagli al finanziamento (diversamente da quanto accade negli altri Paesi), avrebbero portato alla paralisi degli Atenei, così come, purtroppo, sta avvenendo. Peraltro, nelle more dell'attuazione della Legge, il processo di lentissima approvazione degli statuti e il ritardo nella emanazione dei più importanti decreti attuativi accentuano una condizione di blocco che pesa prevalentemente sulle retribuzioni, i diritti, le carriere del personale universitario e lascia gli studenti nell'incertezza dell'offerta formativa per i prossimi anni.

Da parte loro, le Organizzazioni e Associazioni universitarie - convinte che il Paese abbia bisogno di una Università pubblica, autonoma, democratica, di qualità e aperta a tutti – hanno denunciato da tempo quanto stava accadendo e, in particolare:
  • l'ulteriore divaricazione fra pochi Atenei 'eccellenti' e tutti gli altri;
  • la scarsa considerazione delle esigenze della ricerca;
  • il ridimensionamento della già ridotta autonomia degli Atenei;
  • lo snaturamento del diritto allo studio, con la drastica riduzione dei fondi ad esso destinati, il tentativo di tagliare a migliaia di studenti idonei la borsa di studio e l'introduzione dei prestiti d'onore e di altri strumenti di indebitamento.
  • il drastico ridimensionamento dei docenti di ruolo, con la costituzione di una 'base' amplissima di precari, senza reali prospettive di accesso alla docenza;
  • le conseguenze della messa ad esaurimento dei ricercatori, senza neppure il riconoscimento del ruolo docente, senza adeguati sbocchi e con una diminuzione della retribuzione rispetto a quella degli ordinari;
  • lo svilimento della figura dell'associato, trasformata in affollata fascia d'ingresso alla docenza, senza prospettive di carriera e con una diminuzione della retribuzione rispetto a quella degli ordinari;
  • il ridimensionamento del ruolo del personale tecnico-amministrativo.

Ma oltre ai contenuti della Legge approvata, le critiche sono state rivolte anche alla totale chiusura al confronto che ha caratterizzato tutta l'azione del precedente Ministro; una indisponibilità che è proseguita nel corso dell'elaborazione dei decreti attuativi.
Con questi decreti si sta attentando alla libertà di ricerca e di insegnamento e si sta consentendo che i Ministri dell'Economia e dell'Università e l'ANVUR possano commissariare gli Atenei e decidere la nascita, la vita e la morte delle strutture universitarie.
L'azione del Ministero volta a ridurre i già limitati spazi di democrazia si è espressa pesantemente nel tentativo di cancellare dagli Statuti quelle norme che consentirebbero una più ampia partecipazione democratica.

Di fronte a tutto ciò chiediamo al Governo e al Parlamento una inversione di marcia rispetto alle scelte finora operate, riconoscendo il ruolo fondamentale dell'Università per lo sviluppo sociale e economico del Paese.
In questa direzione, chiediamo interventi per rendere democratici gli Atenei e realmente autonomo il Sistema nazionale universitario.

Chiediamo infine che il nuovo Governo avvii con urgenza un costante confronto con le Organizzazioni e Associazioni universitarie e sollecitiamo il Ministro a dare risposta alla nostra richiesta di incontro.

Roma, 13 dicembre 2011

ADI, ADU, ANDU, CISL-Università, CNRU, CNU,CoNPAss, FLC-CGIL,
RETE29Aprile, SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università, UIL-RUA, USB-Pubblico impiego

domenica 20 novembre 2011

Un anno di CoNPAss, 15 novembre 2010 - 15 novembre 2011


Esattamente un anno fa a Roma, in un'aula dell'Università La Sapienza di Roma, prendeva corpo un'idea nata in rete solo qualche settimana prima: dare vita a un
coordinamento nazionale di professori associati per opporsi alla legge Gelmini, per contrastarla dal punto di vista di una categoria che usciva particolarmente maltrattata da quella sciagurata riforma; e tuttavia senza cadere in visioni egoistiche, portando avanti il progetto di una Università nova.

Quel progetto è stato condiviso da un migliaio di colleghi, che hanno sottoscritto il documento programmatico che lo disegnava.

Forte di quel sostegno il Coordinamento ha continuato la sua battaglia per l'Università nova. Per nulla sconfortato dall'approvazione della contro-riforma nel frattempo intervenuta, ha capito che la battaglia andava continuata sul fronte dei decreti attuativi e delle modificazioni statutarie; che andava implementato il suo ruolo di interlocutore della politica per ottenere una modificazione della legge.

Mi piace ricordare le tappe fondamentali di questo cammino:
  • novembre 2010: redazione del documento programmatico, sottoscritto da un migliaio di colleghi associati;
  • dicembre 2010: redazione dell'appello al Presidente della Repubblica affinché rinviasse la legge Gelmini alla camera;
  • dicembre 2010: pubblicazione di un annuncio a pagamento nelle pagine nazionali del Corriere della Sera, grazie al contributo libero di tantissimi, per complessivi €. 12.000,00
  • promozione della petizione “opponiti o dimettiti”, che ha raccolto circa 3000 adesioni;
  • febbraio 2011: assemblea nazionale a Napoli;
  • febbraio-maggio 2011: partecipazione del Conpass nelle commissioni statuto di molti Atenei per presidiare gli spazi di democrazia;
  • aprile 2011: assemblea nazionale a Bologna
  • luglio 2011: costituzione formale come associazione (hanno partecipato allo sforzo fondativo 80 colleghi, e le adesioni ordinarie sono in costante crescita) nella riunione nazionale di Palermo;
  • giugno-ottobre 2011: convocazione sia al Senato della Repubblica sia alla Camera dei Deputati in occasioni di sette diverse audizioni riguardanti l'adozione di provvedimenti concernenti l'Università (dall'abolizione del valore legale del titolo di studio all'ANVUR);
  • redazione e produzione al Parlamento delle memorie del Conpass sui decreti attuativi della legge n. 240 del 2010;
  • novembre 2011: nuovo appello al Presidente della Repubblica affinché si faccia garante dell'assenza di conflitti di interesse nella nomina del nuovo Ministro dell'Istruzione;
  • lettera al Presidente del Consiglio incaricato Sen. Prof. Mario Monti sulle priorità dell'Università.

- Manteniamo costanti contatti con la stampa;
- I referenti CoNPAss nelle sedi locali fanno informazione costante a proposito di tutto ciò che avviene intorno e dentro l'università e che prima era a conoscenza di pochi;
- Partecipiamo all'intersindacale universitaria;
- Abbiamo aperto un dialogo con tutti i partiti (quelli che vogliono ascoltare) e con tutte le sigle per una azione sinergica pro università;
- Stiamo promuovendo un patto federativo con le organizzazioni dei ricercatori, degli ordinari e degli studenti.

In questo momento cruciale per la vista del Paese e in particolare dell'Università è essenziale che CoNPAss si rafforzi e cresca come associazione.
Per questo motivo vi esorto a sostenerci iscrivendovi, facendo iscrivere i colleghi e partecipando al dibattito nelle liste e sul sito.

Il Presidente del CoNPAss
Calogero Massimo Cammalleri

sabato 19 novembre 2011

Appello del CoNPAss al Presidente del Consiglio


-------- Messaggio originale --------

Oggetto: Comunicato Stampa/Appello del Conpass al Presidente Incaricato
Data: Mon, 14 Nov 2011 11:21:54 +0100
Mittente: Coordinamento Nazionale dei Professori Associati
A: monti_m@posta.senato.it

Ch.mo Sen. Prof. Mario Monti,
Presidente incaricato,

Il CoNPAss, Coordinamento Nazionale dei Professori Associati, cosciente del delicato momento attraversato dal Paese e delle scelte difficili che dovranno essere prese dal nuovo esecutivo, ritiene importante che qualsiasi iniziativa di contrasto dell'emergenza e di rilancio economico del Paese tenga conto dell'esigenza di far crescere e non deprimere la crescita culturale, strettamente legata alla capacità di innovazione, tenendo conto delle seguenti esigenze urgenti per l'Università:

1. Ri-finanziamento dell'università e della ricerca
La ricerca scientifica italiana, ai primi posti nelle classifiche mondiali, è da anni sottofinanziata rispetto ai livelli europei e quando la crisi si è aggravata, mentre altrove si assisteva ad aumenti dell'investimento in ricerca, in Italia si è proceduto con i "tagli lineari" e con una riforma dell'Università che a distanza di un anno sta mostrando la sua vera natura di blocco del ricambio generazionale nel mondo accademico con conseguenze a lungo termine disastrose.

2. Ri-finanziamento del diritto alo studio
In tempi di crisi gli investimenti per il futuro dovrebbero essere gli ultimi ad essere tagliati. La riduzione senza precedenti delle cifre per il diritto allo studio (anche queste da sempre carenti rispetto al panorama internazionale) o misure come l'aumento senza limiti delle tasse universitarie, sono inaccettabili a meno di non desiderare un decremento delle gia' basse percentuali di laureati ed un impoverimento dei livelli culturali medi, risultati inaccettabili per una potenza
industriale occidentale. Soluzioni falsamente innovative come i prestiti d'onore, già trasformatisi in ulteriori processi di enorme indebitamento nazionale in altri paesi, non dovrebbero essere prese in seria considerazione come alternativa ad un vero riconoscimento del diritto allo studio previsto dalla Costituzione.

3. Pausa sulla riforma Gelmini aprendo tavoli di confronto col mondo accademico
Dopo l'approvazione della legge 240 erano stati promessi attenzione e dialogo. Quasi un anno dopo constatiamo che i decreti attuativi vengono approvati con notevole ritardo e senza che il Ministero abbia tentato anche un minimo confronto in fase di stesura degli stessi col mondo accademico.
Le numerose criticità del cammino della riforma spingono a chiedere una pausa di riflessione ed un vero confronto prima che alcuni processi e alcune mutazioni del sistema universitario statale divengano irreversibili.

4. Ridisegno dello stato giuridico
Andrebbe approntato, separatamente dalle questioni di governance universitaria, un vero progetto di ridisegno dello stato giuridico dei docenti universitari per affrontare alla radice e senza vuote propagande ideologiche il problema del ricambio generazionale, dell'efficienza del sistema e dei costi e della sostenibilità nel tempo dei meccanismi di accesso e progressione di carriera della docenza universitaria.

Calogero Massimo Cammalleri
presidente CoNPAss

domenica 13 novembre 2011

Messaggio del CoNPAss al Capo dello Stato sul nuovo Ministro IUR


Il CoNPAss - Coordinamento Nazionale dei Professori Associati delle Università Italiane manifesta al Capo dello Stato, garante della Costituzione, la propria preoccupazione in ordine alle notizie di stampa, circolate in queste ore, che vorrebbero il Rettore della Università Cattolica in procinto di essere nominato Ministro dell'Istruzione.
Senza entrare nel merito delle qualità della persona, manifesta forte allarme per la immanente situazione del conflitto di interessi che si verrebbe a creare nel sistema dell'Università statale e per il clima di forte opposizione che tale nomina innescherebbe nella base della comunità accademica. Questo proprio in un momento in cui la gravità della situazione imporrebbe soluzioni condivise verso uno sforzo comune.
Certi che in una situazione della gravità data il Capo dello Stato, nella formazione di un governo tecnico, vorrà dare autorevoli indicazioni affinché il dicastero dell'istruzione sia guidato da una personalità la cui linea riformatrice sia in sintonia con i movimenti dei professori e ricercatori e degli studenti e in discontinuità con i disastri del precedente ministro, ciò rassegna alla Sua alta sensibilità istituzionale.


Il Presidente

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