mercoledì 9 giugno 2010

Decreto legge 31 maggio 2010 (“manovra finanziaria”) - Primo esame e proposte conseguenti

APeR – Libera Associazione dei Professori e dei Ricercatori dell’Università dell’Insubria ha esaminato il testo del Decreto Legge 31 maggio 2010, n.78 "Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica" con particolare riguardo alle ricadute per i professori e i ricercatori universitari.

Nell’attuale versione, pubblicata in G.U. e in discussione in Parlamento, le previsioni principali e più preoccupanti per il prossimo triennio 2011-2013 riguardano:
- l’annullamento degli aggiornamenti annualmente riconosciuti in base ai calcoli ISTAT;
- la cancellazione degli scatti stipendiali.

Si tratta di previsioni pesantemente vessatorie in quanto gli aggiornamenti e gli scatti perduti non vengono in alcun modo recuperati al termine del triennio. Per quanto possa risultare difficile formulare previsioni precise viste le numerose difficoltà interpretative del testo, è stato stimato che – nel migliore dei casi –la perdita per un ricercatore potrebbe arrivare addirittura a 50.000,00 euro nel periodo lavorativo, oltre a più di 9.000,00 euro sulla liquidazione e al 5% in meno nella pensione; per un professore associato rispettivamente a 44.000,00 euro, quasi 9.000,00 euro e il 3% in meno; per un professore ordinario a 13.500,00 euro, 4.400,00 euro e quasi nulla sulla pensione, oltre a 2.400,00 una tantum (per la riduzione aggiuntiva dei redditi oltre i 90.000,00 euro annui). Si veda anche la tabella allegata in calce.

Queste norme rappresenterebbero, ove approvate in questa forma, una palese e inaccettabile iniquità in quanto:
- si chiede esclusivamente ai docenti universitari un sacrificio senza precedenti, le cui conseguenze oltre tutto si protraggono ben oltre la particolare e sfavorevole fase congiunturale che la manovra intende affrontare;
- il sacrificio maggiore viene imposto ai più giovani (per i quali – non bisogna dimenticare – è variato il meccanismo di calcolo del trattamento di fine rapporto e pensionistico, dal metodo retributivo a quello contributivo), con ulteriore e ancor più grave sperequazione.

Nell'ambito del pubblico impiego, per la Magistratura e l'Avvocatura dello Stato – categorie non contrattualizzate come i docenti universitari – è stato previsto analogo congelamento degli scatti stipendiali, seguito tuttavia al termine del triennio dal riconoscimento integrale. Le altre categorie del pubblico impiego, in quanto contrattualizzate, potranno d’altra parte vedersi compensato il danno subito non appena sarà migliorata la situazione economica.

Tutto questo avviene in un quadro di grave e perdurante penalizzazione del settore dell’università e della ricerca: la manovra finanziaria infatti non sana per nulla il pesante taglio ai finanziamenti per l’università operato dalla ben nota Legge 133/08. Oltre tutto, come non bastasse, viene confermato il blocco del turn over per i prossimi anni, durante i quali un numero estremamente elevato di docenti verrà collocato a riposo (come si può facilmente desumere dall’esame dei profili di distribuzione dell’età anagrafica): si determinerà così una perdita secca di posti di ruolo, che – insieme alla drastica riduzione dei fondi – porterà al sostanziale azzeramento delle opportunità di inserimento e progressione di carriera per i più giovani per molti anni a venire.

Tutto questo considerato, APeR ritiene che l’obiettivo minimo e del tutto ragionevole che è necessario porsi a tutela dei professori e dei ricercatori universitari sia l’ottenimento del medesimo trattamento già riservato a Magistratura e Avvocatura, ovvero il riconoscimento degli scatti stipendiali bloccati nel prossimo triennio 2011-2013. Questo non sanerebbe le sperequazioni, ma avrebbe quanto meno l’effetto di attenuarle (si veda ancora la tabella allegata).

APeR ritiene altresì necessario intraprendere quanto prima iniziative utili a richiamare l’attenzione del dibatitto parlamentare su queste considerazioni e proposte, quali ad esempio:
- l’autolimitazione dell’attività didattica dei professori ad un solo corso (come previsto norme vigenti e in particolare dalla Legge 311/58, art. 6);
- la rinuncia da parte dei ricercatori (tenuti per legge unicamente ad attività didattica integrativa) alla copertura di qualsiasi corso frontale.
In ogni caso, raccomanda di rinviare l’adozione di qualsiasi delibera in ordine all’attribuzione di incarichi di insegnamento in attesa della conclusione della discussione parlamentare, prevista per la fine di luglio.

Infine, APeR esorta tutti i docenti dell’Ateneo a sollecitare in tutte le sedi istituzionali gli Organi di Governo, Rettore, Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione, a prendere posizione e a sostenere l'azione di protesta, necessaria a indurre nel corso della discussione parlamentare in atto un auspicabile e doveroso ravvedimento a tutela dell’università, della ricerca, della cultura e nell’interesse dell’Italia intera.

E’ importante non dimenticare che l’università e la ricerca rivestono importanza strategica per il progresso e la crescita di ogni società, tanto più in periodi di profonda crisi come quello che stiamo attraversando. Nessun paese progredito ha di fatto reagito alla crisi riducendo gli investimenti in università e ricerca, dagli USA di Barack Obama fino – è notizia di questi giorni – alla Germania di Angela Merkel, che nell’ambito di una pur severissima manovra finanziaria da oltre 80 miliardi di Euro ha destinato al comparto dell'istruzione e della ricerca ben 12 miliardi di Euro in più da qui al 2013. Penalizzare ulteriormente università e ricerca sarebbe un imperdonabile errore che l’Italia non può più permettersi di commettere.

Varese-Como, 9 giugno 2010

APeR
Libera Associazione dei Professori e dei Ricercatori
dell’Università dell’Insubria

http://aperinsubria.blogspot.com/


Il testo integrale del comunicato in pdf
- 51,4 Kb

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