sabato 18 settembre 2010

La riforma e i "baroni"


Recentemente,
anche il Ministro Tremonti è intervenuto sulla riforma dell'Università dichiarando che è una «buona riforma che deve [...] porre fine alla follia delle università che falliscono, dei corsi di laurea che si moltiplicano e dei poteri di "baroni e similbaroni"».

Tralasciamo per ora di discutere il fatto che questa riforma non sembra avere molte possibilità di incidere su "università che falliscono" e "corsi di laurea che si moltiplicano", per concentrarci invece sull'affermazione secondo cui questa sarebbe una riforma "anti-baroni", definizione più volte proposta dallo stesso Ministro Gelmini.

Va in primo luogo ricordato come questo Governo, proprio con le norme promosse dai Ministri Tremonti e Gelmini, stia andando nella direzione della costruzione di una università pesantemente oligarchica e baronale. Tra i principali provvedimenti gia' adottati vanno ricordati:
* composizione delle commissioni di concorso ristretta ai soli professori ordinari (legge 1/2009, c.d. "Riforma Gelmini dell'Università");
* maggiori tagli agli stipendi per ricercatori e professori associati, molto meno rilevanti per gli ordinari, fino a divenire quasi nulli per i residui "baroni" ormai alle soglie della pensione (manovra finanziaria del luglio 2010).

Venendo al ddl Gelmini in discussione alla Camera, questo specificamente prevede:
* la precarizzazione definitiva del ruolo base di ricercatore con chiara e inevitabile sottomissione al professore di turno;
* cariche accademiche accessibili ai soli ordinari;
* cancellazione del principio di rappresentanza delle componenti accademiche a tutti i livelli;
* potere totale al rettore e a un Consiglio di amministrazione tra i cui componenti esterni potranno facilmente trovar posto neopensionati ordinari "eccellenti", se non anche politici e funzionari di partito.

Il tutto mentre siamo costretti ad assistere a un progressivo e inesorabile definanziamento, denunciato anche dal Consiglio Universitario Nazionale, che rende del tutto inapplicabile (posto che la si volesse applicare) qualsiasi politica di promozione del merito (il famoso 7% del FFO "a crescere" negli anni, come anche gli scatti stipendiali condizionati alla produzione di pubblicazioni: addirittura gli scatti sono stati bloccati per tutto il prossimo triennio, a scanso di equivoci).

E' detta "antìfrasi" una figura retorica per cui il significato di una frase è opposto a quello che assume normalmente. Ad esempio: "il ddl Gelmini è una riforma anti-baroni".

Marco Cosentino



Nota bene: il testo esprime opinioni personali dell'autore, in nessun modo riconducibili alle posizioni di APeR sullo specifico tema.

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