31 ago '10 - Di particolare interesse - Insubria - Da http://www.ilgiorno.it "Università a Como, crollano le iscrizioni a economia - Giurisprudenza ha già ricevuto oltre 200 domande d’iscrizione, sono solo una decina quelle di Economia, un numero decisamente inferiore rispetto a quelle dello stesso periodo dello scorso anno che erano state 24" (link: http://www.ilgiorno.it/como/cronaca/2010/08/27/375930-universita_como.shtml).
26 ago '10 - Da http://www.generazioneitalia.it "Trovano i soldi per le quote latte e abbandonano l’Università" (link: http://www.generazioneitalia.it/2010/08/21/trovano-i-soldi-per-le-quote-latte-e-abbandonano-luniversita/). Dall'articolo: "...«Il risparmio previsto nella relazione tecnica è di 32 milioni di euro per il 2011, il contributo per la tramvia di Verona è costato 70 milioni e le multe per le quote latte qualche centinaio di milioni. Noi di Fli porremo la ricerca come priorità; la Lega ha posto le quote latte come condizione per votare la manovra. Scelgano gli italiani se è meglio finanziare la ricerca o chi ha violato norme comunitarie. E poi chiediamo che si torni a porre l’accento su temi centrali come l’università o la riduzione delle tasse che riguardano lo sviluppo del Paese e gli interessi generali»". Quante belle parole...
21 ago '10 - Di particolare interesse - Insubria - Da http://fisicico.blogspot.com "... e noi?" (link: http://fisicico.blogspot.com/2010/07/e-noi.html#comments). Dal post: "[...] L'ateneo ha disposto la sospensione dell'offerta formativa, e se la protesta continua, dice la Loretta, si potrebbe arrivare al blocco dell'anno accademico. I ricercatori, lo sappiamo già, si sono allineati alla protesta nazionale, rifiutandosi di fare didattica. In rappresentanza degli studenti, i nostri eletti in cdF hanno espresso solidarietà e "pieno appoggio" alle iniziative. Bene. Ora ponetevi questa questione, per favore: siamo sicuri di voler dare il nostro "pieno appoggio" all'iniziativa?[...]"
21 ago '10 - Di particolare interesse - Da http://www.ilsole24ore.com "Università senza i proventi della ricerca" (link: http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-08-20/universita-senza-proventi-ricerca-085907.shtml?uuid=AYz1IGIC). Dall'articolo: "La stesura definitiva del nuovo Codice della proprietà industriale non ha sanato la ferita aperta nel mondo accademico. Il brevetto resta di proprietà del ricercatore e non – come accade negli altri paesi – dell'ateneo presso cui lavora e con i cui strumenti è arrivato alla scoperta. Un modello unico nel suo genere e «a mio avviso sbagliato» chiarisce subito Giulio Ballio, rettore del Politecnico di Milano secondo cui il metodo usato in Italia «presenta anche qualche profilo di illegittimità». Il rettore è categorico sul punto: «In effetti, si permette ai ricercatori di acquisire una proprietà privata, il brevetto, sfruttando però le strutture pubbliche universitarie o dei centri ricerche». A Milano si è però posto rimedio a queste incongruenze. «Da otto anni – chiarisce Ballio – abbiamo creato un servizio interno a supporto dei ricercatori, che li assiste nelle spese e nelle procedure per ottenere il copyright, nella commercializzazione e in eventuali contenziosi. Il ricercatore cede all'università il brevetto ma in cambio riscuote una royalty più alta di quella prevista nel precedente regime normativo». Un regolamento interno del genere è in vigore anche al Politecnico di Torino, dove negli ultimi dieci anni sono stati raggiunti importanti traguardi nell'attività brevettuale grazie alla sinergia tra università e ricercatori.[...]" E noi?
17 ago '10 - Da http://espresso.repubblica.it "Una per una, le bugie di B." di Tito Boeri (link: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/una-per-una-le-bugie-di-b/2132438/0). Dall'articolo: "[...] La cosiddetta riforma della scuola è sin qui consistita solamente in tagli al personale, con la reintroduzione del maestro prevalente nella scuola primaria, la riduzione dell'orario d'insegnamento nella scuola secondaria (sia di primo che di secondo grado), la riduzione degli indirizzi nella scuola secondaria di secondo grado e la richiesta di compartecipazione delle famiglie alla spesa. Il tutto esclusivamente nella scuola pubblica, dato che il finanziamento alle scuole private "paritarie" non è stato ridotto. Per chiamarla riforma ci vuole tanto coraggio. Simile la strategia seguita nei confronti dell'università, perseguita con la riduzione del fondo di finanziamento ordinario. Il disegno di legge che entro fine anno dovrebbe andare alla Camera porterà, se non viene ulteriormente diluito nei suoi aspetti innovativi, a qualche cambiamento nella governance delle università, e non prima della fine legislatura, dato che si basa sull'esercizio di deleghe. Insomma è, al massimo, una scommessa di riforma, su aspetti relativamente marginali, che non intaccano davvero la ricerca e la didattica.[...]"
17 ago '10 - Di particolare interesse - Da http://www.ilmanifesto.it "Il triste futuro dell’università italiana" (link: http://www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2010/mese/08/articolo/3236/). Dall'articolo: "[...] ma rendere precario e instabile il reclutamento dei giovani, stante il sistema baronal-feudale in cui viene individuato uno dei grandi mali del sistema, cosa produrrà? Ricercatori indipendenti e brillanti o servili portaborse? I baroni, il secondo dei grandi mali dell’università... Sì, i "baroni" esistono. Tuttavia, come i fannulloni sono una minoranza dei ricercatori, i baroni sono una frazione degli ordinari. Innegabile che vi siano posizioni di potere baronale in grado di influenzare pesantemente il sistema. E qui, purtroppo, l’Università non fa eccezione. Fa parte della esperienza quotidiana di ciascun italiano. In tutti settori della vita, pubblica e privata, baronie, consorterie, cartelli, accordi, cricche, caste, lasciando da parte le mafie, operano per far prevalere il proprio interesse privato su quello generale. Vogliamo iniziare dall’Università? Bene! Ma cosa prevede la "riforma"? Concorsi gestiti solo dagli ordinari, fuori associati e ricercatori. Trasformazione delle Facoltà, da sedi della didattica, a organismi di coordinamento e di valutazione del lavoro dei Dipartimenti. Apparentemente, una modifica che può avere un fondamento. Ne conseguirà la scomparsa degli attuali Consigli di Facoltà, dove sono presenti professori, ricercatori e studenti. I nuovi Consigli, composti dai soli direttori di Dipartimento (presumibilmente ordinari), eleggeranno in loro seno, e non più attraverso una consultazione democratica, il preside. Per amor di cronaca, ricordiamo anche il ridimensionamento del Senato accademico a favore di Rettorato e Consiglio di amministrazione. Tutte misure che riducono gli spazi di libero dibattito e di confronto e che prefigurano un modello di gestione verticistico e autoritario. La futura università statale sarà più povera, con una offerta didattica ridotta. Probabilmente più cara. Sicuramente meno democratica. I "baroni" potranno esercitare un potere sempre più ampio, ma saranno tenuti al guinzaglio dal ministero, attraverso la leva dei conferimenti finanziari. I giovani avranno meno opportunità di carriera e i più brillanti saranno incentivati a andare all’estero. Alla faccia della tanto sbandierata meritocrazia. Catastrofismo? No, purtroppo una descrizione di quanto sta avvenendo e avverrà."
L'Associazione ha come scopo: * lo studio dei problemi connessi alla ricerca e alla didattica nell'Università e la realizzazione di iniziative tese alla formulazione di proposte per la loro soluzione; * la tutela degli interessi morali ed economici degli iscritti.
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