martedì 21 settembre 2010

Lettera ai Rettori da parte di un Ricercatore "indisponibile" e "responsabile" (a lunga scadenza)


In queste ultime settimane si susseguono gli appelli al senso di responsabilità dei ricercatori.


Giusto ieri i Rettori dei due Atenei sardi hanno espresso “piena solidarietà ai ricercatori che stanno subendo un’ingiustizia ed una prevaricazione che non ignoriamo”.

I ricercatori con grande senso di responsabilità nei confronti dell’istituzione cui appartengono, degli studenti e della società non possono ignorare le ingiustizie e le prevaricazioni perpetrate nei confronti dell’Università dai dispositivi legislativi degli ultimi anni e dalla “riforma” attualmente in discussione in Parlamento, il progetto di distruzione del sistema dell’alta formazione e ricerca pubblici e lo scarso interesse della politica per la cultura in generale.

Queste sono le motivazioni che hanno spinto i ricercatori italiani a mobilitarsi per la difesa dell’Università, scegliendo di attenersi strettamente a svolgere i compiti istituzionali prescritti per legge e quindi di dichiararsi indisponibili alla didattica frontale.

Chi vive e crede nell’Università non può che chiedere una riforma basata sulla qualità, sull’efficienza, sulla meritocrazia. Questi, che vengono sbandierati come i principi ispiratori della riforma attualmente in discussione in Parlamento, non si concretizzano e scompaiono nelle relazioni tecniche e nell’articolato. Questa è l’ennesima riforma a costo zero, che vorrebbe cambiare tutto per non cambiare nulla nei fatti.

Mostra senso di responsabilità chi con il lavoro quotidiano all’Università e sopperendo alle pur tante carenze strutturali e finanziarie con spirito di sacrificio, passione ed anche fantasia riesce a conseguire risultati scientifici e didattici apprezzati dalla comunità internazionale.

Queste stesse persone responsabili non possono negare che il sistema Università presenti molte storture ed inefficienze che devono essere sanate da una vera riforma che incentivi i comportamenti virtuosi e penalizzi quelli non improntati al raggiungimento di risultati che rispecchiano il bene comune dell’ateneo e della società.


Non vi sembra una stortura che il 30-40% della didattica venga svolta dai ricercatori pur non rientrando tra i loro compiti?

Non vi sembra responsabile che i ricercatori evidenzino questa stortura dichiarandosi indisponibili a tenere corsi?

Il disegno di legge di riforma dell’Università mette ad esaurimento i ricercatori dal 2011, evidentemente non si ritiene il loro apporto di qualche utilità. I ricercatori vogliono dimostrare quale sarebbe l’Università senza il loro impegno volontario ed a titolo gratuito nella didattica. Non vi sembra questo un comportamento ragionevole e responsabile?

E’ responsabile barattare il consenso a questa “riforma” dell’Università per la promessa di un pugno di euro che, se da un lato potrebbero alleviare qualche problema contingente, dall’altro aggraverebbero i problemi strutturali?

Non sarebbe responsabile che gli Atenei compatti con i Rettori in testa combattessero questa “riforma”?

I ricercatori non stanno combattendo per rivendicazioni di categoria, ma per difendere l’Università pubblica tutta. E’ da mesi che chiedono a tutto il corpo docente, al personale tecnico amministrativo, ai precari, agli studenti e soprattutto agli organi di governo dell’Ateneo di condividere la protesta non con una pacca sulla spalla ma con atti concreti e responsabili nei confronti degli studenti attuali e futuri.

Come ricercatore mi viene chiesto di essere responsabile nei confronti delle matricole e di ritirare la mia indisponibilità alla didattica.

Da ricercatore responsabile non posso limitare il mio senso di responsabilità al 2011. Mantengo la mia indisponibilità per senso di responsabilità verso le matricole del 2011, a cui dato il contesto non mi sento in coscienza di poter dare garanzie sulla qualità dei loro studi per i prossimi cinque anni, e verso le matricole del 2013, del 2016 e del 2021.

Vi sembra responsabile fare appello al senso di responsabilità altrui per un semestre? Che senso ha questo senso di responsabilità a breve scadenza?

Non siamo in attesa di conoscere in destino del disegno di legge di “riforma” questo sarò discusso alla Camera nei prossimi giorni, il nostro senso di responsabilità non deve limitarsi al breve periodo ma essere esteso ai prossimi decenni, non deve essere rivolto a pochi studenti ma all’Università presente e futura.

Come ricercatore mi viene detto che la serrata dei ricercatori sarebbe una risposta sbagliata, una serrata che gli altri vorrebbero per l’università pubblica e per il sistema della ricerca, compromettendo gli investimenti in conoscenza.

Da ricercatore responsabile rispondo ribadendo la mia indisponibilità, davanti ad un interlocutore sordo, come si è dimostrato il Governo, questa è la nostra unica arma per non avallare la serrata dell’Università pubblica e del sistema della ricerca.

Valentina Onnis
Ricercatore indisponibile e responsabile a lunga scadenza
Università di Cagliari



Nota bene: il testo esprime opinioni personali dell'autrice, che ha dato il consenso alla pubblicazione in questa sede.

1 commento:


Large Visitor Globe