venerdì 26 novembre 2010

DICIAMO CHIARAMENTE A TUTTI PERCHE' PROTESTIAMO


PERCHE' PROTESTIAMO


- I futuri ricercatori disegnati dalla riforma saranno precari a vita. Dopo aver preso una laurea, preparato un dottorato (e non è detto che si vinca subito), dopo tre anni di dottorato, qualche altro anno di post-dottorato, poi di assegni di ricerca si arriva a vincere un concorso per ricercatore a 40 anni, un posto che sarà precario (3 anni +3) senza nessuna certezza di venire assunti come associati (previa abilitazione nazionale) così come dice la Gelmini. La legge li denomina ricercatori ma li obbliga ad insegnare a basso costo, rispetto allo stipendio dei professori. Insomma sono ricercatori o professori? Oppure sono ricercatori mascherati da professori mal pagati e sfruttati? Devono lavorare e in silenzio poiché l’ordinario di turno li potrà sempre minacciare di non chiedere il concorso per associato. È una schiavitù terribile ed è il futuro che si prospetta per migliaia di giovani che vogliano intraprendere la carriera universitaria.

- Gli attuali ricercatori a tempo indeterminato sono stati assunti per fare ricerca e non didattica. In realtà sono loro a mantenere circa il 50% dei corsi in tutta Italia. Essi però NON SONO PAGATI per fare lezione, correggere le tesi e quant’altro. Fino ad adesso hanno fatto didattica per senso si responsabilità e con la speranza che quell’esperienza sarebbe servita loro per superare i concorsi futuri. Concorsi che non ci sono mai stati poiché i continui tagli che i tagli all’FFO hanno praticamente cancellato ogni giusta aspirazione di carriera.

- I ricercatori, come tutti gli altri docenti sono stati privati fino al 2013 degli scatti economici (ma i ricercatori perdono in percentuale molto di più degli altri). Spieghi la Gelmini che cosa vuol dire “che saranno premiati i docenti migliori” se soldi non ce ne sono.

- Con questa legge le commissioni di TUTTI I CONCORSI saranno in mano solo a pochi ordinari con l'estromissione dei ricercatori e degli associati da ogni momento decisionale (alla faccia della democrazia e della legge contro i baroni).

- I ricercatori chiedono fondamentalmente l’istituzione del RUOLO UNICO DELLA DOCENZA che eliminerebbe ogni forma di subordinazione e sarebbe davvero una legge contro i baroni. RUOLO UNICO DELLA DOCENZA vuol dire che scompare la figura del ricercatore e che si diventa, dopo il dottorato, le borse di studio, gli assegni di ricerca, - insomma dopo un bel po’ di precariato e previo il superamento di un concorso serio - professori a tutti gli effetti senza la distinzione tra ordinari e associati. Ovviamente si avanzerà nello stipendio e nei ruoli di responsabilità solo attraverso il merito. Chi ogni due anni dimostra di aver prodotto davvero potrà, previo giudizio di una commissione anche internazionale (o come volete voi), passare al livello successivo che gli consentirà di avanzare sia nello stipendio che nei posti di responsabilità.

- L’attuale legge Gelmini punisce e relega ai margini decisionali della vita universitaria coloro che nell’università ci lavorano davvero, disegnando una governance senza la presenza degli attuali ricercatori, degli associati e di un buon numero di studenti.

- Questa legge penalizza ulteriormente dal punto di vista economico i giovani che lavorano nell’università in quanto non consente loro di ricostruire la carriera nel momento in cui passa da uno stato giuridico ad un altro (da dottore di ricerca/assegnista a ricercatore, da ricercatore ad associato, da associato ad ordinario) creando un danno economico enorme soprattuo alle nuove generazioni di studiosi.

PERCHE’ NESSUNO FA QUESTE DOMANDE ALLA GELMINI, PERCHE’ NESSUNO LE DICE IN FACCIA QUESTE COSE ESIGENDO DA UN MINISTRO DELLA REPUBBLICA DELLE SPIEGAZIONI?


INTEGRATE E DIFFONDIAMO OVUNQUE (MAIL BOMBING, POLITICI, FLI, PARTITI D’OPPOSIZIONE, GIORNALI ECC) QUESTI POCHI, MA A MIO AVVISO IMPORTANTI PUNTI CHE NESSUNO HA MAI VERAMENTE TOCCATO IN OGNI TG O TRASMISSIONE TELEVISIVA. E’ SU QUESTO CHE LA GELMINI DEVE DISCUTERE E NON SCIORINANDO LA SOLITA LITANIA , IL SOLITO DISCO ROTTO. GRAZIE.

Giuseppe Patisso
Ricercatore
Università del Salento

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